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 Programma gite 2025    

Gite Intersezionale 2025 

Bivacco Orsiera - CHIUSO. Ritirare le chiavi presso il "Ristorante delle Alpi" ai Giordani di Mattie.

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Anno 2014

Relazione di tutte le gite

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12 gennaio - Clot de la Soma

Con questa prima gita, che ci vede in compagnia degli amici del Cai di Rivoli, si inaugura ufficialmente la stagione 2014 e, di certo, non possiamo lamentarci.
Il tempo è stato bellissimo, il pullman pieno e qualche intoppo organizzativo non ha scalfito la nostra soddisfazione per la bellissima gita. Si parte da Bussoleno alle 7.00 ed è ancora buio, a Rivoli siamo a pieno carico e tutti allegri, le previsioni sono belle, Pragelato ci accoglie circondata da cime innevate e, calzate chi le ciaspole chi gli sci, siamo pronti a partire.
Saliamo alla sinistra orografica del Chisone lungo le vecchie piste ora dismesse (chissà perché dismetterle?), dapprima siamo ancora nell’ombra ed il clima è abbastanza rigido, ma forse è meglio così, perchè il pendio è piuttosto ripido e percorrerlo all’ombra ci stanca meno, quando siamo baciati dal sole la temperatura si fa quasi primaverile e c’è chi sale in maglietta. Il gruppo si sgrana, alcuni non paghi, giunti alla sommità del Clot de la Soma, proseguono verso la cima Morefreddo; la neve è assestata, il rischio valanghe, che fino ad alcuni giorni fa era alto, ora è decisamente calato, e la discesa con gli sci dal Morefreddo sarà assai appagante.
Verso mezzogiorno tutti hanno raggiunto la cima del Clot, la nostra meta, il sole è caldo, il paesaggio è veramente bellissimo, tutt’intorno a noi si stagliano le cime innevate contro il cielo azzurro, se anche la salita è stata faticosa, in un attimo non ce ne ricordiamo più. Quasi a malincuore dobbiamo prepararci a ridiscendere, nel frattempo la neve che al mattino era crostosa, specialmente in basso, si è ammorbidita, peccato le infinite tracce che la solcano, ma la discesa è abbastanza piacevole.
A Pragelato siamo nuovamente in pieno inverno, il sole è calato dietro le cime, la temperatura è rigida, ma il bar ci accoglie per un meritato caffè o una birra dissetante, qualcuno cede alla tentazione di una fumante terrina di zuppa di cereali per concludere la giornata!
Tiziana Ferraro

19 gennaio - Sicuri con la neve
L'annuale giornata del Soccorso Alpino dedicata alla sicurezza in montagna si è tenuta al Colle del Lys. Purtroppo le pessime condizioni meteo non hanno certamente favorito la partecipazione.
Peccato, perchè gli amici del Soccorso Alpino si erano dati da fare garantendo una nutrita presenza di volontari e organizzando un programma veramente valido e interessante. Alle 10.00 sotto una fitta nevicata ci ritroviamo davanti al gazebo; freddo e neve impongono un programma ridotto che ci permette comunque di apprendere tante utili nozioni sulle valanghe, sulla neve, sull'uso dell'ARTVA, sul ruolo del Soccorso Alpino, le tecniche di ricerca e il lavoro dei cani da valanga.
Tutti infreddoliti, nel primo pomeriggio, ci ricoveriamo nell'accogliente rifugio dove, un'apprezzata merenda-sinoira, conclude in bellezza la giornata. Ancora un grazie ai volontari del Soccorso Alpino di Bussoleno.
Ci scrivono: La montagna non è cattiva o maligna, non tradisce se la si affronta con umiltà e adeguata conoscenza. La montagna è forte, bella, affascinante, ma molti, troppi l'affrontano con animo debole, noncuranza, presunzione. Per la nostra e altrui sicurezza è indispensabile la preparazione mirata ed accurata per ridurre al minimo i rischi connessi alle nostre escursioni sulla neve.
Franca Martin

26 gennaio - Sentiero dei Murion (Val Bormida)
Il primo tentativo di compiere alcune gite nel mese di Gennaio-Febbraio, periodo “bianco” per eccellenza, verso mete più temperate, sembra abbia dato esito positivo,vista la buona partecipazione all'uscita in Val Bormida e più precisamente nel comune di Merana (AL).
Dopo la solita settimana passata a visionare le previsioni meteo, che ultimamente non ci sono favorevoli, pare che domenica in Val Bormida il sole dovrebbe essere protagonista dopo tanti acquazzoni e un poco di neve.
A Bussoleno si parte, neanche a dirlo, sferzati dal vento di fӧhn, che nella notte ha tenuta sveglia la gran parte dei gitanti. Fermata d'obbligo al grill di Ceva raggiungiamo Merana intorno alle 10.00 fortunatamente sotto il sole che le previsioni avevano preannunciato. Parcheggiato il pullman nel parcheggio della Pro Loco, siamo accolti dal Sindaco Silvana, dal dott.Renzo, geologo, e da Cristina che ci accompagneranno lungo il sentiero dei Murion, formazioni rocciose che si sono create grazie all'azione erosiva degli agenti atmosferici nell'arco di migliaia di anni in questo territorio che, nel Cretaceo, era il fondo del mare della pianura padana.
Siamo una quarantina e come un serpentone ci dirigiamo alla prima collina che è sovrastata dalla chiesetta di S.Fermo e dalla magnifica torre eretta su questo poggio all'epoca delle invasioni saracene per avvistarne le avanguardie e permettere alle popolazioni di rifugiarsi in luoghi più sicuri. La torre è stata recentemente restaurata e piano piano ci inerpichiamo lungo le irte scale lignee. La vista che si gode da quassù appaga già in parte del viaggio. Il paesaggio spazia sulle province di Asti, Alessandria, Cuneo e Savona. Nel mese di Giugno,quando i campi sottostanti saranno colorati dalle messi e dalla lavanda immagino sia ancora più mozzafiato.
Ridiscesi, si riparte in fila indiana lungo il sentiero, a tratti molto scivoloso, che si snoda lungo i calanchi. Attraversiamo boschi di castagni e poi di nuovo lungo queste spoglie collinette dove innumerevoli cespugli di ginestre aspettano la primavera per tinteggiare il paesaggio. Renzo - la guida - di ci fa notare svariate sedimentazioni e formazioni rocciose che ad occhi inesperti come buona parte del gruppo, appaiono tutte uguali. Dopo la pausa pranzo alcuni di noi un pochino affaticati dal fondo scivoloso, ad un bivio, optano per il ritorno al paese; il resto del gruppo con Silvana e Cristina in testa affronta l'ultimo tratto dell'anello con le formazioni di Murion più interessanti che come grossi bitorzoli punteggiano la collina sovrastante la Chiesa. Ricongiunto il gruppo alla Pro Loco scopriamo con gioia e discreto appetito un ottimo rinfresco offerto da questo piccolo paese della sinistra orografica della Val Bormida che speriamo di visitare nuovamente nelle nostre future peregrinazioni.
Ancora un sentito grazie a Silvana, donna sindaco con tanta volontà di promuovere la sua terra, a Renzo per le belle spiegazioni scientifiche e a Cristina per le leccornie offerteci (che buone le tomette di capra!).
Arrivederci a Finale Ligure il 23 Febbraio.
Osvaldo Vair

26 gennaio - Sbaron
Per chi non voleva scarpinare sul sentiero dei Murion l'alternativa era una cispolata allo Sbaron. Nonostante il vento e la neve scarsa ci ritroviamo a Condove in 13.Sbaron2
Nel vallone il vento non da molto fastidio, in alto sulla cresta però le raffiche sono violente a giudicare dalla neve sollevata dalle folate. Raggiungiamo l'ultimo gruppo di bergerie e ci sistemiamo al riparo dal vento, il caldo sole contribuisce a rendere piacevole la sosta mangereccia. I più arditi partono agguerriti e raggiungono in breve la vetta dello Sbaron.

9 febbraio - Rifugio Guido Rey
8 febbraio, di sera, era in programma la ciaspolata notturna al chiaro di luna ma poi, causa tempo brutto, è stata annullata. Ci siamo consolati in sede con una mega cena (in programma dopo la ciaspolata) a base di antipasti assortiti, pizzoccheri e torte varie.
Ci riproviamo con più successo domenica 9 ritrovandoci in 16 alla partenza di Beaulard con meta il rifugio Guido Rey e il gabbiotto superiore delle vecchie piste. Con noi oltre al giovane Stefano ormai collaudato a simili avventure, anche Valentina che sta meditando da un po' il "grande balzo" dalle ciaspole allo scialpinismo. Arriva con tutta l'attrezzatura affittata per l'occasione e fino in cima, proprio sotto la parete della Grand Hoche, tutto bene a parte qualche difficoltà nelle prime "gucie".
I problemini iniziano in discesa, ma anche questi, dopo aver preso le giuste misure con la neve fresca, tra un capitombolo e uno scivolone, pian piano si risolvono. Ricongiungiamo il gruppone al rifugio Guido Rey, salutiamo gli amici della Scuola Intersezionale "Carlo Giorda" alla loro prima uscita con gli allievi per il Corso di Scialpinismo 2014 e giù per le vecchie piste di Beaulard purtroppo ormai invase di alberi, scialpinisti e ciaspolari.
Chi vi scrive, circa 4 decenni prima, lovorò per alcuni mesi agli impianti. "Seguitemi che conosco un percorso alternativo nel bosco": mai fidarsi di chi crede di sapere... soprattuto se il bosco si è infittito a dismisura e i ricordi, con gli anni, diventano labili...
Risultato: metà discesa accettabile e seconda parte avventurosa nel bosco. "Però la neve era intonsa...", "Per forza, chi è quello scemo che scende di quà? ". Un po' di avventura non guasta, Stefano si è "sbrogliato" alla grande e Valentina è arrivata all'auto tutta intera e... apparentemente soddisfatta. "Vale, vai tranquilla, hai provato il peggio dello Scialpinismo, tutto il resto sarà sempre meglio... forse!!!!".
Ma non è finita qui. Dopo un po' anche i ciaspolari arrivano ridendo, anche loro, seguendo le nostre piste si sono inoltrati nel bosco e tra salti, scivoloni e risate varie sono arrivati a valle.
Chiudiamo con la solita rimpatriata al bar a raccontarci le avventure passate e a progettarne di nuove.
Claudio Blandino

16 febbraio - Testa di Garitta Nuova
Alle 7.00 in piazza del mercato a Bussoleno inizia a piovigginare, lungo la strada per Paesana piove a tratti molto forte, le montagna sono coperte di dense nuvole. L’unica speranza è che in alto, a Pian Munè, nevichi augurandosi però che la strada sia sgombra e il pullman riesca a salire. In realtà a Pian Munè nevischia.
Mogi-mogi, lenti-lenti ci avviamo verso la nostra meta, chi con le ciaspole chi con gli sci. La lunga colonna pian piano si sgrana, si formano gruppetti che appaiono scompaiono nella nebbia. Al rifugio-ristorante qualcuno, stufo di prendere acqua e neve, si ferma; la maggioranza continua verso una meta nascosta tra le nuvole. “Magnifico panorama sul Monviso…” ironizza il solito ottimista, “tempo di m… neve di m…” sentenzia il solito pessimista.
A ben guardare non siamo stati molto fortunati con il tempo e la neve. Scendiamo veloci al pullman ma solo per constatare che all’appello mancano 5 persone. Dopo lunga attesa finalmente riusciamo a contattarli al telefono; “niente paura, non ci siamo persi, ma abbiamo dovuto aspettare Carla che ha difficoltà in discesa”.

23 febbraio - Traversata Finalborgo - Borgio Varezzi
Finalmente una bella domenica di sole quasi primaverile corona l'aspettativa di un bel qruppo eterogeneo (composto sia da soci di Bussoleno, alcuni di Susa e un bel gruppo di ragazzi nuovi che speriamo di vedere anche alle prossime uscite) di godersi questa bella passeggiata che da Final Borgo ci porterà a Borgio Verezzi. Partiti puntualissimi da Bussoleno alle ore 07:00 imbarchiamo su questo pullman che pare un Boing 747 con tanto di doppie scalette di accesso al piano superiore tutti gli iscritti fino all'Auchan di Rivoli.
Un nebbione fitto fitto ci accompagna sino all'imbocco della To-Sv facendoci temere in un suo proseguo lungo tutta la tratta che percorre la pianura cuneese, ma in pochi chilometri si dirada completamente facendoci ammirare l'imponente cerchia delle Alpi Marittime e Graie imbiancate da un generoso manto di neve. Fermata istituzionale al Grill di Ceva, ove i gestori oppotunamente avvisati dal nostro ormai autista ufficiale Federico, sono lesti ed organizzati a servirci prontamente caffè e brioche a volontà.
Alla vista delle torri "pippicalzelunghe" della centrale di Vado Ligure la certezzza di una giornata meteorologicamente perfetta si concretizza. Scesi dal pullman in modo ordinato percorriamo i pochi metri di asfalto che conducono all'attacco del sentiero. Rimaniamo sempre abbastanza compatti attraversando tutto il tratto della bellissima lecceta che ormai ha soppiantao anche qui tutti i terrazzamenti coltivati sino agli anni settanta.
A mezzogiorno siamo tutti riuniti sul piazzale delle Chiese che sovrastano BorgioVerezzi: qui possiamo ammirare nell'attiguo piccolo cimitero un rarissimo esempio di porta scolpita completamente in pietra, cardini compresi, che sacella la cripta di una facoltosa famiglia del luogo. Poco più in là le vestigia di un originalissimo mulino fenicio (ve ne sono due in tutta Europa, l'altro è in Sicilia, ma diroccato) funzionante ai suoi tempi con un ingegnoso sistema eolico a vele.
Consumato il pranzo percorriamo un bel sentiero, anche se a tratti ormai poco evidente che dal lato destro della Caprazoppa conduce al borgo saraceno di Verezzi costeggiando un vecchia cava dove negli ultimi mesi si stanno approntando alcune pareti di arrampicata. Qui nella piazzetta tutti gli anni, nei mesi estivi, si celebra un Festival teatrale con spettacoli di livello internazionale.
il parcheggio dove ci attende il "boing", posiamo gli zaini e per un paio d'ore ci rilassiamo sul lungomare immergendo i piedi in un'acqua gradevolmente "poco gelida" magari assaporando un buon gelato o sorseggiando una birra. Stranamente i liguri, nonostante la crisi che attanaglia, non sono cosi propensi ad aprire i loro bar la domenica e per poter esaudire questo desiderio di anticipo estate ci tocca macinare passi su passi, addirittura arrivando nella cittadina attigua di Pietra Ligure, per trovare qualche esercizio aperto.
Vista la bella giornata si pensa sulla via del ritorno di percorrere l'Aurelia sino a Spotorno per poter ammirare il tramonto sull'angolo incantato del tratto tra Varigotti e Noli. Bellissimo il paesaggio, ma poco dopo, complice la bella giornata che ha finalmente invogliato tanta gente ad uscire di casa e gli immancabili lavori tra le corsie, perdiamo circa un'ora e mezza sulla tabella di marcia del rientro.
La domenica è stata bella e questo piccolo incoveniente non è un grosso problema. Oscar attraverso il microfono promuove la prossima escursione sempre qui in Liguria che ci porterà da Zuccarello a Ceriale attraversando Peagna e raccoglie le prime adesioni.
Osvaldo Vair

9 marzo - MTB: giro della collina di Superga
Appuntamento alle ore 8.00 nella solita piazza del mercato a Bussoleno. Ci ritroviamo in 14 bicimuniti pronti per la partenza a S. Mauro.
Si attraversa il ponte sul Po e subito inizia la salita. Con un lungo giro si arriva in prossimità di Superga da quì inizia la prima discesa su sentiero. Gli ultimi giorni di bel tempo e sole non sono stati sufficienti ad asciugare il fango sul sentiero. Tratti asciutti e facilmente ciclabili si alternano a zone fangose dove pedalare o... frenare diventa difficile. In breve le nostre bici sono ricoperte di fango. Arriviamo su una strada e ricomincia la salita verso Superga, la fatica incomincia a farsi sentire e anche la fame.
Alle 13.00 siamo sul piazzale della basilica dove troviamo il gruppo degli escursionisti. Finalmente si mangia il panino, c'è tempo per una visita, il caffè al bar una chiacchierata con gli amici, una foto di gruppo e poi via... si riparte per S.Mauro nuovamente su sentiero. La discesa è piacevole, in alcuni tratti tecnica, in altri il sentiero è rotto o fangoso e costringe i meno esperti a brevi discese a piedi. Ivano sbaglia un passaggio e vola letteralmente fuori pista atterrando fortunatamente in una zona di pianticelle e foglie che attutiscono un po' l'impatto con la testa. San Casco fa il suo lavoro e il tutto si risolve con una grande paura, qualche contusione, escoriazione e un dolore al collo che consiglia la discesa su asfalto accompagnato da Luisella e Miriam.
La discesa prosegue, dopo la caduta abbiamo tutti le orecchie più dritte ma il percorso è veramente bello ma, purtroppo, finisce troppo in fretta.
Un'ultima pedalata lungo la pista ciclabile del Po e in breve raggiungiamo il parcheggio a S.Mauro.
Ultima impresa della giornata, la più difficile: caricare la massa di fango e carbonio dalle sembianze di una MTB nel cofano dell'auto senza fare troppi danni.

9 marzo - Escursione sulla Collina torinese e Superga
La scelta di mettere in calendario la gita a Superga la domenica mattina “presto”, avrebbe potuto essere snobbato dalla maggior parte dei soci e invece l’adesione è stata notevole.
Malgrado imponesse ai coraggiosi partecipanti un duro risveglio, alle 6,30 del mattino, i primi mugugni lasciavano subito il posto all’apprezzamento per il bel mattino luminoso e per il caffè degustato nei localini di S.Mauro.
Partiti per un’escursione piuttosto cittadina “da torinesi”, si è presto perso di vista la civiltà inoltrandosi in boschi fitti su sentieri piuttosto fangosi. Due ore di marcia tranquilla, ci hanno portati sotto la mole imponente della Basilica. Uniche difficoltà districarsi nel dedalo di sentieri, peraltro ben segnalati e cercare di non infangarsi completamente.
Una calda luce primaverile avvolgeva i colori pastello dell’edificio e di tutti i partecipanti. Concessa una lunga pausa per pranzare e visitare il complesso, siamo poi scesi per sentieri più agevoli, dopo aver incontrato il Gruppo MTB. Colpiva, partiti dalla Basilica lo stato di abbandono dei boschi, ricoperti di sterpaglie, edera e rovi. I sentieri viceversa erano abbastanza curati anche se da mano poco esperte.
Arrivati a Sassi ci siamo ricongiunti con il gruppo che aveva scelto di scendere con la cremagliera. Ogni tanto è interessante mettere in programma delle gite più leggere a cui possono partecipare tutti, ed esplorare posti meno alpini, ma ugualmente gratificanti.
Sara Ainardi

16 marzo - Traversata Zuccarello-Peagna
Alla ricerca della Liguria incontaminata.
Il pullman beccheggia ormai tranquillo nel suo spedito viaggiare lungo l’autostrada, dopo l’estenuante coda che lo ha tenuto incollato sulla ventina di chilometri che separano Ceriale da Savona per quasi due ore. I più fortunati, ed esausti, si abbandonano ad un sonno ristoratore, che non risparmierà le articolazioni già provate dalla giornata, gli altri possono ingannare il tempo facendo scorrere i fotogrammi di una bella escursione, condita come sempre dalla giovialità di un eterogeneo gruppo di amici.
La partenza, come d’abitudine quando si tratta delle gite di Oscar, era fissata per le 6 del mattino in una piazza del mercato affollata di bus pronti ad affrontare la sfida della Liguria (un gruppo di gitanti, che abbiamo incontrato assai spesso, partiva alla volta di San Remo e del suo carnevale dei fiori). Tra defezioni dell’ultima ora e cambi in corsa la comitiva risultava composta da 98 persone. I due pullman hanno raggiunto l’abitato di Zuccarello, nell’entroterra di Albenga, un borgo duecentesco perfettamente conservato che ha subito ispirato i fotografi – più o meno professionisti – con scorci poetici e viuzze letteralmente invase dalla torma di “scarponari”.
Il bisogno di camminare ha preso subito il sopravvento e la voglia di salita è stata immediatamente soddisfatta, la prima parte del sentiero si inerpicava con pendenza importante e costante lungo il versante della valle del Neva su un terreno calcareo odoroso di timo all’ombra dei pini marittimi e dei lecci. Albino, con i suoi 81 anni, seguiva il capogita ed un passo tranquillo, imposto non senza qualche mugugno da parte dei più allenati, consentiva al gruppo di procedere compatto alla volta del Poggio Eresea. Un attimo per prender fiato e per fare una foto di gruppo, poi ancora una piccola – ma energica – salita e siamo arrivati al Pizzo Cereda culmine del percorso e soprattutto luogo deputato alla pausa pranzo. A grappoli ci siamo abbandonati al sole, la temperatura stava ormai raggiungendo quote estive, ma il consueto balletto dello scambio di leccornie risentiva delle recenti informazioni dietologiche ottenute durante il corso sull’alimentazione in montagna. Pochi resistevano strenuamente, aggredendo senza pudore alcuno pacchi di biscotti, forme di torrone e torte di varia foggia.
La visuale sul mare era limitata dalla foschia, il grande blu si confondeva col cielo, lasciandosi intuire con il profilo della costa e l’isola Gallinara, ma sotto di noi la piana di Albenga riluceva dei riflessi delle sue serre e dei colori delle sue colture intensive. Dalla cima, con la sua cappella, potevamo osservare la testa della valle dell’Iba, il torrente lungo il quale si sarebbe snodato il sentiero di discesa.
Da questo punto in avanti il percorso, segnato meglio di quanto ci si aspettasse, ha seguito il corso d’acqua permettendoci di ammirare recondite pozze dai colori smeraldini abitate da rospi, cascatelle rumorose e tratti in cui l’acqua scompariva nelle cavità carsiche.
Una storta lungo un tratto scosceso ha reso un pochino più impegnativa la discesa al povero Stefano, che però a fine camminata mostrava già di essersi ripreso.
La nostra destinazione era il borgo di Peagna che ci ha accolti con le sue tinte pastello e con la sua corona di ulivi e giardini fioriti.
Una breve sosta a Ceriale, giusto il tempo per permetterci di assaporare la luce radente del sole sul mare increspato da un venticello gelido che ci ha ricordato l’inverno non ancora dileguatosi del tutto, gustando languidamente un ottimo gelato … e poi via, più veloci della luce …. Beh lasciamo perdere!!
Monica Mandirola

28 marzo - Serata su : Medicina in Montagna
Grande pienone per questa attesissima serata che non ha deluso i partecipanti.
I dottori Maria Teresa Pellegrin e Franco Finelli sono entrambi soci CAI e appassionati di montagna quindi conoscevano gli argomenti non solo dal punto di vista professionale ma anche per i risvolti che comporta con il camminare, la fatica e la quota.
Franco Finelli, che collabora anche con il centro di medicina di montagna di Aosta, ha spiegato come affrontare la montagna quando si hanno, specie ad età "non più giovane", patologie di natura cardiaca o altre patologie. Non si è parlato quindi dei soliti pericoli che si corrono quando si va in montagna: dal congelamento alle cadute, dal mal di montagna alla puntura di insetti, ma si è discusso su chi può o non può andare in montagna in base alle patologie più diffuse nella popolazione dai diabetici ai cardiopatici, ecc...
Maria Teresa Pellegrin invece ha affrontato il problema dal punto di vista alimentare; non diete o alimentazioni miracolose per aumentare le nostre performance alpine, ma il ruolo che le varie tipologie di alimenti giocano sul nostro corpo e quanto incidono sulla nostra salute e sull'andar per i monti.
Le numerose domande, l'ora tarda in cui si è chiusa la serata e la presenza fino alla fine di tutti i presenti sono la migliore conferma di quanto sia stata utile e interessante la serata.

30 marzo - Ferrata della Sacra di S.Michele
Un tiepido sole primaverile ci accoglie nel parcheggio presso la Croce della Bell' Ada, alla base del Monte Pirchiriano sulla cui sommità si erge l'Abbazia della Sacra di San Michele.
Alle 13.30, puntualissimi ci ritroviamo in 22: per alcuni si tratta della prima ferrata. Formati alcuni gruppetti, ci incamminiamo percorrendo le facili rocce che in breve ci portano ad una cresta. Una serie di cengie e placche aeree si alternano a tratti di bosco che danno modo ai meno allenati di poter rifiatare. I due più giovani (Stefano e Gabriele) salgono con il passo da esperti ferratisti. Alle 16.45 siamo tutti in vetta. Raggiunto il gruppo dei più veloci al bar, attendiamo i camminatori di ritorno dalla visita alla Sacra ed insieme, percorrendo la vecchia mulattiera, scendiamo a Sant'Ambrogio.
A completamento ci troviamo in sede davanti ad un bicchiere di buon vino ed un piatto di pasta a scambiarci le impressioni della giornata.
Walter Didero

30 marzo - Escursione alla Sacra di S.Michele
E’ scattata l’ora legale, questa notte si dorme un’ora in meno. Fare una levataccia per andare in gita, ma neanche a parlarne! Meno male che quest’anno ci ha pensato il Cai: la meta è vicina e allora perché non riposarci un po’ e partire nel primo pomeriggio. Infatti il gruppo, alle ore 13,30 è pronto a partire : i ferratisti a Sant’Ambrogio e gli escursionisti a Chiusa San Michele.
Siamo una ventina pronti ad inerpicarci sulle pendici del monte Pirchirano sulla bella e pulita (scopriremo strada facendo il perché) mulattiera che dal paese conduce all’Abbazia della Sacra di San Michele. Si sale tranquillamente godendoci un primo assaggio di primavera, il sole tiepido…. i primi fiori e le foglioline verdi del faggio che colorano il bosco qua e là. Tra una chiacchiera e l’altra non ci si accorge dei seicento metri di dislivello e si arriva dopo un’ora e 20 in prossimità dell’antica Abbazia ora simbolo della Regione Piemonte.
Qui la capogita assume anche la veste di guida turistica e riesce ad inserirci tra un gruppo di visitatori e l’altro portandoci a visitare questo splendido ed unico monumento millenario. Dalla grande statua, in bronzo di San Michele Arcangelo al ripido scalone dei morti… dalla meraviglia architettonica del portale dello Zodiaco di mastro Nicolao alla grande chiesa sopraelevata… dal terrazzo panoramico, dove malgrado la leggera foschia si intravedono le cime innevate delle nostre montagne ai ruderi della torre della bell’Alda… il gruppo ha continuato a salire non soltanto con i piedi ma anche con lo spirito.
Intanto anche il gruppo di ferratisti ha raggiunto la cima e così ci riuniamo tutti nella discesa sulla mulattiera sino a Sant’Ambrogio scambiandosi le rispettive senzazioni ed impressioni.
La merenda sinoira in sede ha concluso questa bella giornata in allegria e in amicizia.
Enrica Croletto

6 aprile - Alpe Marcalone - Monte Giove
È da poco passata l'alba di una bella domenica di aprile, dove la primavera si fa sentire anche alle nostre latitudini, quando inizia una nuova piccola storia di allegra convivenza e condivisione di esperienze per un nutrito gruppo di soci e amici del Cai di Bussoleno. All'inizio dovevamo essere più di un centinaio, ma a seguito di alcune defezioni siamo rimasti in 91, abbastanza da riempire i due pullman, uno dei quali egregiamente pilotato da Marco Regis … Perché al Cai di Bussoleno si pensa davvero a tutto: si è provveduto anche a formare fra le proprie file gli autisti accreditati! Questa volta la nostra destinazione è il Lago Maggiore ed in particolare il punto di partenza è il paese di Cannobio, minuto ma splendido rappresentante dei tipici paesi lacustri a cui ci ha abituato il calendario delle prime gite della nostra associazione.
Lasciato il pullman, dopo una rocambolesca discesa dal medesimo lungo la stretta strada che costeggia il lago, abbiamo risalito il versante del Monte Giove con un ripido sentiero che in breve tempo ci ha condotti all'abitato di Sant'Agata. Il gruppo, fin qui compatto, si è suddiviso per consentire ai più veloci ed allenati di affrontare la salita alla vetta. Per gli altri è rimasto un po' di tempo per iniziare ad assaporare scorci eclatanti ed inconsueti fra le linde casette dell'abitato e la vegetazione già lussureggiante.
Da Sant'Agata il percorso è proseguito, lungo i boschi all'interno dei quali comparivano a sorpresa palme ed altre piante dall'aria esotica, fino all'oratorio di San Luca quindi all'alpe Marcalone dove il panorama faceva già presagire le meraviglie che i più tenaci avrebbero trovato sulla punta. Per un folto gruppo però le velleità estetiche hanno ceduto il passo alle più prosaiche esigenze goderecce: in poco tempo l'ampio pianoro di fronte all'alpe era punteggiato di variopinti capannelli dediti ai consueti scambi alimentari e in breve anche alle cure elioterapiche.
La discesa ha seguito un altro percorso: dopo Sant'Agata ci siamo addentrati per un ripido sentiero verso le strette gole dell'orrido di Sant'Anna fino a raggiungere un ponte al di sotto del quale, inaspettatamente, si apriva un vero e proprio abisso verso un vivace torrente affluente del Lago Maggiore. Il rientro su Cannobio lungo la ciclopista ha offerto un momento defatigante permettendo così di terminare la giornata visitando la bella cittadina, non senza concederci come al solito il meritato premio di una sosta in gelateria o nei bar locali.
Il bilancio della giornata è stato davvero positivo, la fortuna ha voluto che anche lungo le autostrade all’andata e al ritorno non abbiamo dovuto affrontare le solite chilometriche code.
Monica Mandirola

6 aprile - Monte Giove
Il lungo serpentone che dal grazioso borgo di S.Agata con il suo magnifico belvedere sul lago si snoda fino all'Alpe Marcalone vede "sfrangiarsi" un gruppo di 28 persone che vogliono pestare a tutti i costi la neve che Oscar ed Elio nella ricognizione della settimana precedente avevano trovato sulla sommità del Monte Giove.
Giove3La salita è abbastanza ripida, ma perchè tutti insieme vogliamo tagliare i tornanti della carrozzabile costruita a cavallo tra le due guerre, e in poco meno di tre ore complessive raggiungiamo la cima. Sorpresa!! Il metro di neve, con le temperature eccezionali di questi giorni è praticamente sparito e ne rimane solo una parte del versante esposto a Nord. Non ci sono quindi particolari problemi a sedersi (a parte una quantità notevole di escrementi a pallottola della comunità dei camosci, di cui abbiamo visto salendo quattro esemplari) per gustare il pranzo e il magnifico panorama a 360 gradi sul lago Maggiore spaziando dalla piana di Magadina, Locarno, Bellinzona, Brissago con le sue isole, Cannobio e tutta la Valle Cannobina.
Il sole è insolitamente ustionante per il mese di Aprile e di comune accordo dopo aver gustato il dolce (come sempre ci sono innumerevoli varietà di cioccolato e biscotti) si decide di ridiscendere al lago percorrendo questa volta la strada sterrata. La mulattiera tra l'Alpe Marcalone e l'Oratorio di S.Luca è abbastanza scivolosa causa le tantissime foglie secche che coprono il selciato. Putroppo a S.Agata la volontà comune di scendere verso Traffiume e visitare l'Orrido di S.Anna si scontra con i tempi ormai stretti (vorremmo visitare anche la bella cittadina di Cannobio) e quindi a malincuore rinunciamo alla visita delle gole del torrente Cannobino.
Nel piazzale del campo sportivo si rìcompatta tutto il gruppo dopo aver gustato una birra gelata e un'ottimo gelato.
Osvaldo Vair

13 aprile - Serra d'Ivrea (Viverone-Biella)
Eccoci al secondo appuntamento della sezione mtb con la nostra amata bike. Ci ritroviamo in 21 all’appuntamento in piazza del mercato e dopo i saluti partiamo in auto direzione lago di Viverone.
Arrivati nel paesino di Zimone, scarichiamo i mezzi meccanici e partiamo in perfetto orario sotto un cielo un po’ grigio, imbocchiamo il sentiero che ci conduce prima nell’abitato di Magnano e poi sulla pista della Serra di Ivrea.
Il percorso è scorrevole e senza troppe difficoltà arriviamo in breve al giro di boa situato alla Torre della Bastia dove ci fermiamo per la pausa pranzo solo dopo aver affrontato la prova della “rampa” superata quasi da tutti….
Ivrea2Caricato il carburante nel motore imbocchiamo il bellissimo e lungo sentiero (single-track) della “Serrabike” che con le sue infinite curve ci riporta prima nell’abitato di Magnano e dopo a Zimone.
Essendo in perfetto orario ci concediamo una birretta ed un caffè al ristorante del paese.
Un grazie a tutti i partecipanti da Alessandro il piccolo (il più giovane) ad Alessandro il grande (il più anziano)!
Vi aspetto al prossimo appuntamento dell’ 11 Maggio in Liguria e, ricordate….
Ride more – Work less
Paolo Rocci

25-26-27 aprile - Volonne-Digne les Bains
Quest'anno il ponte di aprile era particolarmente corto e così, per sfruttare al massimo i tre giorni a disposizione, abbiamo deciso di “accamparci” in una località vicina rinunciando alla solita trasferta marittima.
La scelta è caduta sulla zona di Sisteron- Digne les Bains dove il sottoscritto, con Walter e consorti, avevano già fatto un accurato sopralluogo l'anno precedente.
L'imbattibile esperto di logistica e poliglotta Oscar, individua, a Volonne, un campeggio con tanti bungalows in riva alla Durance. Il programma prevede escursioni a piedi, in MTB e ferrate. I giorni precedenti alla partenza, con sempre più apprensione, i 77 iscritti scrutano tutti i meteo presenti su internet maturando la spiacevole convinzione che sarà una vacanza molto “umida”... Il 23 aprile partono i primi “esploratori” con il mandato di testare ferrata e percorsi alternativi, campeggio e logistica.
Venerdì 25 aprile il cielo è luminoso; alle 10,30 tutti sono sistemati nei bungalow, alle ore 11,30 primo briefing.
Alle 13,30 partenza dal campeggio divisi in due gruppi: escursionisti e MTB. Noi bikers partiamo con l'intenzione di percorrere un breve tratto del mitico Chemin du Soleil - il percorso per MTB che attraversa tutte le prealpi francesi con inizio sulle rive del Lago di Ginevra e fine sulla spiaggia del mare di Nizza. Il nostro tratto sarà di una trentina di km con un dislivello di 500 metri che culmina al Col des Penitents.
Prima parte lungo sentieri e piste ciclabili che costeggiano la Durance, poi ripida salita su sterrato fino al colle. La salita si fa sentire e seleziona i 17 partecipanti. Breve attesa al colle e, ricompattato il gruppo, si scende nella Valle della Bléone poco prima di Digne les Bains percorrendo strade sterrare e sentieri.
Il tempo si fa scuro, nuvoloni neri e tuoni lontani non promettono niente di buono, per due volte una provvidenziale tettoia ci ripara da improvvisi e fortunatamente brevi rovesci. Raggiunto il fiume Bléone rinunciamo agli ultimi 10 km per Digne e rientriamo in campeggio su una strada secondaria. Giusto il tempo di entrare nei bungalow ed inizia una fitta pioggia che non priva però i più giovani di un tuffo nella piscina...
Sabato 26 il tempo è bellissimo l'appuntamento è alle ore 8.00 all'entrata del camping; puntuali le auto arrivano cariche di bikers o di escursionisti. I camminatori si recano in auto al paesino di Archial noi invece andremo all'abitato di Entrages dove passa il solito Chemin du Soleil che seguiremo fino all'abitato di Draix.
Il percorso oggi è tosto; siamo restati in 14 tra cui Alessandro e Stefano di 14 anni e Giorgio di 17; ci attendono strade sterrate, sentieri, mulattiere che, dopo le forti piogge notturne, sono piene di fango. Oggi il percorso attraversa le “terre nere” gradi aree dove gli elementi hanno eroso la tenera arenaria creando paesaggi surreali e particolarmente invitanti per la MTB. Il dislivello non è molto ma qui contano le difficoltà del percorso, i guadi, le brevissime ma ripide discese, le salite improvvise che spezzano le gambe, i passaggi esposti e rischiosi, il fondo spesso pieno di fango e pietre. La fatica è però ripagata da un ambiente bellissimo e unico nel suo genere.
Tutti sono all'altezza del tracciato;i giovani sono nel loro ambiente ed ogni tanto bisogna frenare l'esuberanza di Alessandro o rallentare la pedalata di Giorgio, ma anche le “nonne” (che accompagnano i “nonni”) non si fanno certo aspettare.
Paolin e Daniele, freschi di nomina di accompagnatore di MTB svolgono egregiamente il loro ruolo con lo zelo di due cowboys che conducono la mandria al pascolo. A Draix arriviamo tutti inzaccherati di fango; un provvidenziale lavatoio ci permette una pulizia sommaria delle gambe e delle biciclette.
Con 15 km di asfalto raggiungiamo Digne dove ci attendono le auto. Ma per qualcuno il giro non è stato abbastanza lungo e così, i tre giovani con Daniele e sottoscritto, salgono nuovamente in sella e rientrano in campeggio seguendo sentieri, piste ciclabili e asfalto per altri 25 km.
Domenica 27 nonostante previsioni meteo favorevoli il cielo è nero, fa freddo, ha piovuto tutta la notte. Lontano, a sud si intravede la linea dell'orizzonte luminosa e libera da nubi, pian piano l'azzurro si avvicina.
Vinciamo i dubbi e le titubanze e decidiamo ugualmente per la ferrata Rocher de Neuf Heures a Digne les Bais. Il tracciato, che abbiamo già provato nei giorni precedenti, è molto bello, esposto ma mai strapiombante, in ambiente suggestivo, con un lungo ponte tibetano e un più corto ponte delle “scimmie”. A metà, il percorso scende su sentiero evitando una zona di rocce molto friabili e riprende nuovamente sulla parete; una buona possibilità di scappatoia in caso di pioggia o se qualcuno ha problemi...
Solita partenza alle ore 8.00 con escursionisti diretti anche loro a Digne. Parcheggiamo alla fine della cittadina e saliamo in 40 minuti un ripido sentiero che ci conduce ai piedi del paretone e alla partenza della ferrata. In 21 ci raduniamo in un piccolo spazio per indossare imbrago, casco e dissipatore disturbando il sonno di un'ignara viperetta che ha scelto il cavo della ferrata come vicino di casa.
Si parte: davanti i più veloci guidati da Walter e Luisella; dietro i giovani e quelli alle “prime armi” assistiti dal sottoscritto, Miriam, Giorgio, Francesco e Osvaldo. La lunga colonna procede veloce, in breve si arriva al ponte tibetano dove non mancano richiami, fotografie e urla di incitamento che fanno dimenticare l'eventuale paura o apprensione ma soprattutto il fastidioso e freddo venticello.
I due Stefano (soprannominati Toro e Juve per distinguerli), con i loro 14 anni, si comportano egregiamente e tengono il passo dei veterani. In 2 ore ci siamo “fumati” la ferrata e purtroppo anche il nostro breve soggiorno a Volonne. Rientro al campeggio, giusto in tempo per un veloce pranzo, baci e abbracci con gli amici vecchi e nuovi, pulizia del bungalow, affettuosi saluti e complimenti a Madame Rosmarì per la cortesia, la disponibilità, la cura della struttura e rientro in Italia.
Prossimo anno il ponte sarà al 2 giugno; dove si andrà? Se avete qualche idea fatecela sapere.
Claudio Blandino

11 maggio -Giro delle 5 Torri
Sotto un cielo non particolarmente bello ci ritroviamo sulla Piazza del mercato di Bussoleno per raggiungere la destinazione di San Giorgio Scarampi;
prima tappa di un itinerario già programmato lo scorso anno (annullato causa maltempo) che attraverso un percorso non particolarmente impegnativo di circa 18 chilometri ci porterà al paese di Monastero Bormida.
Ci avvicendiamo sulla piazza al pullman che poco prima aveva visto la nutrita compagnia dei ciclisti (20) della nostra Sezione che raggiungeranno il Colle Melogno sopra Finale Ligure, caricare con un poco di apprensione le “fuoriserie a pedali”sul carrello appendice; a loro si aggiungeranno altrettanti “atleti”della sezione di Alpignano.
Esaurite le tappe di routine lungo la Valle per caricare sul pullman tutti i 52 partecipanti, all’uscita di Asti Ovest attraverso i bellissimi colli delle Langhe, con i vigneti a perdita d’occhio prima, e successivamente noccioleti, raggiungiamo con soddisfazione di molti la prima meta del viaggio (il poco tempo a disposizione per arrivare in tempo alla registrazione del gruppo al Giro delle 5 Torri ha impedito la classica fermata“fisiologica” all’autogrill !!). Scopriamo di essere uno dei gruppi più numerosi e di essere parte di una compagnia di circa 1300 persone che sono già partite per effettuare l’anello. Un gruppo è già partito da Monastero alle 07,00 per compiere un percorso più lungo (30 Km totali).
Siamo partiti da Bussoleno con la sensazione che il vento della Valsusa stesse per arrivare a spazzare le nubi, ma ci già preceduto, con forti raffiche che i residenti dicono non essere proprio consone al meteo locale. Alla partenza di San Giorgio Scarampi c’è il primo punto ristoro che serve focaccia, crostatine, uva passa, the e bevande per affrontare con la giusta energia il tratto che ci porta al paese di Olmo Gentile: un volontario dell’organizzazione del CAI di Acqui Terme di nome Marco ci accompagna, ma presto il gruppo si sfilaccia sul sentiero: qui è impossibile sbagliare strada, vuoi per le numerose persone che compiono lo stesso percorso, vuoi per l’ottima segnaletica posizionata a intervalli regolari.
A Olmo Gentile il punto ristoro è stato già depredato di tutti i viveri, ma dopo pochi minuti viene raggiunto dai rifornimenti e si può proseguire (ma il menu è il medesimo di San Giorgio). Raggiungiamo Roccaverano con la sua bella torre (è una delle più belle dell’itinerario con i suoi 35 metri di circonferenza e altrettanti di altezza). Qui come dice una famosa canzone, dopo un panino e un bicchiere di vino (la felicità è intrinseca ad ognuno di noi quando si cammina insieme) si riparte alla volta della Torre di Vengore. Anche qui il ristoro prevede il menu dei primi due e qualche mugugno si sente lungo le fila dei camminatori: il vento fastidioso e non proprio caldo della partenza, nel tratto di lunga discesa che ci porterà a Monastero Bormida lascia il posto ad un bel sole caldo primaverile. I noccioleti del primo tratto vengono sostituiti da campi di orzo con le spighe che ondeggiano alla brezza quasi a sembrare le onde di un bel mare verde.
Siamo gli ultimi a raggiungere la meta, ove il CAI di Acqui con l’aiuto della Pro Loco ha preparato un bel piatto di polenta, spezzatino e formaggi (ottima la robiola di Roccaverano già appezzata nella gita del 27 Gennaio nella vicina Merana). Mi comunicano che siamo stati premiati come secondo gruppo più numeroso e che ci è stato regalato un bel cesto colmo di leccornie locali. Alla partenza delle 17.30 verso casa dopo un sondaggio ad alzata di mano, all’unanimità, viene deciso che tutte le cibarie vadano a rifocillare i volontari che nella settimana entrante andranno a completare i tanti lavori del rifugio Amprimo.
Giudizio positivo sul percorso, un pochino critico quello sui punti di ristoro, ma ci siamo divertiti e questa è la cosa importante.
Osvaldo "piccolo"

11 maggio - MTB Colle del Melogno
Eccoci pronti per l’uscita primaverile in Liguria con il gruppo MTB dell’Intersezionale.
Ritrovo ore 06,00 a Bussoleno, laborioso ed attento carico delle bike sul carrello del pullman, seconda sosta a Rivoli per caricare gli amici del CAI di Alpignano e Valdellatorre e partenza in direzione Finale Ligure (Colle del Melogno). In tutto siamo 41 sul pullman e 3 in auto a seguito.
Usciti a Finale Ligure il pullman si arrampica (bravo Stefano l’autista) fino all’imbocco del forte al Colle dove purtroppo ci attende un clima fresco e nebbioso che rende la partenza e parte del giro molto più avventuroso.
Ci dividiamo in 2 gruppi (giro lungo A e corto B), il primo scende a Calizzano, Bardineto e risale su di un bello sterrato fino al punto d’incontro, il secondo invece prosegue su di un falso-piano avvolto però dalla nebbia e dal terreno fangoso.
Dopo la pausa per il pranzo effettuata al Colle sempre nella nebbia ripartiamo, con il cielo che pian piano diventa sempre più azzurro, per affrontare l’ultima salita che ci conduce all’ex base Nato a 1020 mt.
Melogno3Da qui imbocchiamo il sentiero H tracciato in stile Enduro, reso scivoloso ed impegnativo dall’umidità, che scende tortuoso ma molto divertente fino al punto d’arrivo situato a Finalborgo dove ci attende il sospirato gelato (o birretta) ed infine il pullman.
Un plauso a tutti i partecipanti ed in particolare a tutte le “Woman” (in numero crescente J) e sempre più competitive anche in discesa.
Un augurio di pronta guarigione a Doretta e a tutti i “guerrieri” rimasti purtroppo infortunati nelle varie cadute.
Appuntamento con la MTB alla prossima gita prevista in Francia con il Giro dei Forti a Nevache il 29 Giugno e con l’Intersezionale il 15 giugno al rifugio Amprimo e il 14 Settembre al Col du Galibier (2642 mt.).
Ride more – Work less
Paolo Rocci

13 maggio - Rubiana - Pedalata serale con cena
Sull’onda della bellissima uscita a Finale con gli amici del CAI di Alpignano decidiamo di festeggiare con… un’altra pedalata.
Questa volta si gioca in casa; l’uscita è serale, così non solo i privilegiati pensionati, ma anche i fortunati (!!!) occupati possono partecipare. Ritrovo a Rubiana alle 17,30 poi compattato il gruppo di azzurri (il colore delle magliette del CAI di Alpignano) e arancioni (il colore delle magliette del CAI di Bussoleno), si parte su asfalto alla volta di Celle, deviazione a destra prima del paese e lungo saliscendi tra boschi e piccole borgate. Facili single trek si alternano a ripide salite e veloci discese.
Ultimo tratto con bellissima discesa su sentiero nel bosco e sbuchiamo direttamente davanti al “Ristorante del Ferro” dove ci attendono per la cena alle 21.00. Ci raggiungono anche gli amici che, per impegni di lavoro non hanno potuto fare il giro in MTB, ci tenevano a condividere con noi la cena. Grandi auguri di veloce guarigione a Doretta reduce da una caduta sul sentiero di discesa del Colle del Melogno che le ha causato la rottura del polso.
Alla cena siamo in 28 divisi equamente tra azzurri e arancioni ma tutti hanno gradito l’ottimo cibo sia per la quantità e qualità sia per il prezzo veramente economico. Rientro alle 23.00 con pila frontale, veloce discesa fino a Rubiana dove ci attendono le auto. Gran bella serata che ripeteremo giovedì 12 giugno con pedalata serale al rifugio GEAT in Val Gravio.
Claudio Blandino

1-2 giugno - Rifugio Santa Rita
Il tempo instabile che ha caratterizzato questo periodo di fine primavera, non ha risparmiato neanche il week end del 2 Giugno.
Nel complesso, possiamo sicuramente affermare, che la gita di due giorni nelle Alpi Orobie è andata bene, seppur con variazioni significative rispetto al programma originale, che prevedeva per la giornata di lunedì 2 giugno, la salita al Pizzo dei Tre Signori e la discesa sull'abitato di Gerola Alta in Valtellina, proprio a causa del tempo instabile e dell'abbondante neve ancora presente appena sopra il rifugio.
Ma procediamo con ordine. Domenica mattina, come da programma, partiamo in pullman alla volta della Valsassina (LC), splendida valle al cospetto della Grigna Settentrionale. Complessivamente con gli amici del CAI UGET siamo in ventotto. Il pullman ci lascia all'abitato di Margno, dove con gli impianti a fune, risaliamo in pochi minuti al Pian delle Betulle, meta di partenza della nostra escursione a piedi. Caricati gli zaini ed incoraggiati da un tiepido sole, iniziamo la nostra lunga "cavalcata" su e giù per strade pastorali e spettacolari sentieri di cresta che ci condurranno in circa 3.30 - 4 h al rifugio Santa Rita, situato alla bocchetta di Cazza a quota 2000 m, dove è previsto il nostro pernottamento.
S.Rita3Dopo circa 1,30 h di facile cammino su strada sterrata, raggiungiamo la bocchetta di Olino, splendido belvedere sulla Val Sassina e la Val Varrone. Da qui attacchiamo il ripido sentiero di cresta che ci condurrà rapidamente alla bocchetta di Agoredo a quota 1825 m dove decidiamo di fermarci per un breve spuntino ristoratore. Risalendo i pendii erbosi del Pizzo Cornagiera, arriviamo al sentiero che a mezza costa ci porta verso la Val Biandino al cospetto del Pizzo dei Tre Signori. Qui ci rendiamo subito conto che in questa zona delle Alpi, i versanti meno esposti delle montagne, sono ancora carichi di neve assestata, a quote relativamente basse. Proseguendo lungo il sentiero, raggiungiamo la località Laghetti situata sulla panoramica sponda della Val Biandino, dove la vista spazia a 360 ° sulle Orobie Occidentali. Di qui in poi, un susseguirsi di ripidi saliscendi lungo l'affilata cresta erbosa, a tratti rocciosa, ci condurranno in circa 1 h al sospirato rifugio Santa Rita.
Preso possesso delle nostre cuccette nel camerone a noi destinato, possiamo finalmente rilassarci al tiepido sole sul piazzale esterno del rifugio, in attesa della cena. L'appetito è tanto, ma verrà debitamente saziato dall'abbondante cena a base di specialità valtellinesi, pizzoccheri e risotto ai mirtilli in primis, che il sig. Sergio ci ha preparato, accompagnate dall'ottimo vino di sua produzione. Le previsioni meteo per lunedì non promettono nulla di buono, quindi il programma per il secondo giorno, verrà deciso al nostro risveglio. Lunedì mattina ci svegliamo sotto una pioggerellina fine ma continua. Siamo tutti d'accordo che in queste condizioni non è prudente partire alla volta del Pizzo dei Tre Signori. Dopo un breve consulto, decidiamo anche di annullare la traversata verso Gerola Alta, visto che la salita alla bocchetta di Trona a 2090 m, si sarebbe svolta completamente su neve fradicia, quindi in condizioni non ottimali per coloro che non erano attrezzati con piccozza e ramponi.
Alla fine prevale la scelta più prudente, condivisa da tutti i partecipanti alla gita, ovvero quella di scendere direttamente nella Val Biandino fino al paese di Introbio, dove sarebbe venuto a prenderci il pullman per il viaggio di ritorno. Il sentiro che scende nella Val Biandino infatti è completamente sgombero dalla neve e non presenta pericoli oggettivi. Dopo circa 4 ore di cammino e 1400 m di dislivello, sotto un pioggia intermittente, a volte anche intensa, raggiungiamo la piazza di Introbio dove, ironia della sorte, ci accoglie un sole spendente. Approfittiamo del bel tempo per asciugarci al sole e per finire i nostri viveri. Non resistiamo neanche alla tentazione di sorseggiare una fresca birra artigianale e di mangiare un buon gelato. Verso le ore 13.30 ci raggiunge il pullman che avevamo allertato in mattinata e subito partiamo per il viaggio di ritorno.
Per lo scrivente si è trattato della prima esperienza di organizzazione di una gita sociale della nostra sezione di Bussoleno.Come ogni battesimo che si rispetti, non è mancata l'acqua a suggellare questo evento! Scherzi a parte, a livello umano il bilancio di questa esperienza è stato molto positivo, anche se ammetto che l'organizzazione di una gita del CAI comporta un impegno considerevole. Sicuramente da parte mia ci saranno molte altre occasioni per condividere con gli amici la passione per la montagna che ci accomuna.
Carlo Borello

8 Giugno 2014 - Anello Lac de Sainte Marguerite (Les Orres)
Una giornata decisamente estiva e serena ha caratterizzato l'escursione al Lac de Sainte Marguerite, situato nel Vallon de l'Eyssalette, sopra la località sciistica di Les Orres, a poca distanza dal lago di Embrun.
Dopo circa tre ore di pullman, compresa la sosta per colazione effettuata all'ormai collaudato bar situato sotto il forte di Mont Dauphin, verso le 10.30 arriviamo all'ampio parcheggio situato poco prima dei palazzoni di Les Orres 1800.
Ci dividiamo dai ferratisti diretti verso le loro falesie e ci inerpichiamo per una scorciatoia su ripido terreno per evitare di percorrere alcuni tornanti della strada asfaltata, passiamo in mezzo a delle abitazioni situate nella parte superiore del paese, costeggiamo uno spiazzo in cui sono depositati i cannoni sparaneve in attesa della prossima stagione invernale e ci portiamo all'imbocco del sentiero verso il lago.
Il percorso diventa finalmente piacevole, è quasi sempre ombreggiato in mezzo a una foresta di larici e pini cembri, con delle belle radure che inviterebbero alla sosta. La salita è complessivamente dolce, i tratti ripidi sono brevi. Dopo una una fermata effettuata per compattare il gruppo di circa 60 persone partecipante alla gita, si riprende il cammino e si arriva ad un colletto da cui si ammira la parte superiore del vallone. Il sentiero scende leggermente attraversando una pista da sci. Ancora un tratto pianeggiante nel bosco e si arriva ad una bella radura pascoliva. Una breve rampa ci porta a un altro bel pianoro attraversato da diversi rii. Una passerella sul rio più ricco d'acqua ci porta all'attacco della parte conclusiva dell'itinerario, che si svolge su un ripido pendio attraverso pascoli punteggiati da una ricca flora (un'infinita' di ranuncoli, violette, genzianelle, genziane).
Finalmente , dopo due ore o poco più', si arriva al lago, dalle acque con riflessi verde smeraldo. Più sotto, lungo il corso dell'emissario del lago, ne scorgiamo un altro dalle dimensioni più ridotte. In un vicino avallamento c'è un laghetto originato dallo scioglimento delle nevi, destinato a scomparire nel corso dell'estate. I pendii delle montagne soprastanti il lago sono ancora innevati. Il luogo, la temperatura gradevole, il bel panorama, il sole invitano alla sosta pranzo e a un tonificante ozio, che prolunghiamo per oltre due ore.
A malincuore scendiamo dirigendoci verso il sottostante alpeggio della Cabane du Lac, situata all'inizio dei pascoli. Qui arriva una pista forestale che con un tratto ripido e un po' noioso discendiamo in direzione del fondo del vallone. Ad un bivio prendiamo la breve deviazione che ci permette di accedere alle copiose sorgenti di Jerusalem, che formano una serie di cascate e ci permettono di far rifornimento d'acqua. Ritorniamo quindi al bivio e scendiamo, attraversando un'ampia radura, al fondo del vallone. La pista diventa per lo più pianeggiante, sul lato sinistro del vallone ammiriamo le falesie su cui sono state tracciate le due vie ferrate e giungiamo a piccoli gruppi al parcheggio del pullman su cui ci attendono i ferratisti.
Possiamo essere ampiamente soddisfatti. Il cielo sereno ci ha permesso di gustare il percorso, di godere di bei panorami e di trascorrere delle ore serene.
Alessandro Martoglio

22 giugno - Alpe Larecchio - Colle Valdobbia
La gita in Valsesia ci ha permesso di conoscere una vallata laterale, la Valle Vogna, a quanto pare sconosciuta alla quasi totalità delle 52 persone partecipanti.
I commenti alla fine della gita sono stati positivi: la bellezza del paesaggio e dei villaggi walser attraversati è stata apprezzata.
Siamo partiti con un cielo coperto, temendo che l'instabilità del tempo prevista per l'ultima settimana di giugno anticipasse i suoi effetti. Per fortuna il tempo è migliorato permettendoci di godere la bellezza dell'itinerario.
Dopo la sosta colazione a Romagnano Sesia, presso un biscottificio, apprezzata per la qualità e per l'acquisto di prelibate leccornie, siamo ripartiti. La Valsesia è una valle piuttosto lunga. Ci vuole più di un'ora dopo la sosta per giungere a destinazione, anche se il percorso è piacevole, con dei suggestivi scorci sul fiume Sesia, molto frequentato dagli appassionati di rafting e canoa.
Verso le 10 arriviamo al parcheggio riservatoci a Ca' di Janzo, frazione di Riva Valdobbia. Il primo tratto che percorriamo è un po' noioso, svolgendosi su strada asfaltata fino a S.Antonio, anche se confortato dalla presenza di alcune belle case.
Compattato il gruppo si prosegue su strada sterrata. Dopo una breve discesa cominciamo a salire arrivando fino alla frazione Peccia, dove inizia la mulattiera che attraversa per intero il paesino, godendo della vista di splendide case in pietra e legno, oggetto di attrazione per i fotografi. Qui il gruppo si divide: quelli intenzionati a raggiungere il Colle di Valdobbia procedono senza interruzione, chi intende fermarsi all'Alpe Larecchio se la prende con più calma.
La salita diventa molto ripida fino alla cappella del Lancone, poi la pendenza diminuisce e un lungo traverso, con bella vista a destra sul vallone del Corno Bianco, caratterizzato da una bella cascata che scende dalla bastionata su cui si trova il Lago Bianco, ci porta al bivio per l'Alpe Larecchio.
Sono trascorse circa 2 ore dall'inizio dell'escursione. Qualcuno si ferma aspettando il gruppo diretto all'Alpe Larecchio. In 21 proseguiamo per il Colle Valdobbia. Dopo aver attraversato il torrente su una passerella si sale di nuovo ripidamente su un pendio costellato da alcune baite e quindi in mezzo a macchie di rododendri e rari larici fino ad Valdobbia3arrivare al Piano del Colletto. Il sentiero si riporta verso il centro del vallone, compaiono le prime lingue di neve. Finalmente, superato un dosso, appare il colle, con l'edificio del Rifugio Ospizio Sottile in bella evidenza. Dopo un breve tratto pianeggiante comincia l'erta finale che in circa 20 minuti ci porta alla nostra destinazione finale. La fatica delle quasi 4 ore di salita è compensata dalla bellezza del luogo, con scorci sulle montagne della Valle di Gressoney e sui lontani ghiacciai del Gran Paradiso: purtroppo le nuvole ci impediscono di riconoscere le cime.
Il tempo di consumare il nostro pranzo al sacco (il rifugio è ancora chiuso), qualche foto e poi si scende, anche perchè sono comparse delle nuvole che non promettono niente di buono. Falso allarme, dopo qualche minuto si dileguano e ricompare il sole. A Piano del Colletto prendiamo la deviazione che ci permette di scendere al bel pianoro dell'Alpe Larecchio. L'altro gruppo è ormai sceso a valle e anche noi, dopo una breve fermata per rinfrescarci e rifornirci alla fontana, rientriamo, dopo una breve sosta per un gelato, una birra o una bibita presso il posto tappa GTA di S.Antonio.
Alessandro Martoglio

13 luglio 2014 - Anello della Croix du Vallon
Il brutto tempo che ci perseguita in questa strana estate ha impedito alla nostra sezione di effettuare la gita MTB del 29 giugno e quella alpinistica in Svizzera del 5-6 luglio. Le avvisaglie per l'annullamento della gita del 13 luglio a Courchevel erano già evidenti a metà settimana per le pessime previsioni del week-end in Savoia, risultanti dai diversi siti meteo presenti su Internet. Cosa fare? Sempre interrogando la rete si scopre che nell'Embrunais il tempo dovrebbe essere accettabile. La volontà di partire prevale e cosi' venerdi' sera in sede, consultando guide e cartine, viene presa la decisione. Si scarta la proposta di ripetere gite effettuate alcuni anni fa e si opta per un nuovo percorso che parte dalla piccola stazione sciistica di Réallon, situata sotto le dolomitiche Aiguilles de Chabrières, ben visibili dalla strada che collega il lago di Serre Ponçon a Gap. Gli orari di partenza restano invariati e Claudio comunica la variazione dell'itinerario sul nostro sito.
Domenica mattina si parte in 47: superato il Monginevro il Presidente prenota i croissants per la colazione presso il solito bar situato sotto il forte di Mont Dauphin. Il tempo a sud è sereno, qualche nuvoletta ricopre i fianchi delle montagne. Arrivati a Réallon l'impressione è che le nuvole si siano concentrate sulla zona oggetto della nostra gita. Si parte verso le 10 seguendo la pista di servizio della seggiovia che conduce al punto più alto del comprensorio sciistico a 2100 m., poco sotto la Croix du Vallon, punto culminante della nostra gita.
Il percorso attraversato è un miscuglio di zone sassose, ripiani erbosi e conifere sparse, dominato dalle Aiguilles de Chabrières, che, diradandosi la nebbia, ci appaiono nel loro dolomitico splendore. Tutti raggiungono la vetta (1.40 – 2 h.), su cui c'è una tavola d'orientamento, che ci permette di leggere il paesaggio. La vista sul sottostante lago di Serre Ponçon è spettacolare, per cui si decide di pranzare in vetta. Dopo una prolungata pausa in cui ci si riposa e si scherza, verso le 13.30 si inizia a scendere verso il paesino di St. Apollinaire, dove ci aspetterà il pullman per il ritorno.
La discesa in cresta è molto bella panoramicamente con squarci stupendi sul lago. Ad un colletto sui 1800 metri c'è un bivio a destra. Attraversando una bella foresta di conifere si scende per un sentiero piacevole e poco faticoso. Abbondano i funghi “pinnaioli”, che alcuni dei partecipanti raccolgono. Si scende fino a una radura con una “cabane” e una generosa fontana provvidenziale per il rifornimento di acqua. Compattato il gruppo si percorre un breve tratto di una pista forestale che conduce a Réallon fino a un bivio da cui si distacca un sentiero che in circa 30 minuti scende al Lago di St.Apollinaire, a cui arriva una stradina asfaltata dal paesino omonimo.
Sosta d'obbligo anche per compattare nuovamente il gruppo, fotografie ricordo e poi via. Ci sarebbe la possibilità di percorrere anche un tratto del sentiero della GR50 per arrivare a St.Apollinaire. Ma il tragitto sarebbe più lungo, stasera alle 21 c'è la finale dei mondiali di calcio e si decide di proseguire sull'asfalto. A St.Apollinaire non troviamo bar per cui, saliti sul pullman, scendiamo a Savines-Le-Lac dove sostiamo per una birra o un gelato, prima di ripartire per la Valsusa.
I partecipanti sono abbastanza soddisfatti. Il tempo ha retto. Molto bello l'itinerario di discesa. Stupendi i panorami, anche se limitati in parte dalle nuvole che nascondevano le vette più alte. L'importante è camminare e scoprire nuovi angoli delle nostre belle Alpi.
Alessandro Martoglio

Domenica 27 luglio - Rifugio Vittorio Sella
Partiamo da Bussoleno alla volta di Cogne con un cielo sgombro da nuvole minacciose, speranzosi che questo luglio ci conceda finalmente una bella giornata soleggiata. Dopo le varie soste lungo la valle ci dirigiamo veloci in autostrada. Immancabile la consueta sosta per la colazione, che effettuiamo a Chatillon. Il tempo di un caffè, cappuccino e brioche e riprendiamo la marcia.
Alle 9,10 siamo al parcheggio di Valnontey, il tempo non tradisce le nostre aspettative (sole pieno ). In 15 minuti zaino in spalle e si parte, dopo aver costeggiato per un tratto il giardino botanico "Paradisia" ci inoltriamo in un bel bosco di conifere e ci innalziamo gradatamente percorrendo i larghi tornanti di una comoda mulattiera. Giunti al ponticello sul torrente compattiamo il gruppo e riprendiamo il cammino affrontando un ripido sentiero che passando lungo l’alpe Pasieux ci porta tra boschetti e ampi pascoli.
Man mano che saliamo, il panorama diventa sempre più bello, offrendoci uno splendido colpo d’occhio sui ghiacciai della Valnontey. Percorrendo questo tratto più impegnativo inevitabilmente il gruppo si sgrana, ma la "ramassa" fa buona guardia. Si prosegue andando a riattraversare il torrente e affrontare con lunghe diagonali il costone che precede la conca del rifugio. Giunti nei pressi delle case del Parco superiamo gli ultimi tornantini per giungere al casotto dei guardaparco e successivamente al rifugio Sella.
Considerata l’ora presta in circa una ventina di persone proseguiamo fino al bel laghetto del Lauson dove consumiamo meritatamente il nostro pranzo. Riposate le membra si torna al rifugio per ricompattare il gruppo e dopo un momento aggregativo con tanto di foto di gruppo ci avviamo lungo la via del ritorno. Giunti a Valnontey, il tempo necessario per una birra o un buon gelato, stanchi, ma soddisfatti della splendida giornata ritorniamo a casa.
Un plauso a tutto il gruppo e in modo particolare a Bruno R che ha letteralmente lasciato le suole degli scarponcini sul sentiero.
Fiorenzo Pognant Gros

Agosto 2014 - Austria
Finalmente il gran momento è arrivato!!!! Dopo mesi di preparativi, dopo giorni di consultazione di tutti i siti meteo... si parte.
E naturalmente... con Oscar organizzatore si parte presto: ore 4.15 in piazza del mercato.
E naturalmente... per un viaggio così lungo parte la caccia ai posti migliori sul pullman.
I primi, tra cui il sottoscritto e consorte sono in piazza alle 3.45. Non si sa mai...
lofer3Alle 3.55 puntuale come un orologio svizzero - pardon... austriaco - arriva il pullman guidato dall'efficiente Federico con tanto di aiuto busfahrer Laura. Con precisione e disciplina teutonica si caricano bagagli e passeggeri. Il viaggio trascorre veloce con poca coda sull'autostrada del Brennero; tra un sonnellino, due parole, una barzelletta e qualche sosta arriviamo al Brennero. Il tempo è brutto ma decidiamo ugualmente di andare fino a Obernberger am Brenner per pranzo. Un panino, una birra e poi... via verso la nostra meta: Hotel Hubertus a Lofer, dove arriviamo intorno alle 16.00. Sistemazione nelle camere e subito nell'area benessere tra sauna, bagno turco e piscina. Poi tutti a cena, dove 73 cavallette dalle sembianze umane si accalcano intorno ai numerosi buffet ricolmi di ogni ben di Dio.
Le previsioni meteo sono incoraggianti per domenica e lunedì, poi variabili sul brutto per martedì, mercoledì e giovedì, bello venerdì e brutto il sabato del rientro. Oscar riunisce lo stato maggiore e definisce il piano di guerra della settimana estraendo da una capiente cartellina una miriade di programmi di escursioni, ferrate, camminate, visite turistiche da calibrare in base al tempo; tutte preparate, nei mesi precedenti, con un certosino lavoro di ricerca, traduzione, telefonate di verifica. Chi non ha esperienza di organizzazione di gite non si rende conto di quanto lavoro a tavolino sia necessario per calibrare tempi, dislivelli, difficoltà, accesso del pullman, eventuali permessi, possibili alternative, ecc...
Ma grazie a questo lavoro abbiamo potuto scegliere mete e percorsi in base alle condizioni meteo locali spostandoci di zona ogni giorno senza mai dover usare l'ombrello. Anche l'Hotel è frutto di approfondite e accurate scelte per la sua posizione centrale rispetto all'area che vorremmo visitare, per le numerose camere, per il buon livello di comfort, l'ottima cucina, il pacchetto che comprende “tutto incluso” dal bere al cestino giornaliero per le escursioni tutto ad un prezzo decisamente concorrenziale.
Domenica 17 si parte alla volta del Peter Wichenthaler Hutte, un rifugio posto su una balza rocciosa in un luogo molto panoramico.
Lunedì 18 la nostra metà è il rifugio Gruttenhutte raggiunto con una piacevole escursione oppure con la ferrata Klamml di media difficoltà. Ci ritroviamo tutti al rifugio poi mentre gli escursionisti ritornano sui propri passi i “ferratisti” proseguono su un sentiero attrezzato dal sapore “dolomitico” che attraversando gli scoscesi e rocciosi contrafforti del Kaisergebirge conduce nuovamente al pullman.
lofer2Martedì 19 con il tempo brutto decidiamo una giornata di pausa alpina e dedichiamo le ore mattutine alla visita di Salisburgomentre nel pomeriggio ci rechiamo a Berchtesgaden dove alcuni visitano la città mentre il gruppone visita la Salzbergwerk (miniera di sale).
Mercoledì 20 a Lofer piove ma Oscar decide per la Baviera dove il tempo è migliore e così si parte alla volta del Hochgernuna cima panoramica che domina il grandeLago di Chiemsee. Un gruppo rinuncia all'escursione a si reca a visitare il lago e le sue isole.
Giovedì 21 sempre tempo brutto e nuova destinazione in Baviera con la visita alla cittadina di Traunstein quindi ritorno al Lago di Chiemsee con passeggiata lungo il sentiero costiero e rientro a Lofer per le 15.00 dove, con il tempo migliorato in 20 ci precipitiamo sulla breve ma dura Ferrata Die Wilde Gams.
Venerdì 22 tempo bello e gran finale sui monti sopra Berchtesgaden. Ci dividiamo in tre gruppi: i turisti con crociera sul Konigssee, gli escursionisti al rifugio Kuhroint Hutte e al belvedere Archenkanzel sul lago e i “ferratisti” sulla lunga e panoramica ferrata Isidorsteig fino al rifugio Grunsteinhutte. Rientro in Hotel in tempo per preparare le valigie perchè si ritorna a casa. A cena il Presidente dona a Oscar un gilet tirolese ringraziandolo, a nome di tutti partecipanti, per il grande lavoro di organizzazione che ha reso possibile questa bellissima settimana.

14 settembre 2014 - Rifugio Zamboni - Lago delle Locce - Macugnaga
Finalmente Settembre regala quelle giornate che tanto avevamo agognato nei mesi estivi per eccellenza e dopo tanta pioggia il sole, magari non caldissimo, ci accompagna in questa domenica dove con il pullman praticamente completo (56 partecipanti) parte da Bussoleno alle 06.00 in punto alla volta di Macugnaga.Locce 2Oggi la nostra sezione, con la collaborazione del CAI di Alpignano, ha anche organizzato un'escursione in MTB in Francia al Colle del Galibier e quindi siamo un pochino orfani di tanti amici che sempre sono presenti alle escursioni, ma come accennato poc'anzi bisogna approfittare di questa tregua meteorologica all'insegna del tempo bello per dedicare il poco tempo libero alle nostre passioni. Dopo la consueta fermata del caffè, brioche e bisognini fisiologici all'autogrill di Arona si esce dall'autostrada e si comincia a salire sulla tortuosa e parecchio strettina provinciale che sale in valle Anzasca.
Enzo l'autista è un ex camionista ed esperto di strade poco agevoli e non ci fa assolutamente sballonzolare sui sedili e si arriva a destinazione tutti con il viso colorito e senza sensazioni di nausea. Io ed Osvaldo (Teo) abbiamo già raccolto i soldini per pagare la seggiovia che ci porterà in quota e quindi scesi dal pullman e distribuiti i ticket si sale sul primo tratto che sale poco, ma è parecchio lungo. Il secondo, più breve, sale decisamente e si arriva a destinazione a quota 1900 slm ove parte il sentiero che attraversa il letto del ghiacciaio del Belvedere che ormai è arroccato alla parete del Monte Rosa e in breve arriviamo al Rifugio Zamboni che a causa di lavori di ristrutturazione è chiuso.
Locce 3Saliamo in fila indiana sulla crestina che delimitava il bordo del lago Effimero che anni fa tanto preoccupò l'abitato di Macugnaga e fu svuotato con delle idrovore e in breve arriviamo al Lago delle Locce a quota 2210. Pranziamo in un anfiteatro spettacolare sotto le vette della Punta Gnifetti e Doufur che si specchiano nel lago azzurro e con l'unico rumore, se si sta in silenzio, delle scariche di sassi che si staccano dal ghiacciaio: fantastica sensazione di essere partecipi in piccola misura di un ambiente immenso e primordiale.
Torniamo quindi verso il Rifugio Zamboni e riattraversata la distesa detritica del fronte- ghiacciaio, alla seggiovia che ci riporta a Macugnaga, bel borgo walser, dove un buon gelato, caffè e birra concludono una bella escursione che sicuramente rimarrà a lungo nei nostri pensieri.
Osvaldo & Osvaldo (Vair-Segontino)

14 settembre 2014 - MTB Galibier-Nevache
Dopo un agosto per niente estivo ci ritroviamo con il gruppo MTB per l’uscita di settembre ed il meteo ci regala un ottima giornata di sole.
Partiti alle 07,00 da Bussoleno raggiungiamo in auto il punto di rendez-vouz, con gli amici del CAI di Alpignano e Rivoli, a La Vachette (Briancon) dove lasciamo alcune auto, che serviranno per il ritorno, e ripartiamo per il Col de Lautaret a circa 1900 mt.Galibier 1Pronti-via attacchiamo subito il sentiero che in breve tempo, ma con impegno, ci porta al Col du Galibier 2642 mt. dove ci compattiamo e scattiamo alcune foto godendo di un’ottima vista dell’arco alpino fino al massiccio del Monte Bianco.
Scendiamo un po’ infreddoliti per alcuni km su asfalto fino a Pian Lachat dove imbocchiamo la strada militare che sale verso il Colle di Rochilles 2496 mt. su di un bel fondo e con pendenze non esagerate.
Galibier 3Raggiunto il colle ed i laghi del Grand Ban ci fermiamo per il pranzo sotto un bel sole che riscalda ossa e spirito.
Dopo le consuete foto giunge il momento di ripartire ed affrontare la sospirata discesa su sentiero tecnico e molto impegnativo in alcuni tratti, superato da tutte/tutti senza feriti, che ci porta al Rifugio Drayeres gestito dal CAF ma al momento senza gestore (e birretta!!!).
Raggiunta la strada asfaltata scendiamo verso il paese di Nevache e visti i tempi ristretti proseguiamo in direzione La Vachette dove gli autisti partono per il recupero delle auto.
Un grazie a tutti i partecipanti!
Appuntamento ai bikers alla prossima stagione 2015 con la nostra sezione CAI-MTB.
Ride more – Work less
Paolo Rocci

21 settembre 2014 - Laghi di Unghiasse
Ci ritroviamo a Rivoli praticamente all’alba, ci contiamo e dopo aver compattato gli equipaggi partiamo con quattro vetture alla volta della frazione Rivotti nel comune di Groscavallo, località di partenza dell’escursione.
Fra soste caffè e messa a punto della logistica (spostamento vetture, varie ed eventuali ) partiamo alla volta del colle della Crocetta, prima tappa del giro. La giornata si presenta bella con solo qualche nuvola sparsa sulle punte dei dintorni, vai che le previsioni di bel tempo per una volta ci hanno azzeccato!Unghiasse 2Dopo una pausa per compattare la fila e rifocillare la truppa presso un alpeggio a circa metà strada, raggiungiamo il colle verso le 11,15 dove riusciamo finalmente a vedere il lago di Ceresole e le vette dell’alta Valle Orco, bel panorama che fa il paio con la vista sull’ Uia di Ciamarella che ci ha accompagnato per questa parte della salita.
Constatiamo due cose: uno, la gamba c’è infatti abbiamo tenuto un buon passo; due, il meteo ci ha buggerato, infatti il cielo si è andato via via coprendo con una coltre di nuvole sempre più compatta. La speranza di una giornata di sole è ridotta al lumicino. Ripartiamo e seguendo la cresta raggiungiamo il punto più alto dell’escursione e cioè il colle della terra da cui si presenta un bel panorama sui laghi di Unghiasse e sulle due punte che li sovrastano, decidiamo di effettuare la sosta pranzo subito sotto il colle.
Sergio ci fa una gradita sorpresa offrendo a tutti dei funghi sott’olio veramente degni di menzione, muchas gracias!Unghiasse 3Riprendiamo il sentiero scendendo al lago Fertà e portandoci a costeggiare il lago grande fino a raggiungere il bivio ove imbocchiamo il sentiero di discesa, nel frattempo le nuvole citate precedentemente ci omaggiano di parte del loro contenuto, tanto per non farci dimenticare che esitono … quest’anno è così, pazienza.
Il sentiero ci porta a toccare tutta una serie di alpeggi ove il sentiero ci fa fare uno slalom tra le occupanti dei detti alpeggi e i loro relativi prodotti … ottimo esercizio per l’equilibrio. Prima di raggiungere a quote più basse il pianoro e i boschi contornanti il Bec di Mea e le prime frazioni ai suoi piedi, il tempo decide di essere clemente e fa spuntare nuovamente il sole, almeno evitiamo un lavandone!
Raggiungiamo così i boschi che ci portano alla frazione Alboni e alla fine della gita dopo circa sette ore, non ci resta che recuperare le vetture e far ritorno alle rispettive case soddisfatti della giornata.
Un sentito ringraziamento a tutti i partecipanti e a rivederci alle prossime gite.
Mauro Miglietta

28 settembre 2014 - Colle Saboulè - S.Anna di Vinadio
Se pensiamo ad una domenica perfetta, allora quella di ieri 28 Settembre,
trascorsa sui colli sovrastanti S.Anna di Vinadio, è quella che tutti avremmo voluto avere, almeno una volta al mese, in quest'annata meteorologicamente pessima.
Si parte da Bussoleno alle 6 in punto con due pullman: uno da 40 posti ed uno da 36 (la salita al Santuario di S.Anna di Vinadio è interdetta ai mezzi superiori ai dieci metri). Abbiamo l'onore di avere alla guida di uno di essi Marco Regis, che sin da bambino ci accompagnava nelle escursioni ed ora ci "porta" davvero alle nostre mete. Per un caso del destino anche l'altro mezzo è guidato da un Marco, persona assai simpatica. All'Auchan dopo aver caricato tutti e esaurito ogni posto a sedere, si imbocca l'autostrada e pare che la giornata non si ripresenti come quella di ieri, sabato, in cui complice un po' di vento in quota non vi era nuvola alcuna nel cielo. Saboul2Ci si ferma all'Autogrill di Fossano, che sino al nostro arrivo era completamente deserto, per caffè, brioche e ineluttabile "plin-plin" e si imbocca la Valle Stura che porta al Colle della Maddalena, confine di Stato.
Poco dopo Demonte imbocchiamo la strada provinciale che si inerpica per sedici chilometri sino al grande piazzale del Santuario di S.Anna e si percepisce immediatamente il perchè del divieto ai mezzi un pochino ingombranti, anche se fortunatamente oggi non ci sia un gran traffico e gli unici pullman siano i nostri. La nebbia della pianura qui ha lasciato spazio ad una giornata splendida anche se leggermente frizzantina, ma siamo a fine settembre e a oltre duemila metri di quota. La comitiva ordinata e sempre abbastanza compatta, si snoda variopinta su uno sfondo da fiaba, contornata dai laghi di S.Anna che alimentano la rinomata sorgente omonima.
Saboul3Con una tempistica marziale attraversato il Passo Tesina, arriviamo al lago Lausfer Soprano e qui pranziamo con lo sguardo che spazia sul Mercantour e con il Monte Mounier che si erge al centro del paesaggio. L'arietta un tantino pungente ci fa anticipare di poco la ripartenza programmata: non può mancare l'immancabile foto di rito del gruppo sotto il Colle Lausfer e poi scendiamo dapprima sulla mulattiera e poi sulla bella strada militare ancora in buono stato che ci riporta al Santuario. Fortunatamente il bar è aperto per l'ultima domenica della stagione e non può mancare un buon gelato. E' stata una bella passeggiata e tutti sono contenti, compreso il gruppo dei giovani che oggi è abbastanza numeroso: sono presenti in dieci e non sempre abbiamo questa fortuna. Ci rivediamo al prossimo appuntamento alla Chartreuse e alla ferrata della Roche Veyrand il 12 Ottobre.
Osvaldo Vair

12 ottobre 2014 - Roche Veyrand
Da lunedì inizia il balletto delle previsioni meteo: bello... brutto... così-così... chissà... forse... la schin'a d' me om a marca la piova... mia fumna a marca al vent...
Giovedì il meteo dava in Chartreause previsioni un po' migliori che in Valle di Susa. Deciso. Gita confermata.
Alle 6,30 a Bussoleno il cielo è nuvolo, a Bardonecchia nero, a Modane azzurro, a Chambery siamo nella nebbia, al Col Granier c'è il vento, a Saint Pierre d'Entremont il cielo è velato e fa caldo. Si parte. Gli escursionisti a destra, noi ferratisti a sinistra. Il sentiero si fa subito ripido e scivoloso. Qualcuno (non si sa chi) mette il piede nel posto sbagliato e un gruppetto di vespe incazzate si abbatte sui più vicini: Beppe quattro pungiglioni, Francesco due buchi, Mauro due fori, Sonia due bubboni. Imperterriti si prosegue fino alla partenza della ferrata.
Si decide la strategia di attacco: prima i più veloci, in centro i giovani, dopo i più lenti intercalati con i più esperti. 54 mani stringono il cavo, 27 caschi colorati si snodano lungo il percorso.
In poco più di un'ora la parte facile della ferrata è percorsa; ci attende la seconda sezione molto più impegnativa. In cinque decidono di uscire sul sentiero ed attenderci in cima; gli altri 22 ripartono a gran carriera sul lungo ed esposto traverso, sul muro verticale, sull'uscita strapiombante.
In alto un leggero venticello caldo ci asciuga il sudore. Venti minuti di sentiero e siamo in cima alla Roche Veyrand dove ci ricongiungiamo con gli escursionisti, arrivati poco prima. Piccola pausa, panino, foto di rito e si rientra per il ripidissimo sentiero di servizio alla ferrata (forse la cosa più impegnativa della giornata). Sulla via del rientro incontriamo un cane da caccia con tanto di radio collare, che sembra più interessato alle nostre carezze che agli eventuali cinghiali.
Arriviamo al pullman illuminati da un sole estivo. In attesa degli escursionisti, che sono scesi per un sentiero facile ma più lungo, ci avventuriamo tra le case visitando birreria, formaggeria, chiesetta e servizi igienici. Con stupore apprendiamo che, in quanto a burocrazia, anche i francesi non scherzano: Saint Pierre d'Entremont - poco più di un villaggio - è situato a cavallo del confine tra Savoia e Isere e così... due municipi e due chiese...
Ma ormai è ora di partire, il tempo per una fettina di torta offerta dal sottoscritto per festeggiare i miei primi 59 anni, e via verso l'Italia.
Claudio Blandino

26 ottobre 2014 - Lago Bagnour
Dopo il rinvio della scorsa domenica dovuto ai disastrosi strascichi delle recenti piogge che hanno causato alluvioni, frane e crolli devastando la zona di Rossiglione, meta della gita in programma nel Parco del Beigua, si è optato per un’ escursione questa volta in Val Varaita. Domenica mattina, beneficiando di un’ora in più di riposo grazie al ritorno all’ora solare, eccoci pronti a partire; siamo a ranghi un pochino ridotti, in tutto 41 partecipanti, speranzosi nel bel tempo anche se i siti meteo consultati non concordano sulle previsioni: sole, nuvole, forse anche un po’ di pioggia.
In circa tre ore siamo nei pressi della borgata Castello, da cui inizia il sentiero, contrariamente alla prassi abituale questa escursione non è stata preventivamente provata, non ce n’è stato il tempo, ma la relazione è abbastanza chiara e Alessandro ha già visto tempo addietro una parte del percorso, per cui nessun problema! Il sentiero, ben segnalato, parte spedito ed in poco più di un’ora raggiungiamo i prati su cui si affaccia in splendida posizione il rifugio Bagnour, una piccola delusione ce la riserva il lago omonimo che in realtà è poco più di un acquitrino.
Sono da poco passate le 11 e 30 e sembra ancora troppo presto per mangiare, ma qualcuno obietta che per lo stomaco in realtà è già la mezza e quindi apriamo gli zaini e pranziamo. Il rifugio è piccolo e molto carino, abbiamo tutto il tempo di goderci un po’ di sole, ammirare il panorama e fare quattro chiacchiere sulla terrazza bevendo il caffè, poi alcuni nuvoloni scuri che avanzano alle nostre spalle ci consigliano di iniziare il ritorno.
Bagnour 1Ci incamminiamo lungo il sentiero nella pineta dell’Alevé, il pino delle “coche”, sosta per la foto di gruppo al lago Secco, uno specchio d’acqua che contraddice il suo nome, toccando le grange Pralambert soprana e sottana fino a raggiungere Casteldelfino di cui ammiriamo alcuni caratteristici scorci, ed eccoci al pullman. Siamo in anticipo di una buona mezz’ora sulla tabella di marcia e decidiamo di fare un paio di soste, la prima a Sampeyre dove si trova una pasticceria nota per l’ottimo cioccolato, ed una seconda a Melle. Qui prendiamo letteralmente d’assalto una formaggeria artigianale e facciamo scorta dei famosi “tomini d’mel”.
E’ stata una gita non molto impegnativa ma sicuramente piacevole per il bel paesaggio ed anche il tempo ci è stato amico, abbastanza soleggiato sia pure con un’arietta pungente che ci ha ricordato che forse il tempo delle pedule sta scadendo ed è quasi ora di pensare a ciaspole e sci.
Tiziana Ferraro
Domenica 9 novembre - Nostra Signora della Guardia - Varazze
Domenica 9 novembre si è svolta la gita Intersezionale Valsusa -Valsangone a Varazze con un centinaio di soci. Meta dell'escursione è stato il Santuario di Nostra Signora della Guardia che sorge sul Monte Grosso a circa 400m.s.l.m. Escursione priva di difficoltà, ad anello sulle alture che sovrastano la cittadina di Varazze, tra mirti, ginestre, lentischi.
Con un tempo nuvoloso e minaccioso di pioggia, dal centro di Varazze raggiungiamo in breve un'ampia strada sterrata che ci porta dopo circa 1 ora e 30 al Santuario che custodisce le spoglie di alcuni componenti una famiglia nobile di Ivrea, oltre a numerosi ex voto. Sul lato Nord del Santuario una scala dà accesso ad un locale ricovero per i visitatori, e noi l'abbiamo improvvisamente occupato durante il pranzo, causa forte acquazzone. Anche l'area pic-nic si fa deserta e molti riparano sotto una tettoia.
Purtroppo la vista a 360°che spazia sulla costa di levante da Genova alle Alpi Apuane, ad ovest la riviera di ponente fino a Capo Noli e a nord il crinale dei monti del Beigua, non è visibile per il brutto tempo. Dopo circa un'ora di sosta riponiamo gli ombrelli e iniziamo la discesa verso Varazze. Sostiamo presso la cappella del Beato Jacopo da Varagine. Scendendo una lunga scalinata denominata (la via Bianca) che scorre tra case, orti, uliveti arriviamo nell'abitato di Varazze, ai pullman e al lungomare.
Dopo un gelato, una focaccia ligure e con tanta simpatia nello spirito che contraddistingue il sodalizio Cai, torniamo sereni a casa.
Franca & Pier Paolo Bruno

Domenica 16 novembre - Pranzo Sociale al rifugio Amprimo
Un bel cielo terso, complice un pochino di vento in quota, in questa domenica di metà Novembre ha accolto un nutrito gruppo di Soci, 101 per l'esattezza, al Rifugio O.Amprimo,per il consueto pranzo sociale,occasione di ritrovo e convivialità, immancabile appuntamento a fine anno.
Un bel gruppetto parte a piedi dalla borgata Giordani di Mattie e percorre sentieri resi particolarmente scivolosi dalle abbondanti piogge di quest'ultima settimana. Altri partono da Travers a Mont e i più desiderosi di godersi un paio d'ore di sonno in più dal piazzale delle Sagnette. Alcuni di noi non avevano ancora visto gli ultimi lavori svolti e per l’occasione, nella sala multimediale vengono proiettate le immagini della bella vacanza in Austria fatta nel mese di Agosto.
Roberto e Loredana con alcuni ragazzi che li aiutano, hanno già preparata la sala per il desco e quindi per non scombinare il tutto decidiamo di premiare, con una semplicissima cerimonia, chi da tanti anni presta fedeltà a questa associazione che ama la Montagna. Si premiano il signor Boschetti Alessandro, già past president della nostra sezione, e la signora Rossero Vanda purtroppo assente, che tagliano il traguardo di 50 anni di tesseramento; tra coloro che hanno raggiunto i 25 anni il nostro vice presidente Oscar Garda, Cevrero Battista che causa alcuni problemini di salute non è presente, ma che riceverà l’aquilotto d’argento dalle mani di sua figlia Susanna, Casanova Davide, Favretto Vittorio e Pedriali Silvia, anch’essi assenti. Un applauso caloroso chiude la cerimonia.
Alle tredici la campanella ci avverte che il pranzo è pronto. Con parecchia fatica ci incastriamo ai nostri posti nella sala un pochino piccolina per questa occasione e alcuni nell'impossibilità fisica di sedersi si accomodano nella saletta del bar. A parte la sistemazione un pochino forzata il pranzo è ottimo. Con i commensali a fianco si tirano le somme delle attività svolte nei mesi scorsi e contestualmente si parla e si discute dell'imminente programma del 2015, che si presenta già particolarmente nutrito e variato per soddisfare i vari interessi. Le giornate ormai abbastanza corte e la temperatura esterna che si abbassa sensibilmente invitano tutti a ridiscendere a valle per le varie strade intraprese la mattina contenti di aver passato un’altra piacevole giornata in compagnia di tanti amici, in attesa della neve per ritrovarci con sci e ciaspole ai piedi. A presto!
Osvaldo Vair

Venerdì 12 dicembre - Domenica 14 dicembre - Due giornate dedicate alla sicurezza in montagna
Grazie agli istruttori della Scuola Intersezionale “Carlo Giorda” abbiamo potuto imparare o ripassare molte cose sulla neve, le valanghe, i pericoli in montagna e l’uso dell’ARTVA.
Venerdì 12 dicembre, in sede, Massimo GAI, Istruttore Nazionale di Scialpinismo, ha tenuto una interessantissima lezione sulle valanghe.
Interessante perché l’approccio non è stato quello solito di spiegare la neve, i fiocchi, la stratigrafia, i tipi di valanghe, ecc… ma quello di partire dalle statistiche sugli incidenti da valanga per poi indagare sui motivi, cause ed errori comportamentali degli sci alpinisti.
Il fine è quello di adottare comportamenti idonei per evitare di trovarci in luoghi potenzialmente pericolosi: dalla preparazione della gita a tavolino il giorno precedente, alla verifica in loco al mattino della zona, al controllo costante del percorso e in ultimo, ma forse più importante, quello di essere coscienti dei fattori umani e caratteriali del gruppo che in molti casi portano a scelte non sufficientemente ponderate.
Domenica 14 invece si passa dalla teoria alla pratica. Tutti nei boschi dello Jafferau in cerca di neve e avvallamenti idonei per simulare cadute di valanghe.
Al mattino ci si impratichisce sull’uso dell’ARTVA per la ricerca. Nel pomeriggio, divisi in gruppi, si simula la ricerca su una valanga dove ci sono alcune persone travolte. E così tutti ci siamo resi conto di quanto sia relativamente semplice trovare un ARTVA nascosto sotto la neve, ma come sia tremendamente complicato intervenire in gruppo su una valanga con tutti i problemi di organizzazione, divisione dei compiti, coordinamento, direzione e con l’orologio che inesorabilmente segna i minuti trascorsi e si riducono le possibilità di sopravvivenza dei travolti. Una giornata veramente utile dove il freddo, che aveva scoraggiato molti a non partecipare, non ha dato particolare fastidio.
Un grazie agli istruttori della Scuola Giorda per la serietà e la professionalità con cui hanno condotto la giornata.

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