Anno 2017
Relazione di tutte le gite
22 Gennaio 2017
Gressoney - Colle Bettaforca
Non ci sono state inversioni di tendenze meteorologiche da prima di Natale 2016 e con la preziosa collaborazione di Piero Pecchio del CAI di Rivoli abbiamo deciso di intraprendere la prima uscita con sci e ciaspole nella località di Gressoney ove complici le temperature decisamente stagionali (-8 la media) la poca neve caduta a Dicembre dalle relazioni internet sembra in condizioni decenti.
Siamo in pochini alle iscrizioni e quindi decido di optare per un pullman da circa 30 posti che occupiamo nella mattinata di domenica 22 Gennaio in 26 (nessun giovane,anzi età media abbastanza in alto in linea con la frequenza CAI in generale:14 di Bussoleno e 12 di Rivoli).La temperatura al nostro arrivo a Gressoney località Staffal a 1850 slm è più mite dei giorni precedenti con un -5.Fatti tutti i preparativi partiamo sotto un sole che incornicia una giornata spettacolare senza nubi e assenza di vento.La neve non abbondante è comunque molto stratificata in lastre ghiacciate e decidiamo di non affrontare il fuori pista e proseguiamo lungo una pista creata ad hoc per gli allenamenti del Trofeo Mezzalama che interseca solo in tre punti le piste di discesa che sono abbastanza frequentate da gente di tutte le età.In circa due ore e mezza percorriamo i circa 900 metri di dislivello che portano al Colle di Bettaforca a 2727 metri di quota.
La vista qui è bellissima e spazia su tutto il gruppo del Rosa.Anche se siamo in cima, il vento è praticamente assente, ma la temperatura è decisamente freddina e dopo il rifocillamento con un panino e una meritata birra e un caffè caldo presso il punto di ristoro, si riaffronta la discesa;quelli con le ciaspole lungo la via di salita e gli sciatori lungo le piste.Alle 15.30 siamo tutti al pullman pronti al rientro e con la speranza che nella prossima uscita comune tra le due Sezioni al 05 Marzo la neve tanto attesa finalmente faccia la sua comparsa(con molta probabilità si andrà a Pian Benot sopra Usseglio).Noi di Bussoleno ci vedremo domenica prossima 29 Gennaio in prossimità del mare per affrontare un bel percorso tra Voltri e Arenzano.Buona settimana!
Osvaldo Vair
29 gennaio 2017
Voltri - Monte Pennone
Purtroppo i malanni di stagione hanno decimato gli iscritti alla gita e domenica mattina ci ritroviamo in soli 47 alla partenza, a noi si uniranno a Voltri i due soci dalla Francia ed i soliti quattro soci monferrini provenienti da Castagnole M.to.
Dopo la consueta sosta all’autogrill ci ritroviamo tutti al casello di Voltri e quindi il pullman ci scarica sul piazzale antistante il ponte sul torrente Cerusa. A lato del ponte parte la stradina segnalata con una X rossa che trasformandosi ben presto in ripide scalinate ci porta sopra l’abitato di Crevari, da qui inizia il sentiero, nel complesso sempre agevole, che ci porterà alle pendici del Monte Pennone.
Dopo un paio di ore di cammino il gruppo inizia a sfilacciarsi e alcuni più stanchi si fermano, li dotiamo di una radio così da mantenerci in contatto, li recupereremo al ritorno. Riprendiamo il cammino e in poco più di 45 minuti siamo al colle tra il Pennone la Tardia di Levante nei pressi della piccola costruzione (ex Dazio) attualmente usato come rifugio di fortuna. Siamo sul lato in ombra e il sentiero per portarci ai piedi della vetta è piuttosto umido e scivoloso e richiede un po’ di attenzione, è comunque un tratto abbastanza breve e tutti lo percorriamo.
La vetta è a portata di mano, solo qualche passaggio richiede di mettere le mani sulla roccia, ma ne vale la pena perché il paesaggio che si gode da lassù abbraccia un’ampia parte della riviera sottostante da Arenzano fino ad oltre Genova, e la giornata limpida ci permette di goderne la vista. Il tempo di scattare qualche foto e ridiscendiamo il breve tratto ed assieme a quanti non erano saliti in punta ci concediamo la sosta pranzo; dopodiché dobbiamo decidere se ripercorrere in discesa il sentiero che all’andata aveva creato qualche difficoltà in quanto umido e scivoloso, oppure aggirare con un percorso ad anello la base del Monte Pennone, percorso sicuramente al sole ma non provato e quindi un poco incerto.
Cartina alla mano decidiamo per la seconda soluzione che ben presto si rivela una scelta azzeccata, il sentiero è molto bello e panoramico, solo un pochino più lungo, e si ricongiunge con la via dell’andata lungo la quale ritroviamo quanti si erano fermati. Ricompattato il gruppo tutti assieme rientriamo su Voltri dove raggiungiamo il pullman, siamo un po’ in ritardo sull’ora prevista ma ne è valsa la pena data la bella giornata ed i bei panorami apprezzati, come prima gita della stagione possiamo essere soddisfatti.
Rientro a Bussoleno alle ore 20 circa.
Giorgio Ferraris
19 febbraio 2017
Monte Mao
Alle ore 7:00 in punto si parte, si effettuano le solite tappe lungo la Valle e si decide di far procedere i due pullman a velocità diverse per non giungere insieme all'autogrill di Ceva ed intasare l'ingresso ai servizi igienici. Malgrado ciò arriviamo a Tosse con circa mezz'ora di ritardo all'appuntamento con i cinque Astigiani e con la coppia di Francesi. Procediamo sulla strada romana, asfaltata, fino ad un bivio, un ramo del quale, fino a pochi giorni prima, era sbarrata da un cancello; lo troviamo divelto dai cardini. Possiamo avanzare senza difficoltà su di una pista che diventa via via più ripida dopo il colle Berba. La camminata si svolge senza intoppi con saliscendi, alcuni dei quali ripidi.
Tappe al Bric Colombino ed al colle Trevo per compattare il gruppo che si è alquanto allungato. Raggiunta la cima dl monte Mao ci fermiamo per il pranzo. Il cielo che fino a quel momento era velato si rannuvola e la brezza fresca non permette di indugiare a contemplare il bel panorama. Appena pranzato, scendiamo per il sentiero che all'inizio è ripido, poi deviamo nel vallone che sale al colle S. Elena fino ad incontrare un'altra strada romana che con un ampio giro ci porta fino a Spotorno. Sopra di noi volteggiano numerosi parapendii che si avvicinano ad un tiro di voce. Sono le 14:30: due ore di libera uscita, con l'obbligo di trovarci alle 16:30 presso il monumento al cristallo di sale.
Prima dell'ora fissata siamo tutti al punto d'incontro: la brezza, che è diventata tesa, scoraggia quasi tutti di recarsi a spiaggia e quindi si girovaga per le vie della cittadina alla ricerca di un bar aperto. Una non chiara comunicazione circa l'ubicazione dei pullman ci fa ripercorrere il lungomare e quindi ritornare sui nostri passi. Partenza ed arrivo senza intoppi alle ore 19:30 circa.
Una considerazione da fare: durante queste gite, con più di cento partecipanti, le forze fisiche dei singoli sono assai differenti; i più prestanti non riescono a frenare il proprio slancio e, malgrado gli inviti del capo gita, galoppano e quindi il gruppo si allunga notevolmente. Fin qui tutto regolare; succede quasi sempre. Quando però non si conosce l'itinerario è buona norma fermarsi ai bivi e non seguire il proprio estro imboccando con sicurezza una direzione qualsiasi, spesso errata e trascinando con sé altri sprovveduti.
Elio Guglielmetto
19 marzo 2017
Monte San Giorgio
Il Monte San Giorgio ha una quota modesta (m. 842); però, per la sua posizione (in questo caso rappresenta l'avanguardia della catena alpina verso Torino e la sua pianura) offre, nelle belle giornate, una vista stupenda, con un panorama che spazia dalle Alpi Liguri fino al Monte Rosa (ieri fino al Gran Paradiso in quanto il settore più a nord era coperto dalle nubi), su Torino, la sua collina e i paesi della cintura, sulla pianura padana e le Langhe sullo sfondo.
La gita, allietata da una bella giornata fin troppo calda per il periodo, ha avuto un buon numero di partecipanti (circa 50 persone), alla quasi totalità dei quali questa zona, pur essendo a noi vicina, era sconosciuta e dai commenti sentiti era evidente la soddisfazione e lo stupore per il panorama.
Il punto di ritrovo era alle 9.30 presso il piazzale di fronte alla Cremeria Elisée di Avigliana, da cui la lunga fila di auto è partita per il Borgo San Vito di Piossasco per parcheggiare nella suggestiva piazzetta della Chiesa o nei paraggi.
Verso le 10.30 si è partiti. La temperatura da primavera avanzata ci ha fatto rimettere subito nello zaino le camicie e le maglie ed esporre le nostre bianche braccia ai raggi del sole. Per fortuna il forte vento del precedente sabato era cessato del tutto.
Dopo alcune brevi fermate per compattare il gruppo, dopo circa un'ora e un quarto, percorrendo il versante meridionale della montagna, con il Monviso in bella evidenza, siamo giunti al Colle di Prè, da cui siamo saliti al Monte Rubata Boe che ci ha offerto un primo assaggio del panorama a 360°, coperto solo a est dalla sagoma del Monte San Giorgio. Una breve discesa in mezzo ad alti pini neri ci ha portato alla radura del Colle della Serva, a cui arriva, dal lato settentrionale del monte, diretta al Monte San Giorgio, una sterrata chiusa al traffico motorizzato (esclusi i mezzi dei praticanti di parapendio che devono chiedere l'autorizzazione). Di qui manca una ventina di minuti per giungere in vetta. Una parte dei partecipanti decide di affrontare gli ultimi tornanti dello sterrato, altri salgono per il ripido sentiero, più faticoso, ma che permette di abbreviare il percorso.
Si arriva sull'affollato pratone antecedente la cima, dove alcune persone si stanno preparando per decollare col parapendio.
Sono circa le 13.00. Dopo aver ammirato il panorama a 360°, aiutati nell'identificazione delle cime dalla tavola di orientamento a forma di arco, ci sparpagliamo sull'ampia spianata della vetta, chi vicino alla chiesetta, chi all'enorme croce eretta dagli alpini, per il meritato pranzo al sacco.
La calda giornata ci invita all'ozio, considerando anche il breve tempo di rientro a casa, per cui ci fermiamo per oltre un'ora e mezza. Assistiamo al decollo di alcuni parapendii e, dopo la rituale foto di gruppo, affrontiamo la discesa, con una variante di percorso rispetto a quanto previsto inizialmente. Si decide di scendere per il versante settentrionale su un sentiero più lungo ma meno ripido e sassoso rispetto a quello meridionale del monte. E' anche più ombreggiato rispetto all'altro versante, il che ci conforta, considerate le alte temperature della giornata. Si scende in una bellissima foresta di alti pini neri, purtroppo vittime, anche se in misura inferiore rispetto a quelli del versante sud, del flagello della processionaria.
Il bel sentiero ci porta, dopo essere discesi di quasi 400 m. di dislivello, sullo sterrato chiuso al traffico che da San Vito giunge alla vetta del San Giorgio. Lo percorriamo in discesa. Giunti ad un colletto una buona parte dei partecipanti decide di affrontare la breve salita su sentiero che conduce alla Chiesa di San Valeriano, situata su un poggio dominante Piossasco, per poi tornare sullo sterrato che in breve scende alla sbarra dell'inizio della strada, situata nei pressi di Villa Cadorina. Un breve tratto di strada asfaltata ci permette di raggiungere, verso le 16.30, la piazzetta della Chiesa di San Vito e le nostre auto.
Alessandro Martoglio
26 marzo 2017
Pala Rusà da Pian Benot (Usseglio)
Se avessimo dovuto decidere con qualche ora di ritardo circa la fattibilità della gita di domenica 26 Marzo a Pala Rusà sopra Usseglio molto probabilmente avremmo deciso di annullarla.Tra venerdi sera e domenica mattina veri e propi nubifragi hanno interessato tutto il Nord-Ovest del Piemonte.
Per metterci ulteriormente lo zampino l'immancabile appuntamento con il cambio all'ora legale che sottrae un'ora di sonno.La gita organizzata con il CAI di Rivoli e su suggerimento di Piero Pecchio a Bussoleno nonostante si sia fatta la pubblicità sul sito ed in sede, perchè al di fuori del programmino stampato che l'avrebbe voluta il 05 Marzo, e allora non si era potuta svolgere per il forte rischio valanghe, a questa tornata non miete consensi.Partiamo in otto contro i tredici di Rivoli.Neanche a dirlo partiamo sotto una fastidiosa pioggerellina che ci accompagna sino ad Usseglio dove ci fermiamo per il caffè.E' un bel locale l'Hotel Furnasa e ha una bella sala da pranzo e una cucina da cui provengono accattivanti profumi di buon cibo.Visto il maltempo tanti vorrebbero quasi quasi tornare qui intorno all'ora di pranzo a gustare i manicaretti, ma spingiamo per farli uscire tutti a riprendere il pullman e raggiungere Pian Benot punto di partenza per scialpinisti e ciaspolisti.
Ci si cambia sempre sotto l'acquaruggiola e si parte.Dopo poche centinaia di metri la pioggia si trasforma in neve e torna il buonumore.Nelle ultime ore è caduto un buon metro di manto nevoso molto pesante e la salita per i battitori è abbastanza faticosa anche perchè la traccia fatta dal Soccorso Alpino la mattina precedente è completamente scomparsa.Noi seguiamo l'impianto di risalita e pericoli oggettivi non ve ne sono, ma alle nostre spalle fragorose valanghe fanno drizzare le orecchie.
Raggiungiamo il plateau di Pala Rusà in circa due ore e mezza e con poche defezioni.Non ci ferma: solo una foto veloce ai presenti e giù abbastanza velocemente perchè l'aria si fa sentire.Mina e Andrea scendono con il loro monosci trasformato in slittino, ma sono quelli che nell'ultimo tratto in discesa accusano più difficoltà perchè la neve alle 13.30 è completamente marcia.Ci ristoriamo e dopo un buon caffè decidiamo di fare una sosta con visita al Museo Etnografico di Usseglio.Niente da fare.Avendo fatto un esploit e non avendo prenotata la visita, la madamin che cura l'apertura non c'è.Passeggiata intorno al bel complesso abbaziale anch'esso chiaramente blindato e giù verso casa.Abbiamo trascorso comunque una bella giornata e con l'occasione ringrazio ancora Piero per l'aiuto e speriamo di trovarci presto ancora tutti insieme per altre esperienze.Arrivederci al Monte Cristetto il 09 Aprile prossimo.
Osvaldo Vair
8 aprile 2017
Giornata ISZ arrampicata
Sabato mattina, alla cava di Borgone, alle 8,30 puntuali una decina di istruttori della Scuola Giorda si ritrovano alla base della parete.
Velocemente definiscono il programma della mattinata, allestiscono corde fisse, corde doppie, soste, si suddividono nelle varie postazioni.
Alle 9,00, alla spicciolata arrivano gli "allievi", una trentina di giovani e meno giovani provenienti da tutte le sezioni della valle. Una breve chiacchierata di presentazione dell'iniziative e si parte con la pratica. Tre ore di full immersion sulle manovre di corda. A fine lavori, tutti, chi più chi meno, hanno imparato qualcosa. Per chi vuole approfondire ci sono i corsi della Giorda, per chi si accontenta speriamo di avere fornito informazioni corrette.
Tutti sembravano soddisfatti dell'iniziativa. Alle 12,30 un piccolo rinfresco offerto dall'ISZ conclude in modo conviviale la giornata.
Claudio Blandino
9 aprile 2017
Monte Cristetto
Dopo il Monte San Giorgio il programma del 2017 prevede un'altra gita sui monti vicino a casa nostra, sopra Giaveno.
Ci siamo trovati in 45 verso le 9.00 sul piazzale di fronte alla cremeria Elysée per partire in direzione di Giaveno e inerpicarci sulla stradina che porta alla Borgata Tora, molto trafficata per una manifestazione ciclistica.
Arrivati, una sorpresa . Il piazzale antistante al ristorante attualmente chiuso non è più utilizzabile per il parcheggio, ma non troviamo difficoltà a parcheggiare negli slarghi della stradina sottostante.
Verso le 10.10 si parte. Un breve sterrato ci porta alle Prese Franza, dove si trasforma in un piacevole sentiero segnalato a moderata pendenza in mezzo a una bella foresta di larici.
La temperatura è piacevole, il cielo è sereno.
Poco dopo il Colle dell'Asino, dopo circa un'oretta, ci fermiamo per compattare il gruppo e per uno spuntino.
Si riprende la camminata affrontando un tratto pianeggiante a mezza costa nel vallone del Romarolo per giungere sotto il Colle del Besso che si raggiunge affrontando alcuni ripidi tornanti.
Qui alcuni decidono di fermarsi. La maggior parte decide di affrontare il 150 m. di dislivello che ci separano dalla vetta (posta a 1615 m.). La salita è molto ripida su una traccia, con alcuni ometti preziosi specialmente per indicare il percorso migliore nei tratti di superamento di alcune pietraie che rallentano la marcia. Quasi tutti arrivano in cima, caratterizzata da una crestina di rocce rotte con una piccola croce sul punto più alto.
L'unico neo della bella giornata è la foschia che limita la visibilità a non più di 10 Km. di distanza, per cui si possono notare solo le cime più vicine e gli abitati di Giaveno e Coazze.
Ci si ritrova quindi tutti al colle per il pranzo al sacco e un po' di riposo.
Verso le 14 si affronta la discesa per lo stesso percorso fino al Colle dell'Asino, dove si devia per arrivare sotto la Rocca Maridor, sommità a picco sul Vallone del Romarolo. Una breve discesa ci porta su una pista forestale che discendiamo in mezzo a una bella faggeta per arrivare sotto le Prese Franza e quindi alle auto.
Arrivederci alle prossime.
Alessandro Martoglio
7 aprile 2017
MTB Giro dei 7 ponti
In un bel week-end di sole primaverile ci siamo ritrovati per la prima uscita MTB del nuovo anno.
Partiti (08,00) da Bussoleno raggiungiamo in auto il punto di partenza dell’escursione situato presso Pinasca (Pinerolo) in piazza IMI, leggermente in ritardo a causa del vecchio Doblò di Mauro che, da Piossasco in poi, era troppo stanco per superare gli 80 km/h.
Scaricate le nostre fedeli compagne di escursioni era ora di “far slittare i copertoni” su una piacevole salita su asfalto e, dopo pochi minuti, i nostri muscoli era caldi e pronti a partire per una piacevole giornata in compagnia di buoni amici e contornati da un’incantevole paesaggio.
Terminato l’asfalto ci ritroviamo su un sentiero non troppo tecnico all’interno di un bosco misto dove anche qui non potevano mancare le amiche fedeli del CAI: le processionarie!!!
Arrivati( quasi del tutto illesi) al colle del Crò le nostre bike hanno deciso di prendersi un momento di pausa..rifornimento con caffè e una bella ossigenata ai copertoni … direi del tutto meritata!!!
Risaliti in sella affrontiamo uno sterrato e poi un sentiero fino al raggiungimento del colletto a quota 1350 m s.l.m.
Dopo una leggera pausa pranzo baciati da un piacevolissimo sole primaverile le nostre bike sono pronte per affrontare la tanto “temuta” discesa tecnica. Arrivati a Valdubbione il sentiero diventa più impervio attraversando a volte passaggi in sella più tecnici a volte a piedi a causa delle molteplici interruzioni della traccia.
La nostra escursione si è rivelata ancora più interessante quando ponte dopo ponte, attraversati rigorosamente in sella, troviamo dei signori del luogo molto simpatici con i quali non possiamo fare a meno che scambiare “due parole” ma anche ascoltare le loro storie e i loro consigli molto preziosi per il proseguo della nostra gita.
Dopo un piacevole sterrato e un frenetico asfalto arriviamo verso il punto di partenza dove ci attendono impazienti le nostre auto… compreso il Doblò di Mauro che senza alcun sforzo si rimette in moto ma dove se non verso una bella birretta fresca insieme a buoni amici bikers per ultimare al meglio una piacevole giornata?
Come si dice in questi casi… “Pochi ma buoni”…. Grazie a tutti i partecipanti!!!.
Vi aspettiamo ancora più numerosi ai prossimi appuntamenti!!.
Ride more – Work less
Paolo Rocci – Ilaria Plano
29 -1° maggio 2017
Lago di Garda
I ponti primaverili sono sempre una scommessa per quanto riguarda il tempo.
La tre giorni sul Lago di Garda è andata bene, anche se il rientro è stato bagnato dalla pioggia.
Ma il programma è stato rispettato.
Siamo arrivati a scaglioni in un bellissimo sabato mattina al Camping Appartamenti Bellavista, posizionato poco prima di Malcesine. Effettivamente il nome è approppriato in quanto si trova in una bella posizione, con ampia vista sul lago.
Proprio davanti a noi si vede l'isolotto di Trimelone e il lato bresciano del lago. Alle nostre spalle le pendici boscose del Monte Baldo.
Dopo aver sistemato i bagagli negli appartamenti abbiamo consumato un pasto per lo più frugale per trovarci verso le 14.30 sul piazzale antistante gli appartamenti e partire a piedi per l'escursione prevista nel pomeriggio attraverso i borghi del Comune di Brenzone. Raggiunta e attraversata la frazione Sommavilla, abbiamo imboccato una mulattiera a sinistra, segnalata con segnavia bianco-rosso, pensando, in base anche a quanto indicato nella descrizione dell'itinerario in nostre mani, che fosse quella giusta. La mulattiera si inerpica ripidamente in mezzo a tanti ulivi disposti sui terrazzamenti. Consultando la cartina ci accorgiamo che ci siamo innalzati troppo e che il percorso esatto vira decisamente a sud. Una palina segnaletica ci conferma di aver sbagliato sentiero. Cosa fare? Siamo saliti di circa 200 metri di dislivello. Tornare indietro o trovare il modo di congiungersi all'itinerario previsto senza perdere troppo quota? Sulla cartina sono indicate delle tracce di sentiero che permetterebbero di optare per la seconda scelta. Giorgio fa l'esploratore, va in avanscoperta e trova il sentiero giusto.
Poco prima di riprendere il percorso corretto un punto molto panoramico e suggestivo ci obbliga ad una dovuta sosta per scattare fotografie. Abbiamo perso circa un'ora per lo sbaglio di itinerario. Il giro completo previsto fino a Castelletto dovrà essere ridotto. Si arriverà fino al borgo di Campo, il più alto di tutti. Imbocchiamo una bella mulattiera selciata in salita. Dopo circa 200 m. di dislivello si arriva al punto più alto del percorso, alla chiesetta di S.Antonio delle Pontare (m. 431), dove ci si concede una pausa nella adiacente area attrezzata, con una fontana di acqua freschissima, e si compatta il gruppo. Si riprende il cammino in discesa su una ripida mulattiera in direzione di Campo. Il borgo, di poche case, è suggestivo: in alcuni locali vi sono dei presepi e nel giardinetto di un edificio è rappresentata una crocifissione con diverse statue a grandezza naturale.
Si scende quindi nel centro storico di Marniga; attraversata la Gardesana ci portiamo sulla spiaggia e camminando sul sentiero litoraneo, in direzione nord, passiamo da Magugnano, Porto e Assenza, fino al camping, dove arriviamo affamati verso le 19.30.
Domenica 30 aprile il ritrovo è fissato per le 8.30. Dei 51 partecipanti 14 preferiscono fare i turisti nei diversi centri del lago, mentre gli altri 37 si avviano in auto fino al vicino paese di Malcesine, per prendere la funivia che, in due tronconi, di cui il secondo con delle cabine girevoli, ci porta velocemente a quota m. 1720.
La nostra meta è il Monte Altissimo di Nago (m. 2079) che si scorge a nord e che fa parte della catena del Monte Baldo. Il percorso si rivelerà perfettamento segnalato, seguendo per tutta la durata dell'itinerario le paline sentiero Cai n. 651.
Si parte dalla stazione di arrivo della funivia proseguendo dritti per un bel tratto sull'ampio crinale costantemente accompagnati da dei panorami meravigliosi su tutto il Lago di Garda, le vette più alte (sopra i 2200 m.) del Monte Baldo e dalla parte opposta verso Brentonico. Si ha l'opportunità di ammirare il decollo di alcuni parapendii e si arriva al punto in cui la cresta si abbassa decisamente. Si scende sempre sul 651 ripidamente con tratti scivolosi che provocano qualche ruzzolone senza conseguenze ad alcuni di noi per arrivare su una strada asfaltata e quindi nuovamente su sentiero più agevole sempre in discesa che in breve ci porta al Rifugio di Bocca Navene a quota 1425 m. Qui una parte dei partecipanti decide di fermarsi o di proseguire ancora su strada per circa 2 Km. fino al Rifugio Graziani.
Quelli diretti in vetta poco dopo il rifugio lasciano la strada asfaltata per prendere a sinistra il sentiero Cai che passa prima nel bosco e poi taglia a tornanti il panoramico pratone tenendosi poco sotto la cresta. Terminato il tratto sul prato alcuni tornanti su terreno più roccioso ci portano sulla strada militare che conduce dal Rifugio Graziani al Rifugio Altissimo. La si segue in leggera salita per arrivare in poco tempo al Rifugio situato appena sotto la vetta, molto ampia e attraversata da una serie di trincee, scavate in occasione della prima guerra mondiale. Fa freddo, il sole è scomparso dietro le nuvole, che limitano il panorama, impedendo di vedere le Dolomiti e i ghiacciai dell'Ortles. C'è una folla enorme, che rammenta le domeniche estive di Pian Cervetto, con coda per entrare nel Rifugio, da cui escono a fatica escursionisti con piatti di pasta e polenta. La quasi totalità proviene dal Rifugio Graziani, raggiungibile in auto, da cui si perviene in vetta in 1 h. 30. Noi abbiamo impiegato quasi 3 ore.
Ci rifocilliamo velocemente per scendere a gruppi, chi per il sentiero dell'andata, chi allungando in direzione del Rifugio Graziani, tagliando gli ampi tornanti tramite scorciatoie. Ci attendono 300 m. di dislivello in salita per giungere alla stazione della funivia. Li affrontiamo su strada sterrata vietata al traffico, con pendenza decisamente inferiore a quella del sentiero affrontato in discesa all'andata. Le nuvole si sono diradate permettendo di vedere sullo sfondo a nord i ghiacciai dell'Ortles, col pensiero che va alla prossima vacanza di agosto in Val Venosta.
Soddisfatti intraprendiamo la discesa in funivia.
Il programma previsto è stato realizzato. Il 1° maggio si presenta nuvoloso, con aria di pioggia. Si torna a casa, magari fermandosi per qualche ora in uno dei paesi sul lago.
Alessandro Martoglio
7 maggio 2017
Ferrata Rocca dei Corvi
Le condizioni meteo di questa primavera sono ormai in linea a quelle degli ultimi anni, dove dopo un inverno piottosto mite e avaro di precipitazioni, si affrontano un paio di settimane dove sembra di essere già sul finire di Maggio; ed ecco che arrivano le piogge e le temperature scendono in picchiata.Stessa situazione si avvertiva sabato in giornata, dove molti di coloro che erano prenotati alla gita di domenica al Bric Mindino e alla ferrata Rocca dei Corvi presso il Comune di Viola in provincia di Cuneo( pardon non vi sono più le province,ma serve una localizzazione) mi tempestavano di chiamate per accertarsi dell'evento programmato.In effetti pioveva parecchio, ma le previsioni di più siti davano comunque un miglioramento netto in serata, complice il nostro amico vento della Valsusa.Cosa che fortunatamente si è avverata.Domenica un cielo abbastanza terso ci vede affrontare in 58 il percorso che ci porterà sino alla localita di St.Gree sopra l'abitato di Viola.Un tempo qui sorgeva una stazione sciistica, ma le temperature non sufficientemente rigide a causa dellla vicinanza del mare, nonostante le abbondanti nevicate, hanno fatto si che venisse progressivamente dismessa.Siamo in quindici ad affrontare la ferrata della Rocca dei Corvi e scendiamo circa tre chilometri prima degli escursionisti nella frazione di Croza.Affrontiamo un tratto di strada asfaltata di circa un paio di chilometri in piano e sotto una vegetazione rigogliosa e verde più che mai.Dopo un tratto di sentiero abbastanza ripido ci troviamo di fronte al torrione di roccia della ferrata.Si affronta subito un ponte tibetano sicuramente datato, ma abbastanza adrenalico.In effetti la partenza vera sarebbe stata al bordo della pozza del torrente sotto il ponte, ma la passerella che conduce all'attacco, causa le piogge di ieri, è abbastanza scivolosa e evitandola si perdono solo un sei o sette metri di percorso.Quest'ultimo è molto ben tracciato e la roccia è super.Vi sono anche delle vie di arrampicata che ci sovrastano.La via ruota attorno al campanile e in vetta una piccola Madonnina ci accoglie in un spazio per al massimo tre o quattro persone.C'è un libro su cui scrivere la propria dedica e Flavio scrive a nome di tutti la partecipazione del CAI di Bussoleno.Si affronta quindi un tratto in discesa con un paio di passaggi tecnici che riportano al ponte.Abbiamo impiegato poco tempo rispetto a quanto scritto sulle guide,nonostante il gruppo sia abbastanza numeroso.Ci soffermiamo sulla roccia di fronte al torrione a pranzare e a farci coccolare dal sole caldo.Con le radio ci sentiamo con gli escursionisti e capiamo che il resto del pomeriggio dovremo affrontarlo un pochino al bar "Da Valter"(ma il "nostro" fa lo gnorri e non paga per tutti) in Viola a goderci una meritata birra ed il resto ad oziare nuovamente al sole come le lucertole.Verso le 17.30 riappare il pullman con gli escursionisti provati dalla fatica e dal freddo che sulla cima del Bric Mindino li fatti calpestare anche un po di neve.
Osvaldo Vair
7 maggio 2017
Bric Mindino
Un'altra gita col tempo a nostro favore, pur in presenza di un fastidioso vento in vetta.
Usciti dall'autostrada a Ceva il pullman si inoltra nella Valle Mongia attraversando gli abitati di Mombasiglio, Lisio e Viola con alcuni rallentamenti dovuti a restringimenti della carreggiata. Poco dopo aver lasciato i ferratisti appena dopo Viola per la loro destinazione verso la Rocca dei Corvi, arriviamo alla località sciistica di Saint Gree, in questo periodo praticamente disabitata. Siamo oltre 40 persone.
Il pullman ci lascia in prossimità degli impianti di risalita. Ci avviamo su un'ampia carrareccia in terra battuta. Dopo circa 150 m. un bivio, Bric Mindino a destra e Colle di Prato Rotondo a sinistra. Prendiamo naturalmente a destra. La carrareccia risale per parecchi tornanti intersecando continuamente le piste e gli impianti di risalita. La pendenza è quasi sempre costante. Il percorso di per sé è un po' monotono ma è compensato da un panorama spettacolare, che si amplia sempre più salendo, sulla pianura cuneese, le Langhe e sullo sfondo l'arco alpino occidentale, con le cime più alte nascoste da nuvole da vento.
A circa 1600 m. raggiungiamo Pian de Bal dove è situata la parte terminale di un impianto di risalita. Breve sosta per rifocillarci e poi si riparte. La carrareccia diventa fangosa per lo scioglimento della poca neve caduta nei giorni precedenti. La melma si attacca alla suola degli scarponi rendendoli più pesanti. Si giunge cosi' a Pian Stope a 1750 m. circa dove arriva lo skilift più alto del comprensorio sciistico. Superiano una cima intermedia da cui appare la cima del Bric Mindino con la sua grande croce e le cime dell'alta Valle Tanaro. La carrareccia è più stretta, con fondo in terra ed erba, ma meno melmosa. Constatiamo purtroppo che dobbiamo affrontare una discesa che ci fa perdere circa 70 m. di dislivello, che recuperiamo con un tratto piuttosto impegnativo. La pendenza quindi diminuisce. Giungiamo a gruppetti sotto la vetta, dal lato sud-ovest.
Affrontiamo lo strappo finale che ci porta a raggiungere la cima a m. 1878 e a trovare immediatamente riparo dietro il basamento in cemento della grande croce per via del forte vento gelido. Il panorama è splendido: sotto di noi in direzione est Garessio, oltre il Colle San Bernardo si vede in lontananza il mare di Albenga e più a nord il golfo di Genova con gli Appennini. A sud le cime dell'Alta Valle Tanaro col Mongioie in evidenza. A ovest tutta la cerchia alpina occidentale, a nord la pianura e le Langhe. Coloro che sono arrivati in punta hanno impiegato tra le 3 ore e le 3.30 h.
Una parte si è fermata alla cima intermedia e via radio consiglio di non proseguire perchè da li' ci vuole un'ora di cammino per arrivare in vetta, per cui (sono le 14) si farebbe troppo tardi.
Dopo il meritato pranzo al sacco e le foto rituali affrontiamo la discesa.
Cartina alla mano si decide di affrontare un altro percorso sia per evitare la risalita sia per sperare di trovare una discesa con meno fango. Sceso il tratto ripido sotto la vetta imbocchiamo a destra il sentiero diretto al Colle di Prato Rotondo, attraversando il versante settentrionale del Bric Mindino. Il percorso è piacevole e pianeggiante nella prima parte; entrati in un bel bosco di faggi e conifere si scende ripidamente fino all'ampia verde spianata del colle, raggiunto anche tramite una strada sterrata da Garessio. Si gira a sinistra su una pista che, passando accanto ad un alpeggio, ci conduce, guadando un torrentello, ad alcune baite. Una breve risalita ci porta alla Rocca della Madonna. Da qui la carrareccia molto dissestata e impraticabile per gli automezzi comincia a scendere decisamente in mezzo a una bella faggeta in un vallone, guadando alcuni ruscelli.
Si arriva a un bivio.
Sul lato opposto del vallone si nota la Rocca dei Corvi, meta dei nostri ferratisti, che nel frattempo ci hanno comunicato via radio di trovarsi in un bar di Viola.
Prendiamo il sentiero di sinistra, che in circa mezzora ci conduce a Saint Gree, dove troviamo i soci non arrivati in vetta. Sono le 17.30 circa.
Il pullman, dopo essersi fermato presso la piazzetta di Viola per recuperare i ferratisti che stavano oziando nell'attesa, godendosi il sole pomeridiano, riprende la strada verso la Valle di Susa.
Alessandro Martoglio
28 maggio 2017
Pas de la Balme - Tetes de Chaudieres
Il Vercors è un territorio calcareo dalle molteplici sfaccettature, che offre tante possibilità.
D'inverno i suoi altopiani sono il paradiso dello sci di fondo e delle escursioni con le racchette.
Ci sono inoltre molte piste da sci. Nelle altre stagioni le escursioni a piedi o in mountain bike offrono panorami entusiasmanti in un bellissimo ambiente.
La gita della nostra sezione si è svolta in una giornata baciata dal bel tempo, che ci ha permesso di ammirare panorami a 360 gradi e altopiani grandiosi, selvaggi, rivestiti di foreste verso sud e prati verdissimi con i principali centri turistici verso nord.
I posti sul pullman erano esauriti (54 persone), con una dozzina di persone in lista d'attesa che non hanno potuto partecipare. La partenza da Bussoleno è avvenuta sotto un cielo prevalentemente nuvoloso, ma, appena sbucati in Francia dal traforo del Frejus, ci accoglie un cielo completamente sereno e un sole già caldo.
Dopo una veloce colazione in un autogrill nei pressi di St: Jean de Maurienne continuiamo in autostrada fino a Grenoble, dove usciamo per percorrere una tangenziale che ci porta in una zona commerciale, dopo la quale la strada, bella e spaziosa, comincia a salire con diversi tornanti, penetrando nel massiccio del Vercors. Si attaversano delle gole per pervenire infine su uno splendido verdissimo altopiano circondato dalle vette, che il pullman percorre per circa 15 Km. attraversando alcuni centri fino al parcheggio del comprensorio sciistico di Clot de la
Balme, dove ci attendono, provenienti da Nizza, Miriam e Jacques.
Sono circa le 10.30. Attraversiamo l'ampio piazzale per avviarci verso l'inizio degli impianti di risalita, alla cui destra parte una ripida carrareccia per fortuna in mezzo al bosco, la cui ombra attenua il caldo estivo. Si sale sempre ripidamente. La carrareccia si trasforma in in un sentiero che, considerata la natura calcarea della zona, è molto sassoso. Sempre con forte pendenza si esce dal bosco per arrivare su una cresta da cui si scorge il Pas de la Balme e la Tete de Chaudières che dominano la sottostante Combe de Fer, una zona carsica con grotte molto esplorata dagli speleologi. Non ci sono corsi d'acqua in superficie. Un lungo traverso sempre in ripida salita ci porta alla stazione d'arrivo della seggiovia di Combeauvieux. Qui si gira a destra, la pendenza si attenua e in breve si arriva a un colletto con accanto una baita di pastori.
Siamo accolti da un venticello gradevole. Il Pas de la Balme appare più evidente sullo sfondo. Ci arriviamo a gruppi su un sentiero vallonato, in un paesaggio desertico e pietroso, ravvivato da rari pini. La vista dal Pas de la Balme sulla lunga e dolomitica cresta orientale del massiccio è bellissima, con in evidenza la punta più alta, il Gran Veymont e la sagoma del Mont Aiguille.
Una parte dei partecipanti decide di fermarsi. In una trentina affrontiamo, in ordine sparso, i quasi 200 metri di dislivello che ci separano dalla cima della Tete de Chaudières, seguendo un sentierino che si innalza poco distante dalla cresta. La vista salendo si allarga. Alle nostre spalle compaiono le cime della Moucherolle, la seconda vetta più alta del massiccio. In circa mezzora dal passo si è in vetta. Panorama a 360 gradi, con i massicci alpini degli Ecrins e della Belledonne a ovest, quello del Devoluy a sud, un altopiano coperto da boschi ai nostri piedi a est, oltre il quale la vista arriva fino alla Valle del Rodano, i primi contrafforti della Chartreuse a nord.
Un veloce pasto, il tempo per scattare qualche foto e bisogna scendere, in quanto l'autista deve partire col pullman, in base a una discutibile legge, almeno entro le 16 per poter arrivare al deposito entro 15 ore dalla partenza. Tutti sono puntuali, si ha anche il tempo, per alcuni, di bere una panaché e quindi di affrontare, alle 16 in punto, il ritorno, che avviene senza intoppi.
Alessandro Martoglio
11 giugno 2017
Grange della Valle
18 giugno 2017
Vallone del Bourcet
Questo giugno 2017 sembra sia partito alla grande riguardo le previsioni meteo e cosi domenica 18 nessuno da forfait per la gita in programma nel vallone di Bourcet in Val Chisone: escursione più Ferrata a cui partecipiamo in 59 sul pullman con aggregate cinque persone in auto.
Come accennavo le previsioni erano ottime, ma giunti all'imbocco del vallone di Bourcet intorno alle 09,15 il cielo, forse a causa del calore degli ultimi giorni presenta un colore piuttosto plumbeo, ma apparentemente privo di sorprese in fatto di acquazzoni. Percorso il primo tratto della strada carrozzabile in comune con gli escursionisti in dieci ci stacchiamo per affrontare la Ferrata intitolata a Nicola Ciardelli, tenente caduto nell'attentato a Nassyria in Iraq. Il percorso si fa subito impegnativo causa la mancanza di maniglie e quelle presenti molto distanti, facendo sbuffare i meno alti.
Dopo una parete parecchio verticale si affronta un traverso che porta ad un bel ponte tibetano costruito a regola d'arte come dovrebbero esserlo tutti quelli che passano sotto questo appellativo. Dopo un breve tratto verticale, un altro traverso e poi su dritti sino all'uscita. Tutti contenti dell'esperienza ci rifocilliamo con qualche spuntino. Un encomio particolare come sempre a Ferruccio che dai suoi tanti anta da filo da torcere a molti di noi. Bravo anche a Stefano che dopo tante assenze su Ferrate se l'è cavata alla grande: ripartiamo sul sentiero indicatoci da Ivo Negro alla radio per raggiungere dapprima Chesalet e infine Chasteiran che sovrasta il Vallone di Bourcet.
Suggestivo il percorso su questa mulattiera che nei secoli ha visto schiere di persone percorrerla in cerca di cibo per umani e animali, gradinando con terrazzamenti arditi questo territorio cosi aspro. Gli escursionisti che avrebbero dovuto aspettarci per la merenda sinoira che avevamo in programma a casa di Ivo praticamente sono già al caffè... Grande l'appetito alla fine del sentiero e complice un invito da parte di Ivo di voler mangiare intorno all'una e tutti seduti a sbafare!!Beati gli ultimi se i primi sono stati onesti... Lo sono stati senz'altro! Anzi!
Qualcuno afferma che noi dieci abbiamo avuto più di quanto sia stato loro offerto prima. Comunque è tutto buonissimo. Ivo utilizza parte di questi guadagni per risistemare questa borgata molto bella (la Chiesa vale davvero una visita) e anche per strappare al bosco quegli appezzamenti un tempo vocati alla coltivazione della patata che qui con quella della varietà viola aveva un'eccellenza di tutto rispetto. Preso anche noi il caffè e pussa caffè scendiamo a valle portando con noi un'altra bella esperienza di convivialità e amicizia nell'attesa di ritrovarci domenica prossima a Pontechianale in bici e domenica 02 Luglio al Monte La Plane al Monginevro.
Osvaldo Vair
2 luglio 2017
Monte la Plane
Ogni montagna ha qualcosa di unico e irripetibile. La stessa escursione percorsa più volte si è rivelata sempre nuova per emozioni, esperienze, vissuti.
L’escursione al Monte la Plane, preparata lo scorso anno nei dettagli con Alex e Teo, causa brutto tempo non ha potuto essere effettuata.
L’abbiamo riproposta quest’anno, studiando un nuovo percorso sia in salita che in discesa, perchè lo scioglimento delle nevi ha ingrossato la Doire rendendone pericoloso l’attraversamento, e la neve caduta nell’inverno, appesantita da successiva pioggia ha causato l’eradicamento di molti abeti e salici lungo i sentieri.
Ritoccando il dislivello in salita, si è resa l’escursione accessibile a tutti.
Durante l’estate, Monginevro si trasforma in località di partenza di un paradiso dell’escursionismo con percorsi di ogni livello che si snodano in uno scenario naturale grandioso, dominato dai contrafforti rocciosi dello Chaberton, dello Chalvet, della Rocca Clary, del Monte La Plane, dello Janus, citandone solo alcuni.
Oggi 02/07/17 il pullman ha percorso la Valle di Susa raccogliendo gli escursionisti ad Avigliana, Condove, Sant’Antonino, completandosi a Bussoleno alle 7,40 e giungendo a Monginevro (mt 1860) un’ora dopo.
Il lungo serpentone umano composto da 54 persone, è salito da Monginevro al Monte la Plane (2549 mt), percorrendo il sentiero dalla Durance alla Doire, tra abeti e piante di mirtilli, fiori e bella vegetazione montana, a mezza costa, fino ad intersecare il sentiero per il Colletto Verde e il Monte la Plane, deviando a sinistra all’altezza di due omini di pietre segnavia (mt 2250) verso il Colletto Guignard (mt 2437) dove soffiava un vento a tratti gelido.
In fila siamo saliti su La Plane cima, lo spazio sulla sommità è limitato e dopo una breve sosta per fotografare ed ammirare lo splendido panorama, si deve ridiscendere per lasciare il posto agli altri che salgono. E’ un percorso breve, duro che vale la pena percorrere.
Superbo il panorama da lassù: lo Chaberton e le montagne dell'alta Valle di Susa e confluenti: parete Nord del Pic de Rochebrune, il Monviso, la cui vetta si stagliava in un mare di nubi sull’azzurro del cielo, illuminata dal sole.
Ridiscesi e compattato il gruppo al Colletto Guignard, ritorniamo attraversando a mezza costa verso la Valle dei Mandarini fino all’altezza del Colletto Verde, circa 300 metri sopra di noi, un percorso di interesse naturalistico, ricco di acque, boschi, fiori e giungiamo ad una conca semi pianeggiante dove ci fermiamo per il pranzo.
Riprendiamo la discesa in quota con dolci saliscendi sul versante destro del Vallone di Gimont con di fronte ariosi, dolci e splendidi panorami, arriviamo al M. Fort du Boeuf (mt. 1950), imbocchiamo la pista inerbita da sci che ci porta a Claviere (1760), dove ci attende il pullman che ci riporterà a casa.
La montagna è un luogo privilegiato da condividere con gli amici migliori, un luogo dove temprare il corpo e lo spirito, dove si ride, si scherza in sana allegria.
Prima del ritorno a casa condividiamo un buon caffè, della birra e gelato.
Ogni escursione scrive qualcosa di noi nel libro della montagna. Questa sera Luca, il più giovane escursionista, (10 anni) ha scritto: “Oggi ho conquistato una cima per la prima volta” e Tiziana, indomabile roccia del Cai di Bussoleno, ha scritto : “Oggi, dopo più di mille escursioni, con sacrificio e coraggio continuo a salire... richiamata, ancora una volta, dalla magia della montagna, dal suo incantesimo che mi ha stregata.”
Basta a volte allontanarci di alcuni km per liberarsi dal caos cittadino e sprofondare nella magica atmosfera della montagna... oggi tutti, abbiamo gioito per una piccola o grande conquista.
Franca e Pier Paolo
16 Luglio 2017
Bivacco Tornior - Punta Ramiere
Quest'anno come consuetudine nella seconda domenica di Luglio nel programma gite abbiamo inserita l'escursione al Bivacco Tornior. Purtroppo la vita riserva sorprese spesso molto amare.
La morte di Emilio sul finire dello scorso anno, nella sua tragicità con la similitudine alla scomparsa di suo figlio Andrea, ci ha lasciati senza dubbio un pochino smarriti. Quest'uomo dotato di grande umanità e progettualità per il futuro ha lasciato troppo presto sua moglie Giovanna e il figlio Emanuele. Emilio aveva sempre idee nuove per il futuro. La costruzione anni fa del bivacco per ricordare Andrea ne è testimonianza;mai dimenticare qualcuno e per poter tener fede a questo proposito la costruzione di qualcosa di tangibile e al servizio di tutti è sicuramente un mezzo efficace.
Siamo saliti in Val Thuras alle nove circa. Siamo stati preceduti da un bel gruppo di dodici persone che hanno preso la via della Ramiere e che chiaramente avevano tempi diversi da rispettare. In poco più di due ore raggiungiamo il Bivacco dove ci attendono Giovanna ed Emanuele che sono stati portati sin qui da Flavio il margaro. Trasporto reso possibile, grazie al lavoro dei volontari che lunedi scorso hanno aggirato con pala e picconi due grossi massi di svariati metri cubi staccatisi dal versante a ovest della vallata.Con i famigliari del compianto Emilio è presente anche Italo Pent, suo fraterno amico. Constatiamo che le mucche del margaro si sono prese molte libertà: hanno staccato a morsi buona parte del rivestimento bituminoso delle pareti esterne e con le loro "torte" inzaccherrato l'ingresso. Direi che alcuni lavori di ripristino qui vadano fatti al più presto. Con la compagnia di Piercarlo,Leone e Marco saliamo sino al Colle di Thures ad ammirare un arco alpino spettacolare senza alcuna nuvola: sicuramente la cosa appagherà alla grande gli amici saliti alla Ramiere.Pochi minuti e scendiamo a consumare un piccolo spuntino e a ringraziare in una preghiera comune il Signore di quanto ci è dato in vita. Verso le 14 scendiamo in ordine sparso lungo la strada militare.
Sulla strada nessun segno del margaro che avrebbe dovuto risalire a recuperare Giovanna e figlio.
Incontriamo Miriam, Silvia, Claudio e Alberto che in bicicletta hanno compiuto un bell'anello. Flavio lo trovo seduto a tavola dove scopro che si era dimenticato del servizio bus, ma avendo forse bevuto un bicchierino di troppo lascia il compito alla moglie. Alle 16.15 siamo comunque presenti al Rifugio Fontana di Thures dove ci attendono per una merenda-sinoira all'insegna del ricordo e dell'amicizia. Poco dopo aver iniziato a mangiare arriva anche il gruppo dei veri camminatori sulla Ramiere e concludiamo cosi con un bel gruppo di trentacinque persone una bella giornata.Il prossimo appuntamento a piedi è domenica prossima in Val Grana e per chi volesse cimentarsi su uno stupendo percorso in bicicletta sempre domenica a Cervinia. Arrivederci!
Osvaldo Vair
23 luglio 2017
MTB - Cime Bianche - Balconata del Cervino
23 luglio 2017
Anello del Monte Tibert
La Valle Grana è una valle del cuneese relativamente breve, che si trova tra la Valle Stura di Demonte a sud e la Valle Maira a nord.
E' uno dei centri principali della cultura e delle tradizioni occitane in Italia, ma è soprattutto nota per la produzione del Castelmagno, uno dei più rinomati formaggi D.O.P. di fama mondiale.
La gita del nostro CAI sulla vetta più alta della valle ha avuto l'adesione di 59 persone, su due pullman, che hanno beneficiato di una giornata stupenda, caratterizzata da una brezza in quota che ha tenuto lontano le nuvole e ha mitigato la temperatura, rendendo meno faticosa l'escursione.
Il punto di arrivo dei pullman era il Santuario di San Magno a 1761 m., meta di frequenti pellegrinaggi dalle zone del cuneese, raggiunto su una strada che, dopo Pradleves, si incunea stretta in una gola per inerpicarsi quindi in modo deciso una volta entrati nel territorio del Comune di Castelmagno, composto da diverse frazioni.
Nell'ultimo tratto la valle si apre, in alto a destra appare il santuario, mentre sulla sfondo appare la mole dolomitica della Rocca Parvo.
Calzati gli scarponi si parte verso le 9.30, sotto un cielo privo di nuvole. Si percorre, dopo un tratto su una stradina in parte asfaltata, il sentiero GTA diretto al Monte Crosetta, attraverso pascoli in fiore. Dopo un tratto quasi pianeggiante una serie di tornanti ci portano sulla cresta est del Monte Tibert, a poca distanza dal Monte Crosetta, dove spira un forte e fresco venticello.
Una decina di partecipanti avevano già espresso l'intenzione di fermarsi qui e di scendere successivamente al santuario. Gli altri affrontano la cresta est, che si presenta subito ripida.
Man mano che ci si innalza il panorama si amplia: a sud si ammirano le cime delle Alpi Marittime e Liguri, con l'Argentera (meta di una nostra prossima escursione a inizio settembre) in evidenza, a est la pianura cuneese nella foschia, a nord la sagoma inconfondibile del Monviso, oltre il quale nubi impediscono di spingere lo sguardo sulle cime più a nord. Dopo un tratto quasi pianeggiante della cresta si affronta, seguendo le paline in legno piantate nel terreno, in mezzo a una splendida fioritura, un ripido pendio erboso che ci conduce alla parte finale dell'ascensione. Questa richiede un po' di attenzione in due punti per la ripidezza del terreno e una leggera esposizione, ma tutti superano brillantemente il tratto e arrivano in vetta a quota m. 2647 (2.30 h. - 2.45 dal santuario).
Il panorama a 360 gradi valorizzato dalla splendida giornata invoglia a stare in cima per la sosta pranzo, anche se si è costretti a indossare indumenti più caldi.
Dopo circa un'oretta si affronta la discesa sull'elementare cresta ovest che in breve ci porta al Colle Intersile, dove c'è un laghetto dalle acque torbide. Si scende quindi ripidamente in fondo a un vallone fino a un ripiano pascolivo che precede di poco l'Alpe Sibolet, a cui arriva una pista di servizio dal Santuario di San Magno. La percorriamo in discesa per giungere al punto di partenza dopo circa due ore dalla vetta.
L'ora di arrivo permette, a chi lo desidera, di visitare il santuario e una breve sosta nei bar.
Dopodichè si parte fermandoci però a Pradleves, dove, presso il punto vendita della Cooperativa La Poiana, parecchi di noi acquistano dei formaggi e prodotti tipici della valle.
Alessandro Martoglio
22-28 agosto 2017
Val Venosta - Solda
Martedi 22 Agosto
l tanto atteso martedì 22 Agosto si materializza in una piazza del mercato di Bussoleno alle ore 4.40 del mattino con tante formichine che si accalcano intorno ai due pullman di Bellando puntuali al loro appuntamento. Monica ed io con l'aiuto essenziale di Valerio e Alessandro avevamo cercato di prepararci al meglio per questa avventura, ma un pochino di apprensione ci attanaglia un pochino. Si sa che proporre una gita di una settimana in Alto Adige per il CAI è un impegno importante se si opta per il fai da te riguardo l'organizzazione senza supporti di qualche agenzia di viaggi.
L'anno scorso il fratello di Monica aveva percorso molti dei sentieri che percorrono l'Alta Venosta nei dintorni della località di Solda. Quindi sulla base della sua esperienza Monica aveva proposto al Consiglio questa località per la settimana di vacanza ad Agosto 2017.Proposta accettata. Con un pochino di lavoro siamo riusciti a organizzare una settimana di escursioni a Solda con base operativa presso l’albergo Julius Payer.
La partenza è puntualissima; solo il carico bagagli che è sfuggito di mano ai due autisti Enzo e Federico lascia un pochino perplessi visto che dobbiamo ancora fermarci a S.Antonino, Condove ed Avigliana. In effetti dopo queste soste constatiamo immediatamente che il secondo pullman affidatoci da 29 posti è praticamente un camion camuffato da autobus con poca capienza bagagli e un comfort pari ad un Ape.Dopo un paio di soste presso gli Autogrill e circa sei ore di viaggio attraversando dapprima distese di vigneti e successivamente di piante di mele coltivate sino alle pendici più impensabili, giungiamo a Solda presso l’albergo dove oltre ai due gestori Cristine e Hermann troviamo la famiglia “Selvo” con Liliana, Loretta, JeanPierre e Sergio. Vengono distribuite le chiavi e dopo qualche piccolo problema con le camere che occupiamo presso l’albergo Astoria di fronte al Payer e all’Alpina che dista un duecento metri finalmente ci troviamo nel cortile per poter partire alla scoperta di una parte del sentiero Ertl. Sentiero con alcuni punti tematici circa la spiritualità con la natura, che conduce ad un bellissimo ponte sospeso sopra una fragorosa cascata originata dai ghiacciai sulle pendici dell’Ortles. Io vi arrivo un pochino trafelato dopo una corsa sul lato opposto della valle visto che sono passato a ritirare i pass per le funivie validi cinque giorni. E’una bella camminata dopo essere stati seduti tante ore sui pullman e un’ottimo sistema per farci venire appetito per cena. In albergo è presente una Spa che viene subito visitata da molti amici per rilassarsi come si conviene ad una vera vacanza. Ci troviamo tutti insieme per consumare questo pasto e troviamo cosi le sistemazioni a tavola per l’intera settimana. Il cibo è buono, ma il vino è carissimo e quindi faccio subito un mea culpa e un nodo per un’eventuale prossima uscita: bisogna avere un menu completo di bevande anche se si dovesse aggiungere un pochino di quattrini. Oscar docet. Dopo cena si consta che Solda è veramente piccola e praticamente composta esclusivamente di alberghi e in questo periodo è praticamente deserta. Tutti a nanna.
Mercoledì 23 Agosto
La colazione è programmata per ore 7.30. Ognuno la consuma presso la struttura in cui alloggia. Il ritrovo per l’escursione programmata alla cima Beltovo è alle ore 8,15.Sono tutti puntali. Oggi il pullman ci accompagna sino alla stazione della funivia che dista circa un paio di chilometri. La funivia è degna di record!Può trasportare quattrocento persone all’ora sino alla stazione a monte dove si trova il Rifugio Milano. La giornata è veramente all’insegna del bel tempo anche se quassù l’aria è frizzante: siamo a circa 2600 mslm. Dopo aver raggiunto il pianoro dove ubicato il Rifugio Madriccio ci compattiamo un pochino e affrontiamo la salita che porta al valico Madritschioc a quota 3123.Tira un vento gelido che sprona le persone a non soffermarsi più del dovuto per le foto di rito. Da qui si vede tutta la Val Martello che è famosa per la coltivazione dei piccoli frutti.I ragazzi partono come saette. Quando noi siamo all’incirca ad un cento metri dalla vetta loro già ridiscendono saltando come caprioli e dicendoci che in cima il freddo è intenso. Ci raggiungono anche Francesco, Fabrizio e Federico l’autista che sono saliti senza l’ausilio della funivia. In effetti constatiamo che è veramente freddo e la foto tutti insieme salta perché dopo qualche minuto tutti scendono verso il colle. Dalla cima il paesaggio è bellissimo e spazia dal Cevedale al Gran Zebrù e alla maestosità dell’Ortles. Ci ritroviamo quasi tutti al Rifugio Madriccio dove oggi c’è una degustazione di un dolce tipico e fuori un duo di altoatesini in costume cerca di scaldare l’atmosfera con polke e anche qualche brano in italiano (sforzandosi molto..).Si torna alla stazione di partenza e la gran parte di noi opta per il ritorno a piedi a Solda.
Giovedì 24 Agosto
Sempre puntuali con l’appuntamento alle ore 8,15 per l’escursione, oggi dedicata alla Croda di Cengles ci accingiamo a raggiungere a piedi la seggiovia. Raggiungiamo la quota di 2350 mslm e un bel sentiero ci conduce al rifugio Serristori. Il gruppo che vuole affrontare la ferrata che conduce alla cima parte velocemente perché il meteo prevede temporali nel pomeriggio. Il sentiero dopo il Rifugio attraversa sfasciumi di medie proporzioni. Raggiungiamo l’attacco della ferrata constatando che la medesima è stata allungata di circa 100 metri permettendo cosi una via di uscita nel punto in cui originariamente aveva l’accesso. E’ una bella ferrata con l’assenza di scalini favorendo cosi la progressione su roccia. In alcuni punti manca il cavo e bisogna fare attenzione: da noi non le lascerebbero percorrere in queste condizioni. Arrivati quasi alla cima il gruppo di testa dei ragazzi appronta una sosta con corda di sicurezza per permettere a tutti di affrontare un tratto veramente franoso in sicurezza: bravi! L’ultimo tratto è comune agli escursionisti e quei pochi di noi che avevano scelto il sentiero anzichè la ferrata si trovano un pochino a disagio non avendo cordini di sicura sui massi della cresta. Un rapido rifocillamento e giù per il franoso sentiero che conduce alla forcella di Croda. Al rifugio sentiamo che alcuni erano saliti sino alla forcella e altri sino alle prime corde fisse e qui come dicevo poc’anzi si sono fermati giustamente perché privi di assicurazioni. Taluni optano per la discesa a Solda a piedi. Tutti comunque ci prendiamo prima la pioggia e poi un pochino di grandine come le previsioni avvisavano.
Venerdì 25 Agosto
Oggi la giornata la dedichiamo alla visita del Lago di Resia e ai suoi dintorni. Un’oretta scarsa di pullman e raggiungiamo il Lago Valentino che precede quello di Resia. Questi è di origine naturale, il secondo è stato fortemente ingrandito negli anni 50 sommergendo l’abitato di Curon di cui ormai si vede solo la cima del campanile che fa da cartolina a tutte le recensioni turistiche del luogo. Percorriamo in ordine i circa cinque chilometri della ciclabile che conduce alla nuova Curon.
Una cinquantina di noi hanno prenotata la visita in battello del lago e quando ritornano sono tutti soddisfatti. Ci attendono i pullman e ci portano a Resia dove ci attende Ludwig che nel pomeriggio ci farà visitare il Bunker n.20.In zona durante gli anni che precedettero la seconda Guerra Mondiale Mussolini fece costruire una cinquantina di queste fortificazioni più altre opere di discutibile saggezza militare. Ad oggi solo il n.20 è interamente visitabile su prenotazione. Ludwig vecchio professore di italiano e tedesco da poco in pensione, è veramente capace di appassionare anche coloro che all’interno di questi meandri molto freddi e umidi all’inizio del percorso erano scettici.
Qui la guerra fortunatamente non è stata combattuta, ma queste opere testimoniano ancora di più la sua incredibile voracità di risorse materiali ed umane. Usciamo con la consapevolezza che cose simili non dovrebbero mai più accadere. Ci accomiatiamo da Ludwig con una calorosa stretta di mano per tornare sui monti di Solda.
Sabato 26 Agosto
Questa mattina era programmata la gita al Payer ma le condizioni meteo che sino ad ora ci hanno lasciato seguire il programma ci suggeriscono un cambio con la visita a Sluderno e Castel Coira. Dopo un rapido cambio di cose negli zaini i pullman ci attendono. Mezz’ora e siamo a Sluderno. Ci dividiamo in due gruppi per affrontare i sentieri che costeggiano i Waalwege ovvero i canali di irrigazione che per migliaia di anni hanno permesso la coltivazione delle pendici di queste montagne ove la pioggia è piuttosto avara e l’unica fonte certa, allora, era quella ghiacciai. Tra poco forse neanche più questa. Bellissimi entrambi i percorsi che ci hanno portato alle porte di Castel Coira, magnifica residenza privata dei Conti Trapp. La visita con guida in ottimo italiano, cosa affatto scontata in questi luoghi di frontiera con Svizzera ed Austria, è decisamente accattivante e la conclusione nella sala delle Armature la sancisce come imperdibile. Mattia viene nominato Cavaliere con tanto di spada (subito sulla testa del nonno Piero..).Al momento della cena l’intero gruppo fa commuovere Monica ed il sottoscritto con un bel regalo di felpe per le prossime avventure con il CAI. Noi ci abbiamo messo l’anima per l’organizzazione e Voi il cuore per la riuscita. Grazie!
Domenica 27 Agosto -Lunedì 28 Agosto
Siamo alla conclusione di questa settimana al fresco della Val Venosta e l’epilogo delle visite è al Museo Messner ubicato proprio a Solda. E’ una struttura che vuole trasmettere la fragilità nascosta dalla loro imponenza dei ghiacciai rimasti sulla Terra. L’archittetto ha posto nel sottosuolo più sale illuminate da scorci di luce come se si fosse in crepaccio, contenenti opere d’arte soprattutto figurative sui ghiacci. Non è un percorso semplice da visitare dal punto di vista museale. Ognuno deve trarre insegnamento da ciò che viene raffigurato. Un filmato sull’impresa di Messner al Polo Sud nel 1989 in traversata senza ausilio di cani e mezzi meccanici conclude la visita.
Con un pochino di tristezza salutiamo Cristine ed Hermann e stavolta con l’autorità e la bravura dei due autisti vengono caricati tutti i bagagli sui pullman. La sosta prevista a Sirmione salta per alcuni problemi di viabilità e si opta per una fugace vista di Peschiera del Garda. Mi volto ogni tanto sul pullman e tra gli sbadigli classici dei viaggi in pullman noto anche sorrisi. Alla prossima allora. Grazie a Monica e a tutti Voi.
Osvaldo Vair
Domenica 27 agosto
La vacanza in questa ridente località di Solda volge al termine. Dopo la consueta colazione delle 7.30 si parte a piedi verso la seggiovia Sassolungo, situata nei pressi della antica chiesa parrocchiale di Santa Gertrude, che in pochi minuti, salendo di 700 m, ci conduce al rifugio K2. Da qui si procede in direzione Nord su un sentiero in leggera discesa che giunge al grande traverso detritico della Morena di Martel. Lo “zoccolo duro” si è avventurato sul sentiero che, attraverso i boschi di cembri e larici, da Solda conduce direttamente alla fine del grande traverso morenico. Qui i due percorsi si uniscono. Il rifugio Taberetta (2556 m) è lì…sopra di noi…spicca brillante sullo sfondo grigio della roccia retrostante e lo raggiungiamo con un ripido sentiero che sale a zig-zag sul pendio erboso del monte Marlet su cui pascolano numerose pecore. La giornata è meravigliosa, il cielo è sereno e il sole ci accompagna per tutto il percorso. Il rifugio è un ottimo punto panoramico da cui si gode una bellissima veduta della parete Nord dell’Ortles (3902 m) e del Monte Payer (3029 m). Pausa più o meno lunga al rifugio e poi c’è chi scende a Solda e c’è chi sale al Payer. Nella discesa dal rifugio Tabaretta, una spiacevole caduta, provoca alla Sig.ra Franca una doppia frattura di polso. Scesa a Solda con il polso dolorante viene accompagnata all’Ospedale di Silandro che ce la restituisce giusto in tempo per la cena con il suo candido gesso a tracolla. Auguri a Franca di una rapida e completa guarigione … e a noi tutti buona notte!
Paola Bortolin
2-3 settembre 2017
Argentera
Dopo aver ripetutamente consultato tutti i siti di previsioni meteo di nostra conoscenza si decide che la gita è fattibile ma visto che per il pomeriggio di sabato è previsto un temporale si sceglie di partire in mattinata. Verso le 12,30 ci ritroviamo quasi tutti al Pian della Casa del Re, velocissimo spuntino ed alle 13 siamo in marcia verso il rifugio Remondino che raggiungiamo in un paio d’ore in tempo utile per evitare la pioggia mista a grandine che puntualmente ha preso a scendere.
Ad accoglierci troviamo la gentilissima signora Franca (la moglie della famosa guida Patrick Gabarru) che ci indica la nostra sistemazione per la notte. Alcuni di noi si fermano al rifugio dove un gruppo di suonatori di musiche occitane della Valle Maira ci allieta con le sue canzoni fino all’ora di cena, mentre un altro gruppetto decide di fare due passi fino ai vicini laghi. Alle ore 19 siamo tutti a tavola e facciamo onore al menù poi, dopo un buon genepy, impostiamo la giornata successiva; fuori c’è vento forte e non piove più e questo ci fa ben sperare in una bella giornata per domani, quindi andiamo tutti a dormire.
La domenica ci svegliamo per tempo, facciamo colazione e con calma ci incamminiamo lungo l’immensa pietraia che ci porterà all’attacco del Passo dei detriti (nome veramente appropriato) che raggiungiamo in un paio d’ore. Qui facciamo una breve sosta, ci ricompattiamo e decidiamo di ripartire divisi in due gruppi un po’ distanziati: da qui il percorso si svolgerà su una stretta e lunga cengia che termina con due tratti molto ripidi ed attrezzati con corde fisse, inoltre ci sono altri sul percorso che ci precedono di poco, e rischieremmo solo di imbottigliarci nei punti più delicati.
Alle 10,30 circa raggiungiamo tutti la vetta….che spettacolo! Il vento ha spazzato via le nuvole e lo sguardo abbraccia tutte le vette circostanti e riusciamo a cogliere addirittura le cime della Corsica. Scendiamo quasi a malincuore prestando la dovuta attenzione ed in poco più di mezz’ora siamo nuovamente al Passo dei detriti, foto di gruppo (in punta non è stato possibile) e ripercorriamo lo stesso itinerario di salita fino al rifugio, qui un boccone, una birra e tanta soddisfazione!
A gruppetti iniziamo la discesa verso il Pian della Casa del Re, strette di mano, abbracci e una promessa: da queste parti ci dobbiamo tornare perché ci sono tante belle mete da proporre.
Partecipanti: 23
Giorgio Ferraris
17 settembre 2017
Corno Bussola
24 settembre 2017
Montestrutto
Settembre è sempre stato tra i mesi più ambiti per chi si dedica all’arrampicata sportiva in falesia grazie alla sua temperatura mite; e proprio per questo, domenica 24 settembre, abbiamo deciso di scoprire una delle falesie più belle e frequentate nella zona di Ivrea: Montestrutto.
Partiti alle 8.00 da Bussoleno con tre macchine, raggiungiamo la falesia in poco più di un’ora dove ci raduniamo con i ragazzi provenienti da Torino e creiamo un bel gruppetto di 18 persone grintoso e coeso. Dopo aver fatto il pieno di energie al bar sotto la falesia, il gruppo si divide in due sottogruppi: uno che si dedicherà tutto il giorno a scalare nei settori con gradi medio-bassi e uno, composto da persone più allenate, che andrà a scoprire i settori con gradi più elevati.
Durante la mattinata, le salite proseguono ininterrottamente con un ritmo serrato fino alle 13 quando lo stomaco richiama all’ordine e obbliga i partecipanti a una pausa forzata nel prato antistante alla falesia con pennichella annessa.
Nel pomeriggio i ritmi si abbassano a causa dell’enorme afflusso di gente (arrivano addirittura interi pullman di persone che si riversano sui monotiri) ma ciò non ci priva di godere ancora delle fessure e delle prese di cui è composto il bellissimo gneiss della falesia.
Verso le 18, quando le braccia sono belle “ghisate”, ci ritroviamo di nuovo al bar per gustarci una bella birra in compagnia e fare la solita foto di rito prima di avviarci verso casa felici e soddisfatti della buona riuscita della giornata.
Alla prossima!
Alessandro Guglielmetto
1° ottobre 2017
Rifugio e cascate Deffeys
Questa gita alle cascate del torrente Rutor, che viene alimentato dall'omonimo ghiacciaio, avrebbe sicuramente avuto più suggestione se fosse stata effettuata nei mesi di giugno o luglio ma le domeniche ormai non sono più sufficienti a soddisfare tutte le richieste nel calendario delle escursioni. La portata d'acqua di questo impetuoso torrente sicuramente sarebbe stata maggiore. Per contro farla in questo periodo regala scorci di colori che sebbene preludano all'inverno, emozionano sempre. Abbiamo completato il pullman anche oggi. Veniamo lasciati poco sopra il paese di La Thuile nei pressi della frazione La Joux: un ponte stretto preclude l'accesso ai mezzi superiori ai dieci metri. Da qui un percorso per le ciaspole taglia i tornanti della strada e cosi si tocca poco l'asfalto. Percorriamo il sentiero classico che sale alle tre cascate. Nonostante la mia anticipazione la portata d'acqua non è cosi esigua causa l'andamento climatico assolutamente anomalo: oggi qui in quota si toccano i venti gradi...Le cascate sono bellissime. La terza con il suo ponte costruito negli anni Novanta che la scavalca la rende ancora più spettacolare. Quando il sole la illumina si sprigionano flutti con arcobaleni incorporati stupendi. Un bel gruppo si stacca dal resto della compagnia e con rapidità affronta il sentiero che conduce al Rifugio Deffeys che purtroppo oggi nonostante la bella giornata è già chiuso per fine stagione: con gli andamenti inusuali degli ultimi anni si potrebbe pensare di allungare di una quindicina di giorni la stagione...Il resto del gruppo si ferma sul bordo del Lac du Glacier che piano piano si sta ritirando, sorte che è comune a quasi tutti i laghi di origine glaciale posti in quota e con profondità non eccessive. Consumato il pranzo ci si incammina verso il ponte della terza cascata per percorrere in discesa il sentiero del Centocinquantenario che è stato realizzato nel 2013.Un secolo e mezzo prima il Lago di S.Margherita che sovrastava l'abitato di La Thuile tracimò per l'ultima volta:da allora, infatti il clima più mite permise che lo sbarramento del ghiaccio che arginava il lago defluisse nel torrente che genera le cascate e da allora il turismo fece di questa località una meta imperdibile. Il gruppo che era riuscito ad arrivare al Rifugio ora tallona il precedente, ma poco prima dell'abitato di la Joux Anna si infortuna ad un perone scivolando malamente . Fermiamo una vettura con una coppia di persone gentilissime che si offrono di portarla al pullman evitandole cosi le ultime centinaia di metri della discesa. La stessa cosa era stata richiesta alla margara che accudiva le mucche al pascolo, ma era stata glissata in modo abbastanza burbero. Che non ti succeda mai nulla....Con un poco di ritardo torniamo verso casa archiviando un'altra bella giornata. Ci ritroveremo al Trekking del Barolo il 15 Ottobre prossimo.
Osvaldo Vair
15 ottobre 2017
Sentieri del barolo
E cosi' siamo arrivati all'ultima gita del 2017 del programma della nostra sezione (il 5 novembre ci sarà quella dell'intersezionale).
La meta sono le Langhe, adatte ad essere percorse a piedi nella stagione autunnale.
La zona oggetto della gita è quella di produzione del Barolo; tutto il territorio che attraversiamo è stato inserito nel patrimonio mondiale dell'Unesco. E' un incrocio di natura e paesaggio, storia e arte, lavoro dell'uomo e prodotti di eccellenza. I colori, la nebbiolina autunnale e il pensiero del prossimo inverno ci pervadono anche di un po' di malinconia.
Sono una settantina le persone che i due pullman scaricano sulla piazza municipale di Monforte d'Alba in una bella e tiepida giornata di sole. Nel viaggio abbiamo incontrato un po' di nebbiolina e una foschia che ci impedisce di vedere la cerchia alpina (purtroppo, e questo è l'unico neo della gita, persisterà per tutta la giornata). Percorriamo in salita le strette vie del borgo ammirando alcuni bei antichi edifici. Lungo le strade sono esposte delle sculture in marmo, bronzo, resina e acciaio di artisti contemporanei. La scultura che riscuote più consensi si trova al culmine del paese, dove c'è la torre campanaria e l'anfiteatro in cui si svolge il festival estivo di jazz e rappresenta tre ragazzi vicini che non comunicano tra loro in quanto tutti concentrati a maneggiare i loro telefonini (specchio del nostro tempo!).
Abbandoniamo quindi il paese, percorriamo una stradina asfaltata che, poco dopo il cimitero, nel cui piazzale sono stati parcheggiati i nostri pullman, sale sulla cresta della collina e scende in direzione di Serralunga d'Alba, che compare sul versante opposto col suo imponente castello.
Si costeggiano delle cascine, alcune delle quali in stato di abbandono, in un imponente paesaggio di vigneti. Finito l'asfalto si affronta un ripido pendio su una pista polverosa che ci porta in fondo alla valletta in cui dovrebbe scorrere il Rio Talloria, completamente asciutto.
Compattiamo il gruppo in mezzo a un noccioleto e iniziamo la salita su una pista in cui si sprofonda nella polvere che raggiunge le case di una frazione di Serralunga. Un breve tratto su strada cementata ci fa pervenire sulla provinciale, che percorriamo per raggiungere in pochi minuti il centro di Serralunga. Visita d'obbligo al borgo e al soprastante cortile del castello, che esternamente è perfettamente conservato. E' mezzogiorno, qualcuno vorrebbe già fermarsi per la pausa pranzo, ma il cammino è ancora lungo e soprattutto è meglio non affrontare a stomaco pieno la ripida impennata che conduce a Castiglione Falletto, che ci appare sul versante opposto.
Pertanto discesa in mezzo ai vigneti fino in fondo alla valle, tratto in piano di strada asfaltata e ripida e faticosa salita sotto un sole quasi estivo fino al borgo dominato da un castello. La selezione in questo tratto c'è stata, ma nel giro di mezzora tutti partecipanti possono dar fondo ai viveri. Essendo vicini alla cantina comunale molti di noi decidono di accompagnare il pasto con un calice di ottimo vino locale.
Verso le 14.30 si riparte in direzione Monforte. Un lungo tratto di strada provinciale in cresta sotto il sole, costeggiata da vigneti, poi discesa su pista in una valletta boscosa e risalita con ultimo tratto impegnativo fino alla chiesetta di Santo Stefano, situata su un poggio, dove su diverse panchine ci concediamo una pausa. Quindi si alternano tratti su asfalto e su sentiero per arrivare alla Cascina Gramolere nei cui pressi una fontana con ottima acqua fresca è presa d'assalto da un esercito di assetati e permette di compattare il gruppo. Un ultimo sforzo in leggera salita in una valletta boscosa per arrivare sul culmine della collina, al di là della quale c'è il piazzale del cimitero di Monforte, dove ci aspettano i pullman.
Giusto premio per la conclusione della lunga gita (17 Km. circa) e che fa concludere la giornata in allegria, la merenda sinoira con abbondanti libagioni in un locale di Roddi, gestito da gente giovane e disponibile.
Alessandro Martoglio
19 novembre 2017
Pranzo Sociale
Quest'anno per cambiare le consuetudini degli ultimi pranzi sociali, abbiamo deciso di avventurarci verso le contrade dell'astigiano, con le sue splendide colline e una diffusa ma assolutamente veritiera fama di avere dei servizi enogastronomici al di fuori di ciò che abitualmente abbiamo qui nelle nostre valli (ne avevamo avuta la certezza già nelle merenda-sinoira a Roddi, dopo il trekking del Barolo). Questa fama ha certamente giocato a favore sul fatto che siamo riusciti a convincere ben 130, tra soci e accompagnatori, a iscriversi alla breve passeggiata che era stata programmata lungo le rive del Po, nel Parco del Meisino; sicuramente ho sbagliato a pensare ad un percorso con un ritorno sul medesimo che partiva da Sassi, sotto la basilica di Superga, per giungere grosso modo poco oltre la diga sul fiume. Avrei dovuto pensare ad un percorso un poco più lungo che ci avrebbe portati sino all'abitato di S.Mauro per poter cogliere appieno di alcuni scorci di paesaggi che non ti aspetteresti subito a valle della città di Torino. Comunque nelle nostre intenzioni c'era un progetto di camminata breve, ma propedeutica allo sviluppo dell'appetito per il pranzo che ci avrebbe atteso a Tonengo d'Asti presso il Ristorante "La Moia". Detto e fatto. Ben tre pullman sono serviti al trasporto delle truppe d'assalto alle libagioni astigiane. Giorgio ci attendeva nei pressi del ristorante con cassette atte a non far parcheggiare altri veicoli al di fuori dei nostri e come tante formichine ci siamo infilati nel locale che non ti aspetti per gli spazi che immagineresti dall'esterno: ben tre sale possono accolgliere gli ospiti. All'ultimo piano la sala era tutta per noi. Prima di cominciare il pranzo un caro saluto all'amico Ferruccio, che tra i primissimi si era prenotato e un destino crudele ci ha negato della sua compagnia nei giorni di festa a cui teneva moltissimo.La consegna degli Aquilotti a chi da tanti anni tiene fede al Sodalizio, ha visto la presenza di Carlo Tomassone che festeggiava i cinquant'anni e Marco Revello i venticinque.Per gli altri il distintivo sarà disponibile in Sede.Il pranzo non ha assolutamente deluso le aspettative, soprattutto nel fritto misto alla piemontese, forse un pochino nel dolce, ma si sa:el colomb pien ad fave, trova le cirese amare...Anche il vino seppur bevuto in quantità non proprio modiche, grazie al fatto di essere in pullman, ha dato prova di essere di qualità visto la mancanza di malesseri.Speriamo vi siate trovati tutti a vostro agio.Un arrivederci alle prossime attività.
Osvaldo Vair