Anno 2018
Relazione di tutte le gite
21 ottobre - Sulle colline di Pavese
Ultima gita del calendario 2018, sempre le Langhe protagoniste come l'anno scorso.
Siamo passati dal Barolo al Moscato. Il territorio è quello di Santo Stefano Belbo, paese natale di Cesare Pavese, a cui tornava spesso, presente in molte sue opere letterarie.
E' stata una piacevole passeggiata, anticipatrice della merenda sinoira prevista nel confinante paese di Calosso. I partecipanti sono 77 su due pullman. Partiti dall'ampio parcheggio situato presso il cimitero di Santo Stefano Belbo abbiamo imboccato una stradina asfaltata che, con lunga e lenta salita, in mezzo ai vigneti di moscato, percorre le pendici della collina della Gaminella, uno dei luoghi più amati dallo scrittore. Salendo la vista si allarga sulle colline circostanti e la valle del Belbo fino a Canelli, Il cielo è sereno, leggermente velato, con un po' di foschia, che ci impedisce di vedere l'arco alpino. Dopo oltre un'ora di marcia tranquilla, fermandoci ogni tanto per staccare e assaggiare dei grappoli d'uva dolcissimi non raccolti sui filari, arriviamo sul crinale. Compattiamo il gruppo in una piazzola, abbandoniamo la stradina asfaltata e affrontiamo un breve ripido tratto su largo sentiero sulla linea del crinale, tra vigne e noccioleti. Giunti a una cima senza nome scendiamo alla frazione di Ca' del Monte, dove ritroviamo la stradina asfaltata che scende a Santo Stefano per un altro vallone. Dopo qualche curva si arriva alla chiesetta di Santa Libera, posta su un poggio al centro di uno splendido anfiteatro di vigneti. Ci fermiamo nello spiazzo per il pranzo al sacco. Accanto alla chiesetta c'è una cascina in cui abita una parente di Laura e Mario Regis che gentilmente ci apre l'ingresso della chiesa e dei locali attigui, in cui c'è una toilette gradita particolarmente alle signore. Dopo un'oretta di pausa si riprende la discesa per Santo Stefano senza problemi, passando accanto alla diroccata Torre, utilizzata un tempo per scopi difensivi. Unico contrattempo uno scivolone di Ornella risolto con la medicazione di alcune sbucciature ad una mano e a un ginocchio. Arrivati a Santo Stefano, una parte del gruppo si è spinta fino alla casa natale di Cesare Pavese, situata a poche centinaia di metri dal parcheggio. Verso le 16 coi pullman si parte alla volta di Calosso per la merenda sinoira. La strada è trafficata perché nel paese ha luogo la festa dell'uva, con navette che svolgono servizio continuo su e giù. Avendo anticipatamente segnalato il nostro arrivo non abbiamo problemi di parcheggio davanti al ristorante. Si conclude la giornata convivialmente in allegria, gustando gli ottimi piatti e il buon Barbera del locale.
Alessandro Martoglio
23 settembre - Col de la Croix - Lac d'Arpy
18-25 agosto - Slovenia
Relazioni delle giornate trascorse nel Parco Nazionale del Triglav – Slovenia
La meta della gita “lunga” della settimana di Agosto 2018 ci ha portati nella ridente Slovenia dopo aver toccato negli ultimi anni l'Austria prima e l'Alto Adige nel 2017.L'idea che era stata lanciata da Sissi durante quest'ultima uscita, proprio grazie a lei, a Francesco e Monica e Valerio si è concretizzata nella settimana dal 18 Agosto al 25. Siamo partiti in 87, quindi con circa una decina di partecipanti in più che a Solda, segno che il passaparola positivo ha fatto centro. La meta è stata il lago di Bohinj a poca distanza dal più conosciuto lago di Bled. Dopo un viaggio non proprio rilassante, complice la non proprio ottimale affidabilità del secondo pullman che avevamo purtroppo già avuto modo di provare l'anno scorso e che Bellando Tours inopinatamente e proditoriamente ci ha nuovamente affibbiato siamo giunti a destinazione in riva a questo meraviglioso lago dove si affacciava il nostro Hotel Jezero ove ci hanno accolto per questa settimana di escursioni nel migliore dei modi anche dal punto di vista gastronomico. E' stata una settimana fantastica ove complice il meteo favorevole, in cui siamo riusciti a raggiungere la vetta del Triglav a 2864 slm che è la cima più alta della Slovenia e a toccare altre cime che si affacciano sul lago di Bohinj. La compagnia composta da persone di tutte le età, dal più piccolo Mattia a Maria (con Ferruccio che ci assisteva da Lassù ) aveva all'ora di cena un sorriso diffuso, nonostante le fatiche della giornata di escursione e questo sorriso è il riconoscimento più grande che chi organizza possa aver come stimolo per poter in futuro mettere in cantiere altre esperienze analoghe. Meta 2019 da scoprire e condividere speriamo in molti. Un grazie ancora ai fantastici “quattro”.
Il Presidente Osvaldo Vair
Domenica 19 Agosto 2018
Escursione al Monte Prsivec (1761)
Il primo giorno della nostra settimana di vacanza in Slovenia ha inizio con un cielo sereno e una leggera nebbiolina che si solleva dal lago e crea una atmosfera dolcemente romantica.
Dopo una abbondante colazione alle 7,45 ci compattiamo davanti al nostro hotel Jezero e con zaini in spalla e tanta voglia di scoprire i monti sloveni partiamo alla volta del monte Prsivec (1761 m). Attraversiamo il ponte di pietra sull'emissario del lago Bohinj lasciandoci a destra la graziosa chiesa gotica di Sveti Janez (San Giovanni), percorriamo un breve tratto di lungolago e poi, attraverso lo sterrato di fondovalle, raggiungiamo la carrozzabile che ci conduce all'inizio del ripido sentiero nel bosco. Interrompiamo la salita spostandoci su un belvedere pianeggiante attrezzato per il decollo dei parapendii dove la meravigliosa visuale sul lago ci induce a scattare foto e a una breve sosta ristoratrice. La temperatura è alta e l'umidità è elevata, ma questo non ci ostacola.
Partiamo in direzione del rifugio Kosijev dom nan Vogarju (1040 m) e dopo un buon caffè turco riprendiamo il sentiero nel bosco di aghifoglie. Il nostro cammino è spesso rallentato da tronchi di pino caduti sul sentiero che ci costringono a scavalcarli o a passarvi sotto. Raggiunta una dolina occupata da graziosi rustici in legno “a palafitta” siamo costretti ad una tappa obbligata in quanto il sentiero è interrotto da un “cimitero” di tronchi abbattuti da una tromba d'aria avvenuta nei mesi precedenti. I responsabili dell'escursione, consultando mappe cartacee e digitali, individuano un sentiero alternativo che ci possa permettere di raggiungere la cima e quindi ci dividiamo circa a metà: chi sale e chi ritorna a valle.
Noi che saliamo percorriamo un sentiero nel bosco analogo al precedente fino a un risalto roccioso che ci costringe ad usare le mani per procedere; il sentiero poi riprende nel bosco e ci conduce alla cima piatta ed erbosa del Prsivec. Da qui la vista si espande a 360 gradi sulle chiare cime calcaree delle Alpi Giulie e si arresta in particolare sulla dominante sommità del Triglav che, a tratti, viene nascosta da nuvole passeggere. Sotto di noi a perpendicolo uno splendido scorcio sul lago di Bohinj. Scattiamo alcune foto e ci incamminiamo sulla via del ritorno dove veniamo sorpresi da un tipico acquazzone estivo. Un'ultima tappa al rifugio Kosijev e al vicino belvedere dove ci divertiamo a fotografarci sulla panchina con lo schienale a cuore che affaccia sul lago.
I numeri della giornata sono: 1100 m di dislivello, 18 km di cammino e un'infinita soddisfazione di aver vissuto e condiviso una bella giornata con un gruppo numeroso, ma armonioso di persone che hanno in comune l'amore e il rispetto per la montagna.
Paola Bortolin
Lunedì 20 Agosto 2018
Escursione al Vodnikov Dom (1817 M) o Monte Triglav (2864 M)
Lunedi mattina, con tutto il gruppo, si parte dal centro sportivo di Rudno Polje (1347m s.l.m.) e ci si addentra nel bosco. Si segue il sentiero che si snoda lungo i pendii di sinistra del torrente Ribnica e che ci porta progressivamente in quota fino al colle Studosrski preval (1892m), dove un primo gruppo si ferma, appagato.
Dal colle seguiamo un lungo sentiero tagliato nei pendii erbosi e nella roccia, da cui il panorama arriva a tratti fino al lago di Bohinj, in lontananza. Passata una sella, all’improvviso ci si affaccia sul massiccio e sulla vallata imponente del Triglav, e poco dopo si arriva al rifugio Vodnikov dom (1817m), meta della maggior parte del gruppo.
Salutato il grosso della compagnia, che rientrerà nel pomeriggio, proseguiamo per il rifugio Dom Planika (2405m): un rifugio spartano, senza acqua ma accogliente.
Il tempo accompagna e le nuvole di passaggio rendono solo più belle le fotografie. Dal piazzale del rifugio, studiamo la cresta di accesso, dove fino al tramonto si nota un viavai incessante di escursionisti che ci lascia perplessi: domattina si parte appena possibile e si cercherà di evitare il “traffico”
La mattina di martedì il sole si affaccia presto ma la vetta è sempre ingombra di nuvole che purtroppo non ci abbandoneranno per tutta la mattina.
Si parte imbragati, e dopo una breve salita si entra nelle nuvole e si arriva alla cresta attrezzata. La visibilità è buona, la corda è un mancorrente a cui ancorarsi nei tratti più impegnativi. Incontriamo i primi gruppi che già scendono dalla vetta, alpinisti equipaggiati ed escursionisti un po’ incoscienti, in scarpe da tennis. Molte famiglie e bambini anche piccoli, spesso legati in vita “al guinzaglio” dai genitori.
Superato il Mali (piccolo) Triglav, una delle tre punte del “tricorno”, si attacca la cresta finale e alle 8.30 siamo in cima. Foto di rito davanti al cilindro di metallo eretto come ricovero o forse come osservatorio, a quota 2864m. Un gruppo di abruzzesi estraggono dallo zaino una bottiglia di Dolcetto d’Alba e un salame da mezzo metro, non è difficile fraternizzare. Si scherza e si aspetta un po’ di sole, ma lo sfondo grigio si apre solo per brevi istanti. E’ ora di scendere.
La cresta in discesa è molto trafficata, arriva un flusso continuo di persone e tocca fare a turno. Ogni tanto la cortina di nebbia si apre, lasciando intravedere vallate scoscese dai due lati. Arrivati al termine della cresta imbocchiamo la via verso nord, che scende al rifugio Triglavski dom (2515m). La ferrata è disegnata benissimo, sembra molto verticale ma è in pratica un sentiero roccioso che scende snodandosi senza difficoltà dal fianco del Mali Triglav.
Il nuovo rifugio è molto più attrezzato di quello dove abbiamo dormito, ma non sono altrettanto accoglienti. Ci fermiamo solo per un caffè poi proseguiamo per sentieri molto ben tenuti e attrezzati quando serve. Il cammino ci riporta al Vodnikov dom attraverso al passo Konjski, e poi a un bivio a cui il gruppo si separa. In otto proseguono a piedi fino all’hotel, e alla fine totalizzeranno 2300m di dislivello in discesa dalla vetta, complimenti! Gli altri rientrano a Rudno Polie dove ritrovano gli autobus e il resto della compagnia.
Luca Guglielmetto
Martedì 21 Agosto 2018
Escursione al Debela Pec (2014 m)
Oggi si ritorna in pullman fino al centro sportivo SPORT HOTEL POKLJURA a circa 20 km da Bohinj. Si inizia la camminata in bel bosco di larici; il sentiero è ben tracciato, non molto ripido e adatto a tutti anche se occorre fare attenzione alle pietre e alle radici insidiose. Nella parte finale, prima del rifugio si fa un po’ più ripido. Il gruppo procede con ritmi diversi ma piuttosto compatto. Il lago previsto è una grossa delusione perchè è poco più che una pozzanghera ma ben presto arriviamo in vista del rifugio.
BLEJKA KOCA NA LIPANCA si trova a 1663 metri, è grazioso, situato in una radura con una bella vista sulla vallata sottostante.
A questo punto abbiamo percorso circa 6km con circa 350 metri di dislivello.
La maggior parte del gruppo si ferma qui ed una ventina di persone opta per l’ascesa al DEBELA PEC.
Anche la seconda parte del tragitto è ben segnalata e semplice. Un primo tratto di salita nel bosco è di media pendenza a cui segue una parte un po’ più ripida fino al colletto con cespugli bassi e pochissimi alberi. Pensiamo di avere di fronte la nostra meta ma ci accorgiamo che si tratta della cima BRDA.
Dobbiamo girare a destra per un sentiero in leggera discesa ed infine l’ultimo strappo prima della cima a quota 2015 metri, circa 380 mt di dislivello dal precedente rifugio.
Dalla sommità la vista è notevole: davanti a noi il TRIGLAV, si distinguono bene entrambi i rifugi; sulla destra uno strapiombo vertiginoso aggiunge fascino al luogo.
Una sosta sufficiente per il pranzo e le foto e poi riprendiamo il sentiero in discesa fino al BLEJKA KOCA.
Da questo punto in poi la discesa segue un percorso diverso.
In parte seguiamo la strada carrozzabile di servizio che si snoda in una foresta di aghifoglie colossali, il percorso è meno ripido e più agevole di quello dell’andata per cui possiamo alzare gli occhi dagli scarponi e ammirare la vegetazione. Anche qui a tratti ci sono alberi divelti e lavori forestali ma per lo più il bosco è suggestivo; ci aspettiamo di trovare ad ogni angolo un orso bruno come indicatoci da un cartello.
All’improvviso la foresta si apre su un’ampia radura “da cartolina”: pascoli, steccati, casette di legno, malga/rifugio... rischiamo di perdere la traccia perché il sentiero non è ben segnalato, ma con alcune indicazioni del pastore ci avviamo verso l’ultima parte del percorso. Non ci ferma neppure una pioggerella insidiosa e intempestiva. Poco a nord di Goreljek ci attendono il pullman e i “reduci” del Triglav.
Gabriella Belmondo
Mercoledì 22 Agosto 2018
Turismo a BLED
Dopo tre giorni di escursionismo in salita, dedichiamo un giorno ad un'escursione orizzontale (pian di babi ) che non lo è completamente, poiché c'è la ripida ascesa a gradoni fino al castello.
I pullman ci lasciano in un’insenatura posta a sud del lago di Bled, quasi di fronte alla rupe su cui sorge il castello. Un gruppetto sceglie di fare il giro del lago in senso orario e si dirige ad ovest, la massa si muove in direzione opposta ed attraversa la parte più antropizzata, per raggiungere in minor tempo il castello. Dai suoi cortili lo sguardo spazia sul lago sottostante, sulle colline, sui monti circostanti e sull'isoletta di Bled: è uno spettacolo entusiasmante che fa passare in second'ordine i vari ambienti interni al castello, adibiti a piccole mostre, a rivendite di "souvenir" (ciapa pouver) o a luoghi di ristorazione.
Terminate le visite ci disperdiamo: chi pranza nel parco vicino al castello, chi scende in riva al lago, chi cerca un ristorante, chi completa il giro del lago in senso antiorario Il punto di ritrovo è lo stesso del mattino. Di qui ci imbarchiamo su tre barche "pletne" ecologiche, perché spinte ciascuna da due remi manovrati da un aitante ed esperto giovinotto. Sull'isoletta spicca la chiesa dedicata a Maria Assunta, dal cui campanile si diffondono rintocchi di campana: sono dei turisti che azionano la fune; durante lo squillo, se esprimono un desiderio questo si avvererà. Penso che pochi di noi l'abbiano fatto; si doveva pagare l'entrata nella chiesa. Tornati a riva, nell'attesa del pullman, chi ha fatto il bagno, chi ha continuato la passeggiata ai margini del parco dell'ex maresciallo Tito, chi si è steso sull'erba a riposare.
E ‘così trascorsa un'altra piacevole e rilassante giornata del nostro nutrito e vario programma.
Un sentito grazie agli organizzatori.
Elio Guglielmetto
Mercoledì 22 agosto 2018
ARRAMPICATA A BLED
Dopo un’abbondante colazione, siamo partiti dall’hotel di Bohinj. In quattro siamo scesi dal pullman che ci ha scaricato a circa 6 km da Bled, nel paesino di Bohinjska Bela. Dopo una breve passeggiata siamo arrivati alla falesia dove abbiamo arrampicato su monotiri nel settore di Iglica; in generale ci è sembrato che i gradi fossero più duri rispetto a come siamo abituati in Val di Susa.Mangiato pranzo, abbiamo preso un pullmino che ci ha portati davanti al lago Bled, ci siamo fermati sulle sue sponde e ci siamo riuniti con una parte del gruppo che aveva fatto il giro in battello, per poi concludere con il bagno nel lago, che qualcuno di noi ha fatto. Verso le 18 siamo andati al pullman dove abbiamo incontrato tutto il resto del gruppo.Una gita molto diversa dal solito, ma soprattutto, molto divertente.
Matteo Riffero
PEDALANDO a BLED
15 biciclette a zonzo nei dintorni di Bled. Un modo diverso per godere della vista dei piccoli paesi e degli scorci naturalistici che la circondano, per vivere una Slovenia meno turistica, quella che ti fa venire la voglia di tornare.
Circa 37 chilometri percorsi, alternanza di asfalto e sterrato, tratti di ciclabile.
Tra i luoghi toccati nel tour una menzione la meritano la Gola del Vintgar, a circa 4 km a nord-ovest di Bled, lunga 1,6 chilometri, scavata dal fiume Radovna, che forma cascate e rapide, visitabile tramite comode passerelle in legno.
Facilmente raggiungibile con un po' di allenamento o con l' affitto di una e bike e la città di Radovljica, a circa 7 chilometri da Bled, situata su un colle, con il suo meraviglioso centro storico medioevale e la candida chiesa gotica di San Pietro.
Un guasto ad una bici ha fatto comprendere anche ai più giovani che in un gruppo il problema del singolo diventa la soluzione per tutti...un like pieno alla giornata!
Antonella Arianos
Giovedì 23 Agosto 2018
Dato l’oggettivo impegno previsto per l’escursione al KOCA PRI TRIGLAVSKI JEZERI un gruppo di 33 escursionisti è partito per la gita, altri hanno scelto di visitare le GOLE DI VINTGAR vicino a Bled.
Escursione al Koca pri Triglavskih Jezerih (Rifugio ai laghi del Triglav) (1685)
Partiamo per l’escursione con il pullman e percorriamo il lato sinistro del lago di Bohinj.
Il parcheggio del pullman si trova vicino al rifugio Savica, dal quale parte il nostro sentiero.
Diamo un'occhiata all'impressionante bastionata della Komarca che si trova di fronte a noi.
Dopo aver superato il ponte sul torrente Savica, il sentierino diventa ripido e si inerpica sulla muraglia rocciosa alta circa 650 metri. Il sentiero è costantemente ripido e facciamo attenzione a non muovere i sassi sul percorso.
Dalla salita ben tracciata si godono splendidi panorami sulla vallata di Bohinj e sull'arco di montagne circostanti.
Quando il sentiero diventa pianeggiante ed immerso in un meraviglioso bosco, ci troviamo di fronte il Lago Nero “Crno Jezero”. D’obbligo la tappa per le fotografie. Il lago si trova in una splendida conca di roccia bianca contornata di faggi e abeti rossi.
Riprendiamo il sentiero sempre diretti al Koca pri Triglavskih Jezerih . Questa volta la salita è leggera in una folta foresta dove la nebbia e la foschia mantengono la vegetazione sempre umida… e scivolosa. Arriviamo ai piedi della parete calcarea Bela Skala (roccia bianca). Da qui dopo alcuni tratti più ripidi ci troviamo di fronte l'incantevole Dvojno Jezero (Lago Doppio) dove qualcuno ne approfitta per un rapidissimo tuffo … poi tutti insieme ci troviamo al rifugio Koca pri Triglavskih Jezerih, meta della nostra escursione.
Il rifugio si trova in una posizione meravigliosa, in mezzo ad una radura ai bordi del bosco, accanto al lago doppio ed ai piedi del Monte Ticarica, la cui vista è davvero incantevole.
Ci fermiamo per una breve pausa pranzo, complice la gentilezza del gestore, le birre non mancano, qualcuno inoltre approfitta dell’ottima cucina. Le previsioni meteo però consigliano di non tardare per il rientro.
Ed infatti, proprio sul sentiero in discesa della Komarca ci sorprende il temporale…
Tutti organizzati anche in caso di mal tempo, raggiungiamo il rifugio Savica dove ci raggiunge il pullman che ci riporta all’Hotel.
Grande gita, montagne severe, scorci mozzafiato. Tutti molto soddisfatti!
Sissi Ainardi
Tutto per caso:
Ho voluto titolare così questa relazione, perché è così che é andata. Se non mangiavo vicini sulle sponde del lago di Bled non avrei avuto mai avuto questa possibilità di conoscervi e l’invito di fare con voi questo bel trekking al rifugio Dvojno Jezero. In questa grande famiglia che é il Cai non potevo conoscere persone migliori e preparate, il presidente Osvaldo Vair mi ha messo subito a mio agio presentandomi al gruppo nel pullman, e una volta arrivati ad Ukanc da dove è iniziato il trekking ho avuto la possibilità di approfondire la loro conoscenza, devo riconoscere che sono stato molto bene ed oltre all’escursione che é stata molto bella, ho conosciuto delle bellissime persone e, mi porterò via da questa esperienza nuove amicizie e un bellissimo ricordo che porterò sempre nel cuore. Vi ringrazio ancora tutti per l’accoglienza e vado via con la speranza di poter fare ancora insieme qualche bella uscita con le nostre rispettive sezioni. Vi aspetto ad Orvieto. Un ringraziamento speciale al presidente Osvaldo Vair e ai direttori di escursione Sissi e Francesco.
Alessandro Barone Cai Orvieto
GOLA DI VINTGAR
Dopo aver accompagnato gli escursionisti il pullman accompagna il nostro gruppo alla Gola di Vintgar.
La gola del Vintgar è lunga 1,6 km, e si snoda lungo un percorso scavato dal torrente Radovna, che forma altresì bellissime cascate, e rapide. Sopra la gola, un sentiero educativo conduce attraverso ponti e gallerie di Zumer, per concludersi con un'imponente cascata, alta 13 metri.
Il percorso totale è di circa 2 ore ed è caratterizzato da passerelle in legno che si snodano tra scogliere rocciose, suggestive pareti verticali ed acque cristalline.
Molto caratteristica è la salita alla Chiesa di Santa Caterina che permette ad alcuni di concludere ad anella la visita completa.
Carla Ainardi, Diego Tescaro
Venerdì 24 Agosto 2018
Lubiana
Questa mattina le previsioni metereologiche non prevedono nulla di buono, anzi a dire la verità è prevista pioggia già a partire dalla mattinata, così non rimane altro da fare che cercare una meta alternativa. La scelta ricade sulla capitale della Slovenia, la bella e antica città di Lubijana. Alcuni fra i più temerari decidono comunque di rimanere a Bohjini sfidando il tempo , mentre un gruppo di 64 persone decide di partire alla volta della città , che dista un’ottantina di Km.
L’autobus ci lascia nel piazzale della stazione ,vicinissimi al centro della città.
La giornata è soleggiata e calda. Il gruppone appena sceso dall’autobus inizia a sparpagliarsi per le vie cittadine. Oltrepassato il ponte del drago, chiamato così per la presenza ai suoi lati di 4 giganteschi dragoni in rame battuto, i gruppettini si disperdono seguendo i propri interessi. C’ è chi decide di salire sulla collina sino al castello per ammirare il panorama,….. chi sceglie la visita alla cattedrale barocca di San Nicola,….. chi decide di passeggiare lungo le rive ombreggiate del fiume Liubjanica cercando i tre ponti caratteristici della cittadina,...chi decide di visitare il mercato dell’artigianato all’aperto,….. chi si perde nei vari negozietti di souvenir. Ogni tanto i vari gruppetti si rincontrano scambiandosi informazioni ed impressioni.
Intanto nel corso della giornata il cielo è diventato plumbeo e minaccioso di pioggia, infatti alle 16 facciamo appena in tempo a risalire sull’autobus per il ritorno che iniziano a cadere le prime gocce di pioggia.
Oggi non abbiamo scarpinato in salita ma alla fine di km ne abbiamo percorsi comunque tanti.
Enrica Croletto
Per il ritorno si segue il medesimo percorso dell’andata.
12 agosto - Lac de Cristol
Alle 7.00 come previsto da programma ci siamo ritrovati in piazza mercato a Bussoleno. Composti gli equipaggi delle varie auto, ci siamo incamminati, lasciando ben volentieri quelle nubi che poco prima avevano già versato qualche goccia di pioggia. A Oulx una tappa per una buona colazione e per incontrare la nostra socia Stefania che si è unita alla comitiva. Rinvigoriti si riparte per Bardonecchia, dove altri partecipanti ci attendevano prima di salire al colle della Scala.
Finalmente, dopo un breve viaggio e molte piacevoli chiacchere, siamo arrivati al parcheggio di Haute Nevache vestito a festa e con tanto di mercatino tipico. Calzati gli scarponi e riempite le borracce alla bella e buona fontana in pietra del paese, ci siamo portati verso la partenza oltre il secondo ponte sul fiume Claree' alle porte del paese.
Una bella fila di 25 escusionisti e una cucciola di labrador si è incamminata lungo un sentiero irto ma con bei tornanti, all'interno di una foresta di pini e abeti che fortunosamente ci regalava a tratti, una provvidenziale ombra. Quando invece la vegetazione si faceva più rada, ecco che qualche nuvoletta veniva in soccorso a coprire brevemente il sole, cosicché risultasse meno faticosa la salita.
Arrivati poi al bivio d' incontro con il futuro sentiero della discesa la salita si è fatta più dolce e lo spazio si è aperto a mostrare tutt'intorno splendide vette e prati di un verde intenso. Tra un passo e l"altro,grandi scorpacciate di mirtilli. In breve d'avanti a noi si è svelato lo spettacolo del lac Cristol e dopo qualche foto di rito abbiamo proseguito sul sentiero che in parte costeggia il lago e salendo incontra più sopra il lac Rond, dove un gruppo già pago si è fermato a consumare il pasto e a bearsi del panorama, dei pescetti del lago e delle sue acque invitanti dove la cucciola Trudy non si è potuta negare un rinfrescante bagnetto.
Un gruppetto di insaziabili gambe si è invece spinto alla porte de Cristol per poi ricongiungersi al resto del gruppo in prossimità del primo lago. La discesa si è svolta senza intoppi malgrado il setiero a tratti ripido finché tornati al paese l'allegra brigata ha potuto rifocillarsi ai vari caratteristici punti ristoro. Ottime davvero le crostate e il pane della boulangerie caffetterie difronte all' antica chiesetta assolutamente da visitare!
Mina Montemurro
5 agosto - Festa all'Amprimo
8 luglio - Colle di Nana - Becca Trecarè
Finalmente una splendida giornata di sole, dopo una serie di gite annullate per il maltempo o effettuate con tempo incerto, con tratti sotto la pioggia. E proprio ci voleva per ammirare lo splendido panorama sui ghiacciai e su diversi 4000 della Valle d'Aosta.
Siamo in 54 sul pullman che ci scarica alla frazione Buisson del comune di Antey St. André nell'ampio parcheggio di fronte alla stazione di partenza della funivia che in circa 5 minuti sale fino a Chamois. Occorrono due corse per far arrivare tutti i componenti del gruppo. Un gruppetto di 6 persone di ottimi camminatori, sotto la guida di Franco Lucà, che aveva effettuato il sopralluogo col sottoscritto, parte in anticipo sugli altri con lo scopo di raggiungere la vetta. Il resto del gruppo, anche per risparmiare circa 200 m. di dislivello, sale sulla seggiovia che conduce al Lago di Lod..
Si attende l'arrivo di tutti e poi si parte in direzione del Santuario di Clavalité situato sulla cresta che separa Chamois da Cheneil. Questo tratto si svolge in gran parte sul tracciato di piste di servizio degli impianti sciistici su pendii spesso molto ripidi, che mettono a dura prova le persone meno allenate. La fatica è ricompensata dal panorama che, salendo, si allarga.
Arrivati in cresta al Santuario ci accoglie una splendida visione del Cervino, sgombro di nuvole. La pausa è doverosa, per rifocillarsi, scattare fotografie e attendere gli altri componenti del gruppo che arrivano sparpagliati.
Si riparte, con il percorso che diventa più piacevole e a mezza costa. Tra bei pascoli si supera un lago, si sale più decisamente fino a intersecare il sentiero che percorreremo in discesa, si passa accanto a un altro lago che precede il valloncello finale in buona parte ancora innevato che ci porta al Colle di Nana a quasi 2800 m. Qui dall'altro versante (Val d'Ayas) ci appare, suscitando diversi oh di meraviglia per la visione appagante, il gruppo del Rosa, coi suoi ghiacciai, dal Breithorn ai Lyskamm. Sono passate circa 3.30 ore dalla partenza dal Lago di Lod, si è affamati per cui fuori le provviste dagli zaini sulle rive del laghetto sottostante al colle sul versante Val d'Ayas.
In sei decidiamo di raggiungere la cima della soprastante Becca Trecaré, per quale occorrono circa 30-40 minuti con un dislivello di circa 250 m. La salita è ripida, su una traccia che in mezzo a una pietraia raggiunge la cresta. Incontriamo il gruppetto di Franco che sta scendendo. La traccia continua, sempre ripida, poco distante dal filo di cresta, fino a raggiungere le facili roccette finali su cui ci arrampichiamo per raggiungere la cima. La vista è a 360° sul Cervino, il Rosa, il Gran Paradiso, il Grand Combin, il Ruitor e tante altre montagne
In diversi gruppi si torna quindi verso Chamois percorrendo il sentiero che scende a gradoni in un bellissimo vallone, con pianori, laghetti e alpeggi. La parte finale si percorre su una pista di servizio ad un alpeggio. Si riprende quindi la funivia che ci riporta al fondovalle al pullman, affaticati, abbrustoliti dal sole, ma contenti per la giornata vissuta in uno splendido ambiente alpino.
Alessandro Martoglio
1-2 luglio - Becca d'Oren
Domenica 1° luglio ci siamo ritrovati ad avigliana alle 7:30 nel parcheggio dell’Auchan di Rosta per la gita alpinistica, meta, becca d’Oren in Val Pelline Valle d’Aosta.
Siamo in 26 con 6 macchine partiamo da rosta verso le 8 e imbocchiamo l’autostrada Torino-Aosta, la giornata si dimostra serena e la temperatura è quella estiva tipica di luglio, il meteo è abbastanza favorevole sia per domenica che lunedì il giorno della ascensione con possibilità di qualche temporale verso tarda sera, arriviamo all’autogrill di Aosta verso le 9:00 per una sosta idraulica e caffè ce la prendiamo comoda e ci godiamo anche un pò il paesaggio circostante, nel mentre gli autisti si informano sull'uscita da prendere e quale strada bisogna fare per andare alla nostra meta Bionaz. Sono le 9:20 ci rimettiamo in marcia per raggiungere Bionaz per poi incamminarci al rifugio Naccamuli (2.818 m s.l.m).
Arriviamo nell’area di sosta nei pressi della diga del Lago di Moulin alle ore 10:00 dove prepariamo gli zaini e ci infiliamo gli scarponi pesanti, percorriamo un tratto molto panoramico su tutto il lago sottostante, arriviamo ad un bivio e prendiamo quello di sinistra per andare al rifugio Naccamuli; inizia con una leggera salita fino ad arrivare ad un pianoro dove troviamo una pista sterrata per il passaggio delle vetture, percorriamo per un'ora tutto il tragitto fino ad imboccare il sentiero immerso in una pineta; la percorriamo per 2 Km fino ad arrivare nelle vicinanze della valle glaciale dove scorre il torrente di fusione della neve di quest’anno e di ciò che rimane del ghiacciaio in quota.
Arriviamo a metà strada dalla nostra meta e dobbiamo percorrere un enorme nevaio che copre il sentiero fino a raggiungere il punto di attacco dell’ultimo tratto prima del rifugio, ci fermiamo per ricompattarci e per una piccola pausa. Sono le 12:30 e una volta ricompattati ci incamminiamo per l’ultimo tratto, il più impegnativo ma ce ne rendiamo contosolo quando siamo davanti ad un pendio innevato dove troviamo una corda fissa e una serie di gradini d’acciaio posti sul sentiero. Dopo una serie di tornanti interminabili arriviamo sul pianoro e vediamo il nostro punto di ristoro posto in cima di una rocca; c’e ancora da fare una serie di tornanti e una piccola gradinata nei pressi del vecchio edificio per raggiungere il nuovo rifugio.
Arrivati ci riposiamo e prendiamo posto nel letto castello; una volta sistemato tutto scendiamo e ci godiamo il paesaggio con una bella birra fresca. Finita la birra una piccola lezione su come comportarci sul ghiacciaio, sui nodi da fare e come costruire il cordino da ghiacciaio tenuta da Giorgio Ferraris, Flavio Plano, Carlo Borello e Paolo Miglietta. Finita la lezione sonole 18:00 ed è ora di fare un bel pasto preparato dai rifugisti, il menu comprende zuppa di farro, pasta asciutta con sugo, purea con spezzatino e piselli, budino e da bere acqua del rifugio e vino sfuso. Verso le 19:30 saliamo al piano di sopra per riposarci e impostiamo la sveglia per le 4:00 del mattino.
All'ora stabilita tutti “giù dalla branda” a fare colazione e prendere i termos pieni di tè caldo, una volta finita la colazione e lasciato una radio a un nostro membro che rimane nei pressi del rifugio, ci prepariamo per partire alla volta della becca.
Il tempo, alle prime luci dell’alba, non era meraviglioso e speriamo di avere la luce della luna piena in modo di avere molta più visibilità. Verso le 4:30 parte il primo gruppo composto da quelli più veloci ed i più esperti, poco dopo parte l’ultimo gruppo. Una volta partiti ognuno prende il suo ritmo di salita ma ci ritroveremo tutti su in cima. Verso le 6:00 raggiungiamo il Col Collon; si inizia a intravedere un pò di azzurro e le prime luci sferzare le cime circostanti.
Ci fermiamo per metterci in conserva come prestabilito la sera prima e,una volta assicurati, riprendiamo il cammino lungo un nevaio che si e formato con la neve di questo inverno. Procedendo arriviamo alle pendici del ghiacciaio originale ormai ritirato e ricoperto di neve. Verso le 7:00 i primi sono già arrivati in vetta, le ultime cordate stanno iniziando ad arrivare nei pressi della cima che presenta una salita di 100 mt su una pendenza di circa 60°.
Verso le 8:00 anche gli ultimi arrivano in cima, ci si gode il paesaggio circostante vedendo le vallate sul versante svizzero, in lontananza si vedono le cime del Bianco e davanti in direzione sud est si scorge la Nord del Cervino.
Verso le 8:30 inizia la discesa per lo stesso tragitto fino al rifugio dove arriviamo tutti alle ore 11:30. Alle ore 13:00 ripartiamo dal rifugio percorrendo il tragitto di salita per poi arrivare al parcheggio intorno le 16:30 e da quì in auto fino a casa.
Ringrazio a tutti i membri del uscita del 1-2 luglio per il sostegno tecnico e anche dell’aiuto per i problemi avuti durante la fase di discesa dal rifugio fino al parcheggio di Bionaz, una bella esperienza da poter ripetere.
Marco Nardelli
24 giugno - Ceillac
Nel 2018, a differenza del 2017, dobbiamo fare i conti con le bizze meteorologiche che non si decidono, al momento, a far decollare l'estate e il bel tempo. Le previsioni prevedevano tempo discreto al mattino con possibilità di rovesci al pomeriggio, il che si è avverato.
Comunque non lamentiamoci, l'itinerario proposto è stato apprezzato, l'ambiente in cui si è svolto è stato piacevole per tutti, malgrado la fastidiosa pioggerellina ghiacciata che ci ha accompagnato nel tratto di discesa dopo il Col Fromage fino al villaggio di Villard, ed è stata portato a termine senza problemi.
La partenza dall'incantevole pianoro di Ceillac, ricco di prati fioriti, meraviglia di colori per i nostri occhi, è avvenuta verso le 9.50, dopo esserci fermati per la colazione presso l'ormai abituale bar (quando veniamo da queste parti) sotto il forte di Mont Dauphin (pratico per il parcheggio e piacevole, per noi maschietti, per l'avvenenza delle bariste) e aver attraversato le vertiginose gole del Guil.
Il primo tratto del percorso si svolge attraverso una pista in mezzo ai prati ed è in comune colla decina di ferratisti diretti alla falesia della Clapière fino all'isolata chiesa di Santa Cecilia, a fianco della quale vi è il cimitero di Ceillac. Salutati i ferratisti ci si dirige in salita verso il Col de Bramousse, costeggiando prati e le ultime case della frazione Clapière. Entriamo in un valloncello che lasciamo per inoltrarci a destra su un sentiero in un bel bosco di conifere. Attraverso innumerevoli ripidi tornanti sbuchiamo a 2000 metri sul bel pianoro dell'Aiguillette, da cui possiamo ammirare, di fronte a noi, sul versante opposto della valle, l'innevato massiccio della Font Sancte. Sosta e compattamento gruppo. Da qui in circa 45 minuti raggiungiamo, con agevole salita, tra pascoli, rododendri e tane di marmotte, il Col de Bramousse. Breve sosta e poi affrontiamo il sentiero non segnalato che si dirige verso la Crète des Chambrettes. Un primo tratto ripido ci porta a un colletto, una traversata a mezza costa ci conduce sul versante nord della Crète, poi si rientra su quello sud e sempre a mezza costa, con agevole salita, si arriva sulla cresta in corrispondenza dell'antico osservatorio militare, punto più alto del percorso, a 2570 m.
Il tempo volge al nuvoloso. Il panorama a 360° è splendido, anche se le alte vette degli Ecrins sono avvolte nelle nubi. L'appetito, dopo circa tre ore di cammino, non manca, per cui fuori dallo zaino le provviste. Purtroppo non ci possiamo sollazzare perché si cominciano a sentire le prime gocce di pioggia che presto si trasformano in una pioggerella ghiacciata. Zaini chiusi in fretta, mantelline o ombrellini attivati e via, anche gli ultimi arrivati, che non hanno avuto il tempo di alimentarsi, ad affrontare la discesa verso il Col Fromage, che per fortuna si svolge su un bellissimo sentiero militare a pendenza costante e per nulla sassoso. Smette di piovere e si arriva al Col Fromage, dove si attende tutta la truppa. Il tempo migliora, si finisce di rifocillarsi, ci permettiamo un po' di relax e posare per l'immancabile fotografia di gruppo.
Si inizia la discesa, una nuvola scura scarica nuovamente la pioggia, che questa volta è più intensa e ci accompagna fino al sottostante villaggio pastorale di Villard. Smette di piovere, Ceillac ormai è vicina. La raggiungiamo, avendo il tempo di visitare il centro storico del paese, con la caratteristica chiesa di San Sebastiano, e, prima di partire, di fermarci presso qualche bar per gustare una birra o un caffè.
Alessandro Martoglio
27 maggio - Robilante
SENTIERO “VALERIO TASSONE”
In questa pazza primavera, guardando le previsioni fino all’ultimo, si prende la decisione di effettuare la gita in programma a Robilante in quanto le previsioni danno pioggia ma nel tardo pomeriggio .
Si parte non proprio puntuali da Bussoleno e dopo le classiche fermate lungo la strada si imbocca l’ autostrada con un pallido sole che fa capolino tra le nuvole. Immancabile sosta all’autogrill e si giunge a Robilante verso le 09:30, indossati gli scarponi e distribuite le radio, si parte.
Dopo un primo tratto su asfalto il serpentone dei “caini” ( siamo in cinquanta) si allunga dove iniziano lo sterrato e la salita nel bosco di castagni. In breve si raggiunge Tetto Valla ( tetto è sinonimo di borgata usato in queste zone) oltrepassato Tetto Valla con numerosi saliscendi e seguendo l’ottima taccatura raggiungiamo Tetto Rescasso , qui ricompattiamo il gruppo, e dopo un breve consulto alcuni decidono di tornare a Robilante, approfittando di una delle scorciatoie presenti sul percorso, gli altri dopo aver mangiucchiato qualcosa riprendono il cammino per raggiungere prima il pilone votivo di Snive e poi il “laghetto” delle Piagge . Da qui con un percorso leggermente piu’ impegnativo raggiungiamo la Madonnina della Luce, punto panoramico e con una panchina decisamente fuori misura, iniziamo a mangiare ma non abbiamo molto tempo per riposare, perche’ dei tuoni in lontananza ci spingono a partire i fretta, la pioggia è in anticipo rispetto alle previsioni, scendiamo lungo un bel single track e raggiungiamo la Piana delle Piagge . Mentre scendiamo lungo il sentiero inizia a piovere, per un po’ le foglie fungono bene da ombrello ma poi dobbiamo ricorrere a ombrelli e mantelline.
In due ore siamo nuovamente a Robilante e visto che la partenza è prevista per le 17:00 ed è anche rispuntato il sole, ne approfittiamo per goderci un buon gelato nella vicina gelateria e qualcuno anche per visitare il Museo della Fisarmonica e quello Ferroviario alla stazione. Si riparte in orario e alle 19:00 siamo di nuovo a Bussoleno.
Piercarlo Bossotto
19 maggio - Giornata dei Sentieri - Fugera
Sabato 19 Maggio un piccolissimo gruppo di Soci della Sezione di Bussoleno ha aderito alla richiesta di partecipare alla Giornata dei Sentieri, che annualmente il CAI promuove nel mese di Maggio. Avevamo deciso già l'anno scorso, in cui avevamo soltanto ripristinato un piccolo tratto franato a monte dell'Alpe Toglie, sul sentiero che conduce al Bivacco Orsiera, di ripulire il sentiero che dalla borgata Falcemagna di Bussoleno, conduce alla località Fugera, ove nei secoli passati era ubicata una cava di marmo di buona qualità, che si vede lavorato in vari monumenti della valle e anche nella città di Torino (nel Duomo per esempio).
Non potevamo assolutamente immaginare quanto sarebbe accaduto nell'autunno inoltrato del 2017, con incendi, che a memoria d'uomo nessuno ricordava e che quasi sicuramente di natura dolosa nella maggior parte dei casi erano stati alimentati da venti molto forti e da un periodo di siccità superiore ai tre mesi. Alle 08.00 ci siamo ritrovati davanti alla Sede delle Grange in 7. La nostra guida era Mariuccia, che affettuosamente tutti noi definiamo, la "Signora della Fugera", perchè lei infaticabile percorre questo sentiero decine e decine di volte nell'arco dell'anno.
Dopo aver lasciato le macchine nel piccolo parcheggio della Borgata Falcemagna, partiamo, e dopo aver percorso la nuova strada tracciata per la risistemazione dell'acquedotto arriviamo all'attacco della mulattiera. Se dopo i lavori che interessano tutto questo versante, non ci sarà un pianificazione di interventi per i tratti potenzialmente franosi la faccenda potrebbe diventare veramente seria, come purtroppo abbiamo visto lungo Via S.Lorenzo nelle settimane scorse.
Le squadre AIB di tutta la Valle e non solo, nell'autunno avevano già fatto un ottimo lavoro e noi piano piano rifiniamo quanto da loro iniziato. Ad attenderci in cima c'è Mariuccia che ci accoglie con the caldo (siamo al 19 Maggio e ci sono 13 gradi circa) e dei fragranti canestrelli. Questo luogo è veramente bello e la vista che si gode da quassù è impagabile, (non oggi sicuramente con le nuvole cariche di pioggia).
Constatiamo con rammarico che nel casotto che tanti decenni fa ospitava gli scalpellini, entra acqua dal tetto, nonostante le tante amorevoli cure di tanti amanti di questa meta. Scendiamo sempre preceduti da Mariuccia e come preannunciavano le nuvole la pioggia ci accompagna sino alle macchine. Eravamo in pochi, ma conto che nella prossima uscita che metteremo in programma nell'autunno i volontari siano un pochino più numerosi.
Il sentiero da ripulire lo decideremo presto e con anticipo faremo in modo che tutti possano, compatibilmente con i propri impegni, partecipare a questa iniziativa che rende anche il gruppo più coeso nell'amicizia del Sodalizio.
Osvaldo Vair
28-1° maggio - Frejus – Esterel
30 aprile – Anello del Pic du Cap Roux
L'ultima gita in programma del nostro soggiorno nell'Esterel è considerata la classica del gruppo montuoso e, secondo il mio parere, è la più bella per l'ambiente attraversato, caratterizzato dai rossi
roccioni di riolite e i vasti panorami che si possono ammirare. Fra l'altro siamo stati assistiti da un
tempo splendido che ci ha permesso di apprezzare ancora di più l'itinerario.
Verso le 8.30 una lunga fila di auto si mette in moto, dopo aver impostato sul navigatore o sullo smartphone la mappa del percorso che ci conduce al punto di partenza. Dobbiamo percorrere circa 24 Km. per giungere al parcheggio presso la sorgente della Sainte Baume, che si trova all'interno del massiccio. Costeggiata la periferia di Saint Raphael, prima di Agay, si prende a sinistra una piacevole stradina asfaltata che, in circa 6 Km., tra foreste di pino marittimo e querce da sughero, ci conduce al punto di partenza.
Prima di intraprendere l'anello affrontiamo un ripido sentiero che in 20 minuti sale alla grotta cappella dove visse l'eremita Saint Honorat che successivamente fondo' il monastero su una delle isole Lerins di fronte a Cannes. L'ultimo tratto di sentiero costeggia uno strapiombo. Con l'aiuto di un mancorrente e di una corda fissa anche chi patisce un po' di vertigine riesce ad arrivare alla cappelletta scavata nella roccia. Un vero nido d'aquila.
Soddisfatti si ridiscende sul sentiero per intraprendere l'anello. Andiamo in direzione est e ci portiamo sul versante orientale del Pic du Cap Roux, con vista sul golfo di Cannes e le isole Lerins. Si sale su un buon sentiero attraversando rosse pietraie di porfido per giungere a un colletto da cui, in breve, si raggiunge la cima. L'altezza è modesta (m. 453) ma il panorama che possiamo ammirare è vasto. Una tavola di orientamento ci aiuta a decifrarlo. A est il golfo di Cannes con le sue isole, Cap d'Antibes, sullo sfondo più a nord le Alpi Marittime ben innevate, a sud ovest le baie di Anthéor e di Agay, col Cap Dramont percorso da noi due giorni prima; sullo sfondo il golfo di Saint Tropez con il Massiccio dei Maures. Di fronte a noi spicca il Pic de l'Ours e più a nord il Mont Vinaigre, la cima più alta del gruppo, meta della gita del giorno precedente.
Sotto la cima vi sono degli spettacolari roccioni rossastri che si elevano in mezzo alla macchia mediterranea. Scendendo al Col del Pic du Cap Roux li costeggiamo. Una breve sosta al colle ci permette di compattare il gruppo e di mettere un po' di carburante in corpo. Si prosegue dapprima in discesa e poi si punta decisamente in direzione est per affrontare un lungo tratto a saliscendi a mezza costa tra pietraie e roccioni. Affacciatisi nuovamente verso il golfo di Cannes si scende decisamente per giungere poco sopra la strada costiera. Qui si cambia decisamente direzione andando verso ovest su un sentiero pianeggiante.
Ci si ferma per il meritato pranzo al sacco per riprendere quindi il cammino che ci porta su una strada forestale asfaltata, vietata al traffico, che in salita ci conduce a un colletto sottostante alll'imponente torrione denominato Rocher Saint Barthélémy. Si risale su sentiero per arrivare in mezzo alla vegetazione mediterranea ai blocchi di rocce rosse del Col di Saint Pillon, Un ultimo sguardo al mare e poi in discesa in breve alle auto, non prima di una sosta dissetante alla sorgente della Sainte Baume.
Alessandro Martoglio
8 aprile - Anello di Vezzolano
Considerato il periodo di maltempo di questo inizio primavera siamo stati fortunati. La gita era prevista per l'11 marzo ma era stata annullata per la pioggia. Si era deciso di spostarla all'8 aprile annullando quella prevista nel Verbano, visto che il più che probabile innevamento ci avrebbe reso difficoltosa l'escursione.
Partiti dalla nostra valle con tempo nuvoloso, verso Torino è più chiaro e si intravvedono squarci di sereno. A Chivasso si lascia l'autostrada in direzione della Collina Torinese. La meta di partenza dell'itinerario è il paesino di Berzano San Pietro. Siamo in 75. Arrivati, dopo una pausa tipo autogrill nell'unico caffè aperto del paese, si parte.
L'escursione ci condurrà, attraverso stradine asfaltate, piste e viottoli, all'Abbazia di Vezzolano. La temperatura è gradevole, il sole ogni tanto fa capolino, il paesaggio comincia finalmente ad avere i colori della primavera. Si sfiora il paese di Cinzano col suo castello, e, dopo un tratto in salita, si arriva su una panoramica dorsale per poi scendere tra boschi, cascine, villette, noccioleti e i primi vigneti sulla strada provinciale che collega Berzano a Castelnuovo Don Bosco. La si attraversa per risalire su un tratto asfaltato alla borgata di Pogliano. Si descrive quindi un ampio semicerchio che ci porta a un colletto sovrastante l'Abbazia di Vezzolano a cui scendiamo in pochi minuti.
Sono le 12.45. Camminiamo da due ore. Una parte dei partecipanti decide di visitarla prima di rifocillarsi, gli altri preferiscono dare la precedenza alle esigenze dello stomaco. Un posto di ristoro presente ai lati del parcheggio dell'Abbazia permette di gustarci un buon caffè o un bicchiere di vino locale.
Verso le 14.45 si riparte in direzione di Castelnuovo Don Bosco. Si risale al colletto per poi affrontare un sentiero in discesa in alcuni tratti ripido, che sarebbe stato molto scivoloso in caso di pioggia nei giorni precedenti la gita. Raggiunto il fondo di una valletta percorsa da un rio una breve salita ci permette di raggiungere una dorsale molto panoramica sulla Collina Torinese e il Monferrato (la cerchia alpina purtroppo, per la foschia e le nuvole, non si vede). Siamo circondati dai vigneti su entrambi i versanti della dorsale. Si punta decisamente a est in direzione della meta di arrivo.
Si effettua una sosta presso una cappella situata su un poggio, dalla quale si vede sotto di noi l'abitato di Castelnuovo, verso cui scendiamo su una pista che ci porta all'ingresso del paese. Ci dirigiamo verso la Piazza del Mercato dove sono posteggiati i due pullman.
La gita non è finita in quanto non è esclusivamente escursionistica ma anche gastronomica. Saliti sui pullman ci dirigiamo verso il vicino paese di Moncucco per gustare la merenda sinoira presso la Trattoria del Freisa. Il posto e il pasto riscuotono il gradimento dei presenti.
La gita è andata in porto nel migliore dei modi e poco importa se, appena usciti dal ristorante, come da previsioni comincia a piovigginare.
Alessandro Martoglio
7 aprile - Giornata di avvicinamento alla roccia
Anche quest'anno le sezioni dell'Intersezionale in collaborazione con gli istruttori della Scuola Giorda hanno organizzato, presso la parete della cava di Borgone, una giornata dedicata alla roccia.
Nel corso della mattinata i circa 50 partecipanti hanno potuto provare la discesa in corda doppia, ad arrampicare, ad approfondire le tecniche di assicurazione, soste, nodi, progressione di cordata su ghiacciaio e tutte le manovre necessarie per un uso corretto del materiale.
La giornata, che ha riscosso il plauso di tutti i partecipanti, si è conclusa con un piccolo rinfresco offerto dall'Intersezionale.
Claudio B.
11 febbraio - Monte Sette Fontane
Le gite di inizio stagione in Liguria hanno sempre avuto un gran numero di adesioni. I motivi vanno ricercati probabilmente sia per i non eccessivi dislivelli, sia per il desiderio di allontanarsi dall'inverno dei nostri luoghi e camminare a temperature più miti e anche per ammirare il verde della vegetazione mediterranea e le prime fioriture in anticipo rispetto alla nostra valle.
Siamo una settantina, su due pullman, a giungere, dopo l'uscita dell'autostrada di Arma di Taggia, dove è salita la signora Daniela, che ci aveva fatto da guida lungo i sentieri della precedente gita sulle alture di Laigueglia, all'abitato di Castellaro, attraverso una stretta stradina di circa 5 Km. su cui i nostri autisti hanno dovuto mettere in mostra la loro abilità di guida.
Qui ci attendono Luca Guglielmetto e la moglie, giunti in auto.
La giornata è serena, la temperatura gradevole; verso le 10.15 ci incamminiamo lungo i pittoreschi vicoli del borgo per deviare, dopo le ultime case, su una mulattiera in salita che ci porta sulla stradina che in circa 1 km. ci conduce sul sagrato del Santuario della Madonna di Lampedusa, di epoca barocca. Lo troviamo aperto, avendo così la possibilità di visitarlo.
E' stato costruito a inizio del 1600 per iniziativa di un ricco abitante di Castellaro per ringraziare la Madonna per essere riuscito a fuggire, su una rudimentale imbarcazione a Lampedusa, dai pirati barbareschi che lo avevano catturato durante una delle loro frequenti incursioni dell'epoca sulle coste liguri.
Dopo la visita si sale lungo un vallone su una pista in mezzo alla macchia mediterranea e a dei pini fino a raggiungere il panoramico Colle di San Salvatore. Qui purtroppo la temperatura è cambiata; siamo accolti da un gelido venticello. La vetta è vicina. Una quindicina di minuti e siamo sull'ampia spianata sommitale, dove troviamo un gregge di pecore al pascolo. Dopo esserci ben imbacuccati cerchiamo dei posti un po' riparati per poter consumare il pranzo.
La pausa non è lunga, malgrado il sole e il bel panorama, per via del freddo venticello, per cui cominciamo a scendere sull'ampia cresta in direzione del Monte Croce, dopo il quale troviamo una mulattiera che, con alcuni tratti selciati ben conservati, scende fino a un gruppo di case dove si trova una grossa fattoria con allevamento di bovini. In breve siamo sulla strada asfaltata poco trafficata che ci conduce, tra ulivi, mimose fiorite e tante orchidee selvatiche lungo i bordi della strada ad inizio fioritura, a Castellaro.
I due bar del paese sono chiusi per cui, contattati gli autisti, anticipiamo il ritorno a casa. Purtroppo il viaggio di ritorno rischia di trasformarsi in un'odissea. Poco prima di Pietra Ligure il pullman più grande, in una galleria, ha il motore che perde colpi, sembra che si riprenda, ma poco dopo è costretto a fermarsi, per fortuna in corrispondenza di una piazzuola. Si teme una sosta prolungata in attesa di un mezzo sostitutivo, ma poi, dopo una serie di telefonate dell'autista e dopo aver tenuto acceso il motore per una ventina di minuti, si riparte con parecchia apprensione. Per una lunga coda causata da un incidente stradale si va avanti a singhiozzo fino a Savona, poi si procede spediti, finchè, dopo Fossano, troviamo un'altra coda di alcuni Km. a causa dei soliti eterni lavori su un lungo viadotto. Ancora un po' di paura quando giungiamo ad Avigliana, quando il motore del pullman comincia di nuovo a perdere colpi. Per fortuna si riprende e finalmente, poco dopo le 22, l'incubo dell'infinito viaggio di ritorno finisce.
Alessandro Martoglio
28 Gennaio - Cresta di Laigueglia
L'influenza che ha messo a letto circa quattro milioni di Italiani in queste settimane, ha mietuto le sue vittime anche tra coloro che si erano prenotati per questa prima gita di escursionismo, con destinazione Laigueglia, in provincia di Savona. La lista dei potenziali partecipanti è stata un susseguirsi di iscrivi-cancella continuo sino al sabato precedente.
Anche con il pullman non è stato semplice far quadrare la taglia del mezzo con le prenotazioni. La segretaria di Bellando, Serena è stata comunque brava a trovare un mezzo su misura. Domenica mattina siamo iscritti in sessanta sul pullman, più una vettura che ci seguirà, condotta da Marilena Vighetti che con gentilezza accompagna Ugo che con i giochi precedenti era rimasto fuori per un soffio. Il cielo terso con un'aria veramente frizzantina, preannuncia una buona giornata. Arrivati ad Avigliana, constatiamo che tutti si sono presentati. Consueta pausa all'Autogrill e giù verso Savona, ma purtroppo un incidente causa ghiaccio, ci costringe ad uscire a Millesimo e rientrare a Carcare. Leggeremo poi che fortunatamente nessuno si è ferito gravemente.
All'arrivo a Laigueglia ci attendono le famiglie Bosco e Roccia, che sono arrivate in auto. Quando facemmo la ricognizione dell'escursione, io e Mina, incontrammo una signora di nome Daniela, originaria di Pinerolo, che da tanti anni vive a Laigueglia: si era subito proposta di accompagnarci lungo i sentieri che tutti i giorni percorre in compagnia del bel cagnone Brush e puntuali si presentano entrambi all'arrivo del pullman.
Il lungo serpentone si snoda tra le ultime case di Laigueglia al confine con Andora per raggiungere la suggestiva borgata di Colla Micheri, ove tra gli altri abitanti, ha annoverato l'esploratore norvegese Thor Heyerdahl, che negli anni 50 dimostrò con un'impresa eccezionale (traversata del Kon-Tiki) la presenza dei suoi antenati vichinghi sulle terre americane molti secoli prima di Colombo. Qui incrociamo anche un bel gruppo di Torino della Trekkig Italia che procede verso Andora.
Percorriamo quindi un bel tratto della cresta che sovrasta Laigueglia e giungiamo a Poggio Brea dove consumiamo il pranzo.Il sole caldo ci coccola sino alle 14.30 poi ripartiamo per scendere verso l'abitato e completare l'anello. Qui in piazzetta Garibaldi in collaborazione con una panetteria locale il CAI-UGET di Bussoleno, con una gradita sorpresa, offre un bel trancio di focaccia ligure, accompagnato da un buon bicchiere di vino e bibite varie a tutti i partecipanti. Speriamo di rivedere molti di voi alla ciaspolata "Fagiolo di Legno" domenica 04 Febbraio al Frais.
Osvaldo Vair