20 - 27 Agosto 2022
7 giorni in Valmalenco
Cari Soci,
anche quest’anno siamo riusciti a realizzare una bella settimana di vacanza su montagne, per buona parte del gruppo, ancora sconosciute.
La Valmalenco è stata una piacevole sorpresa, belle montagne selvagge, molto ripide e ancora ricche, per quel che rimane, di ghiacciai, Vedrette, così nominati da quelle parti.
Le gite, dalle più impegnative alle quelle più semplici, sono sempre state accompagnate da magnifiche giornate, con cieli tersi e senza nuvole, forse è merito della organizzatrice Tiziana che oltre all’ottima scelta dell’albergo (Hotel Roseg a Primolo) ha prenotato anche giornate splendide.
Tutta la settimana è trascorsa con un bel ritmo di escursioni, credo che tutto il gruppo sia stato soddisfatto, sia per i percorsi che per l’alloggiamento.
I partecipanti sono stati 44 tra cui la socia più giovane della sezione, la figlia di Cinzia, Erica, di appena quattro mesi.
Ringrazio in modo particolare Tiziana per l’impegno che ha dedicato ad organizzare il tutto, impeccabile come sempre.
Brava, Grazie Mille.
Il presidente, Osvaldo Plano
Sabato 20 agosto - Val Tartano – il Ponte nel Cielo
L’idea di inserire questa variante nell’elenco delle gite proposte per la nostra settimana è venuta da Mina e Osvaldo Piccolo i quali tempo fa hanno trascorso un fine settimana in Val Tartano.
Il Ponte realizzato nel 2018 dal Consorzio di miglioramento fondiario di Pustaresc mette in comunicazione la frazione di Campo Tartano con i maggenghi bassi dall’altro lato della valle,si tratta di un’opera ardita alta 140 metri e lunga 234 come ben illustrato dalle foto che ne documentano le fasi della costruzione e l’impegno finanziario necessario per realizzare l’opera (ben 800.000 euro) esposte nel piccolo chalet sede del Consorzio costruito all’arrivo del Ponte,
La partenza per raggiungere la nostra meta avviene, come stabilito, in ordine sparso, l’appuntamento è fissato a Campo verso le 12, sappiamo di dover acquistare il biglietto in internet e si decide di farlo sul posto anche perché ci sono alcune ultime perplessità da parte di chi soffre le vertigini ed è un po’ timoroso.
All’inizio della tortuosa salita che porta a Campo troviamo un cartello che avvisa che i biglietti per accedere al ponte sono esauriti, scambio di telefonate e decidiamo di ignorarlo, una volta raggiunto il paese ci rendiamo conto che abbiamo fatto bene, il cartello non è attuale e non solo, ma funziona anche la biglietteria per cui anche senza internet possiamo procedere.
Il ponte ci da molta sicurezza, è ben protetto da alte spallette laterali ed il piano é ampio e sicuro, certo oscilla leggermente ma tutti lo percorriamo sereni, magari senza guardare troppo sotto di noi. Raggiunto l’altro lato della valle saliamo pochi metri troviamo un piccolo bivacco, con un panino ed un caffè ci rifocilliamo poi alcuni decidono di seguire il sentiero piuttosto impervio che porta al successivo ponte, altri scendono alla strada che giunge alla diga sottostante per poi risalire a Campo; in buona parte decidiamo di ripercorrere il ponte e riprendere le auto per raggiungere la nostra meta: Primolo.
Tiziana Ferraro
Domenica 21 agosto – Escursione Rifugio Carate e Rifugio Marinelli.
Prima escursione, una delle più impegnative della settimana, partenza dal Bacino di Campo Moro ai piedi della diga bassa (1996m) salita al Rifugio Carate (2636m) e per chi è più allenato al Rifugio Marinelli Bombardieri (2813m).
Anticipiamo la colazione alle 7:00 per essere puntuali alla partenza alle 8:00.
Tutti gli spostamenti li facciamo con l’auto, questo ha creato subito, il primo giorno, un piccolo disguido. Causa una gara di trail in montagna la carovana di auto è stata divisa, un gruppetto è andato alla seconda diga e il gruppone alla prima, luogo corretto per l’inizio del sentiero.
Così il gruppetto della seconda diga per raggiungere il rifugio Carate ha fatto una variante dirigendosi prima al Rifugio Bignami (2401m) e poi, salendo un vallone di pietraie e scavalcando la forcella di Fellaria ha raggiunto il resto del gruppo al Rifugio Carate, per poi alcuni, proseguire verso il Rifugio Marinelli.
Il sentiero corretto invece, dopo un primo tratto in ripida salita, prosegue su un lungo falso piano nel bosco di larici per poi impennarsi su un terreno roccioso per arrivare al Rifugio Carate. Dal Carate l’ambiente è tipico dell’alta montagna, fino a trenta/quaranta anni fa questo percorso era coperto dai ghiacci.
Lasciamo il Carate, e appena sopra, al colle, si apre uno spettacolo magnifico, di fronte la Vedretta di Scerscen e a destra la Vedretta di Fellaria con la cresta e la cima del Pizzo Bernina, saliamo verso il Marinelli, superiamo un piccolo lago glaciologico turchese, e sulla destra in alto sotto le Cime di Musella vediamo incastonato quel che rimane della Vedretta di Caspoggio, altro ghiacciaio in sofferenza.
Arriviamo al Rifugio Marinelli alla spicciolata, la giornata è bellissima, ci permette di vedere tutte le montagne intorno, siamo circondati da vette e ghiacciai, un vero spettacolo. In lontananza, sotta la cresta del Bernina si intravede sulla spalla il rifugio Marco e Rosa (3610m) base per la salita al Bernina dal versante Nord-Est.
Dopo un piccolo pranzo e un caffè, un ultimo sguardo al paesaggio e si ritorna alle auto per il sentiero di salita, finiamo la giornata con una lauta cena all’hotel, pronti per domani per una seconda gita.
Osvaldo Plano
Domenica 21 agosto – Escursione Primolo - Lago Palù (1.925 m)
Prima giornata di vacanza e prima proposta di camminata: rifugio Marinelli, 900 mt di dislivello e dalle 3 alle 4 ore di salita.
Reputiamo che faticare già troppo la prima giornata non fa per noi. Così un gruppetto di 5 persone, tra cui la sottoscritta, pensano ad un itinerario più tranquillo. Altre 4 persone hanno la stessa idea e tra queste c’è la nostra mascotte: Erica una bambina di soli 4 mesi.
La scelta ricade sul lago Palù, abbiamo visto un cartello nelle vicinanze del nostro hotel che indica 2 h di salita. Noi 5 partiamo da Primolo dove alloggiamo, gli altri preferiscono avvicinarsi un po’ e partiranno dal parcheggio dei Barchi. Si parte tranquilli, il primo tratto del sentiero è un lungo traverso ombroso nel bosco di conifere. Dall’altra parte della valle si puo’ osservare una delle tante cave di pietra, infatti questa zona è famosa per l’estrazione della pietra “ollare” usata anche per la fattura delle costose pentole. Il sentiero è bello anche se nell’ultimo tratto diventa più pietroso.
Compiuto un tratto in discesa si attraversa il torrente su un comodo ponte, decidiamo di non prendere il sentiero che sale ripido verso Il paesino di San Giuseppe ma seguiamo una strada sterrata che si snoda lungo le sponde del torrente. L’acqua scorre tra le rocce facendo di tanto in tanto notevoli salti, creati dall’uomo, vaporizzando l’acqua che sale sino a noi rinfrescandoci.
Si risale poi verso il paese di san Giuseppe e i Barchi dove incontriamo delle belle baite ristrutturate con buon gusto. Da qui parte una seggiovia che raggiunge la punta Motta, un pensierino ci sfiora ma poi desistiamo. Continuiamo così la nostra salita in parte su sentiero ed in parte su un tratturo incementato che funge da pista per il rifugio che si trova nelle vicinanze del lago, entrambi sono ripidi.
Finalmente si raggiunge la bella e vasta conca dove al centro si trova il lago Palù, il livello dell’acqua quest’anno a causa della siccità è notevolmente ribassato. Ci raccontano che all’inizio del mese di agosto si tiene una grande festa ed una barca con i sommozzatori raggiunge il centro del lago per posizionare una statua del Cristo degli abissi, simile a quella ligure di San Fruttuoso. La giornata è bellissima, il cielo è azzurro senza nuvole e fa caldo, intorno a noi si stagliano le bellissime cime ed in lontananza appare anche qualche residuo di ghiacciaio.
Pranziamo sulle rive del lago godendo di questo splendido panorama. Si riparte compiendo il periplo del lago raggiungendo il rifugio per gustarci un buon caffè. E’ ora di riprendere il cammino seguendo quello fatto in salita sino all’abitato di San Giuseppe dove, dietro alla chiesa, scopriamo un nuovo sentiero che ci riporta ben presto sulla sterrata fatta al mattino.
Doveva essere un percorso tranquillo ma alla fine non si è rivelato proprio così . Alla sera ci confrontiamo con il gruppo che è salito al rifugio Marinelli vincono loro di poco: rifugio Marinelli 24 km lago Palù 22 km.
Enrica Croletto
Lunedì 22 agosto – Escursione Primolo (1250 m) – 3 Laghi di Sassersa (2.450 m)
Partiti a piedi dall’Hotel Roseg di Primolo m.1250, raggiungiamo il verde altopiano dell’Alpe Pradaccio m.1720, attraverso una bella lariceta con sottobosco di mirtilli ed erica. Lasciando alle spalle le baite, attraversiamo una macchia di pini mughi e cominciamo a salire per un canalone che si fa sempre più ripido e sassoso. La traccia si perde a volte tra grandi massi, bisogna cercare i bollini sulle pietre, il percorso non sempre è agevole.
Molto più in alto la traccia si porta a sinistra e raggiunge un ripiano a quota m.2200. Giungiamo quindi alla sommità del vallone che attraversa ancora una fascia di grandi massi, fino a raggiungere la sponda del laghetto inferiore di Sassersa m.2368, la prima perla di color turchese. Piegando a sinistra raggiungiamo le formazioni rocciose che separano la conca del lago più basso da quella del laghetto di Mezzo m.2391. Superato questo, continuiamo a salire sino alla conca del laghetto Superiore m.2450, dai bellissimi colori ancora più intensi. In discesa, sotto l’alpe Pradaccio imbocchiamo un sentiero che passa per l’Alpe Prato e prosegue più in basso fino a raggiungere il sentiero percorso in salita nei pressi di Primolo, compiendo un piccolo anello. Dislivello m.1300 Ore circa 3,30 Difficoltà EE.
Giovanni e Piera Orso Giacone
Lunedì 22 agosto – Rifugi Gerli Porro e Ventina – Sentiero del larice millenario.
Punto di partenza del nostro percorso è Chiareggio che, in una giornata così limpida e mite, viene raggiunta dal nostro piccolo gruppo (io, Mario, Flavio, Susanna, Giorgio, Tiziana, Antonella, Enrica, Sergio, Myriam e Jackie) in auto.
Parcheggiata l’auto, in località Chiareggio abbiamo seguito le indicazioni del sentiero n. 323 indicanti l’Alpe Ventina, scendendo di poche decine di metri fino al Torrente Mallero che abbiamo attraversato su una comoda passerella in legno. Svoltando a destra, il tracciato segue un'ampia mulattiera che sale in modo costante ma dolce in un profumatissimo bosco di abeti e larici, accompagnati sulla destra dal torrente.
Verso la fine del percorso la pendenza si fa più severa e il passo più lento mentre attraversiamo una zona di materiale franoso alla cui sommità si staglia il rifugio Gerli – Porro, ben visibile con il tetto e le finestre rosse. Di fronte a noi si apre la splendida piana dell’Alpe Ventina, a circa 2000 metri di quota e poco più di un’ora di cammino, al cospetto del Monte Disgrazia e della vedretta del Ventina che ci lascia senza fiato. A fianco del rifugio c’è un piccolo specchio d’acqua limpida e, su dei cartelli, gli itinerari per il sentiero glaciologico Vittorio Sella e quello del Larice Millenario. Poco più avanti, si scorge una piccola cappella dedicata ai caduti di montagna e l’altro rifugio Ventina, appartato e discreto con le sue finestre verdi.
Poiché io e Myriam siamo rimaste incuriosite dalla descrizione del Larice Millenario, decidiamo di proseguire il nostro cammino accompagnate dal prode Flavio, mentre l’altra parte del gruppo trova un angolo tranquillo per riposare e godere lo spettacolo della natura circostante.
Il sentiero parte di fronte alla cappella con una traccia ben segnalata che ci conduce in quota scavalcando una serie di massi, inerpicandoci per circa 30 minuti, su ripidi e frequenti tornanti tra pini mughi, in un percorso estremamente panoramico su tutto il bacino del Ghiacciaio del Ventina.
Tralasciamo la pista che, a sinistra, porta alla Ferrata del Torrione Porro, proseguiamo verso sud entrando in una valletta appartata che prelude ad un rado bosco di larici, cembri e mughi.
Sentiero del larice millenario
L’incontro con alcuni tronchi al suolo, scorticati e ingrigiti dal tempo, accompagnati da una serie di cartelli contenenti le indicazioni cronologiche, ci illudono che il “millenario” è vicino.
Purtroppo dobbiamo ancora girovagare un po’ quando, persa ogni speranza, ma sicuri di non voler mollare (per non essere prese in giro da Mario e Jackie), finalmente compare il maestoso larice. Ci coglie una particolare emozione e soddisfazione nell’averlo trovato vivo, sopravvissuto per oltre 1000 anni alle condizioni severe dell’alta quota.
Ci sediamo, lo osserviamo, lo fotografiamo e ammiriamo il paesaggio che lo circonda e che ci invita a riflettere sulla natura delle cose, sulla vita e il tempo che corre. Myriam abbraccia il suo tronco, gli auguriamo “buona vita”, riprendiamo il sentiero e scendiamo velocemente per raggiungere gli altri che ci davano già per dispersi.... Mangiamo
voracemente un panino e ritorniamo a Chiareggio per lo stesso itinerario di salita. Prima di riprendere l’auto ci meritiamo tutti un buon ghiacciolo rinfrescante.
Laura Zanotto
Mardì 23 aout 2022 - Radonnée refuge Bignami et sentier glaciologique «Luigi Marson »
Après avoir garé les voitures au-dessous du barrage de Gera nous traversons par la digue pour rejoindre le sentier à gauche de la retenue d’eau qui monte en pente régulière et rejoignons le refuge Roberto Bignami (2401m) après une heure de marche.
Petite halte et nous repartons vers l’alpage Fellaria.
Une fois les bergeries dépassées nous prenons le sentier qui part à droite pour faire le parcours glaciologique Luigi Marson, parcours C (480m de dénivelé pour environ 5,5km) qui nous amènera au pied du glacier Fellaria. Le sentier monte doucement pour ensuite traverser une ancienne moraine et arriver sur un plateau. Il se poursuit par une partie plus raide constituée de grosses roches, certains passages demandent un peu d’attention mais après un dernier effort nous arrivons au sommet et là le glacier et son lac s’offrent à nos yeux. Nous avons également une vue magnifique sur tous les sommets environnants. Halte déjeuner pour reprendre des forces tout en admirant la paysage et/ou descendre au bord du lac glacière. Le retour vers le refuge Bignami se fait par le même parcours Pour redescendre vers le barrage Gera nous emprunterons le sentier du tour des lacs ou des sept ponts. Celui-ci va nous permettre de descendre quasiment en fonds de vallée, tout en passant près d’une belle cascade, pour remonter sur l’autre versant. Nous atteindrons l’alpage Gembre où paisse un troupeau de chèvres. De Gembre nous avons une vue magnifique sur les montagnes et les glaciers mais aussi sur le barrage. Nous continuons notre marche par un sentier que nous croyions plutôt plat mais …surprise une dernière montée assez raide nous attends pour regagner le dernier parcours qui nous permettra de rejoindre la digue et de la regagner les voitures.
Martedì 23 agosto 2022 - Rifugio Bignami e sentiero glaciologico “Marson”.
Una volta arrivati, ci siamo parcheggiati sotto la diga del Gera che abbiamo attraversato per raggiungere l’inizio del sentiero. Questo parte alla sua sinistra con una pendenza regolare. Si raggiunge successivamente il rifugio Roberto Bignami (2401m) che dista un’ora dalla partenza. Ci siamo concessi una piccola pausa e siamo partiti verso gli alpeggi “Fellaria”. Una volta superati abbiamo preso il cammino che va verso la destra in direzione del sentiero glaciologico “Luigi Marson” (percorso C, 480m di dislivello su 5,5km) che porta sotto al ghiacciaio Fellaria.
Il cammino sale poco a poco, si passa attraverso una morena e si giunge, infine, su un altopiano. Questo prosegue in modo più ripido attraverso rocce grandi, in alcuni punti è necessario stare attenti, e porta in vetta laddove si può ammirare il ghiacciaio e il suo lago. Oltre ad essi il panorama è mozzafiato. Ci fermiamo a mangiare. Per tornare al rifugio Bignami prendiamo lo stesso percorso a ritroso.
Per scendere verso la diga Gera passiamo dal sentiero del giro dei laghi o dei sette ponti. Questo ci fa scendere a fondo valle e ci regala una cascata lungo il suo percorso per poi risalire sul pendio opposto. Si arriva all’alpeggio Gembre dove sono rimaste delle pecorelle a pascolare. Da Gembre abbiamo una vista spettacolare sulle montagne, sui ghiacciai e sulla diga. Continuiamo la nostra gita su un sentiero che sembra piatto… e siamo sorpresi da un’ultima salita ripida che ci aspetta per raggiungere l’ultimo giro che porterà finalmente alla diga dove sono state parcheggiate le macchine.
Miriam Balestracci
Mercoledì 24 agosto 2022 - Alpe Pirlo
La gita di ieri al Rifugio Bignami e ghiacciaio Fellaria ha lasciato qualche segno. Oggi vogliamo fare un’escursione di breve durata. Su consiglio di Paola dell’Hotel scegliamo l’Alpe Pirlo.
Si parte a piedi dall’Hotel. All’ingresso del paese troviamo la segnaletica: tempo previsto 1 ora e 10’. Subito si sale nel bosco; il sentiero è bello ma abbastanza ripido e sale con regolarità. Dopo circa un’ora troviamo l’indicazione “Sentiero della pietra ollare”. Attraversiamo un ponticello e poco dopo si apre una radura nel bosco ed ecco l’Alpe Pirlo. Siamo a 1591 metri di altezza. C’è una baita ben curata a cui si addossano altre piccole costruzioni. I balconi sono ingentiliti dai gerani. I prati circostanti sono recintati.
Seguiamo il sentiero e subito dopo la baita, al limitare del bosco, scopriamo la meraviglia di una sorgente che forma un minuscolo laghetto da cui esce il ruscello che attraversa l’Alpe. Qui sostiamo a godere la bellezza dell’acqua limpida e color smeraldo e la tranquillità del posto. Tra gli alberi si scorge un’altra baita ben curata. Arriva una giovane coppia, con un cane che si diverte nell’acqua. Commentiamo che la salita è stata breve ma dura; il ragazzo ridendo conferma dicendo che “Messner ha fatto tutti gli 8000, ma non è mai salito all’Alpe Pirlo”.
Dopo un po’ di riposo proseguiamo per l’Alpe Pradaccio, che raggiungiamo in circa 20 minuti. Siamo a 1723 metri di altezza.
Per il ritorno a Primolo ci sono due possibilità: scegliamo la più breve, un’ora. Il sentiero scende rapidamente nel bosco fino a raggiungere una strada bianca che ci riporta al paese, completando un giro ad anello breve ma molto bello.
Vanni Aimo
Mercoledì 24 agosto 2022 – Riserva Naturale Val di Mello.
Oggi è il giorno della ferrata al Torrione Porro ed il gruppo si disgrega. Una dozzina di soci decidono di abbandonare la Valmalenco per recarsi nella Valmasino e precisamente nella riserva naturale della Val di Mello , a 45 km circa da Primolo. Qui, come ormai siamo abituati, la strada è a pagamento: occorre un pass da 10 euro per percorrere il tratto di strada sino al secondo parcheggio e i pass sono contingentati al numero di 40 giornalieri.
Arrivati lì sorpresa: i pass sono terminati. Ma noi siamo fortunati perché si avvicinano due ragazzi, che stanno ritornando a casa dopo la loro arrampicata, e ci cedono il loro pass a prezzo ridotto. Felici proseguiamo, con la nostra autista Tiziana che si prodiga a fare più viaggi per portare su quasi tutto il gruppo tranni i pochi che hanno optato per la salita a piedi. La Val di Mello è una valle glaciale molto stretta, circondata da alte pareti rocciose che un po’ ci ricordano la nostra “Valle Stretta” e meta oltre che di escursionisti anche di molti arrampicatori.
Si inizia la camminata su un ampio sentiero con un buon fondo che però nei tratti più ripidi diventa acciottolato rendendo più disagevole il percorso. Si segue il fondovalle ed il torrente incontrando una serie di rifugi ed agriturismi che offrono le loro prelibatezze, inizialmente incontriamo un laghetto dall’acqua molto limpida e poi più avanti un altro laghettino che viene definito il “Bidet della Contessa” (a sentire i locali però il vero” Bidet della contessa” si troverebbe più avanti e si riferirebbe ad un masso tondeggiante scavato dall’acqua). La valle risulta molto gradita agli escursionisti di ogni età, infatti c’è molta gente soprattutto famiglie con bambini che si divertono a sguazzare nelle acque dei laghetti e del torrente.
Su indicazione di Flavio attraversiamo il torrente per proseguire su un sentiero più stretto ed ombroso, che doveva essere più semplice e che invece si rivelerà più difficoltoso del precedente. Una parte del gruppo si ferma a consumare il pasto all’ombra di alcuni larici attendendo gli altri che hanno proseguito addentrandosi nella pineta che conduce all’Alpe Pioda. Ricompattato tutto il gruppo ci fermiamo al Rifugio Mello per il ristoro pomeridiano a base di caffè, birra e yogurt locale.
La nostra è stata un’escursione meno impegnativa per dislivello rispetto a quelle dei giorni precedenti ma comunque molto soddisfacente per il bellissimo panorama goduto.
Antonella Vair
Mercoledì 24 agosto 2022 – Ferrata Torrione Porro (2435 m).
Giornata in cui il gruppo si è diviso su diverse mete.
Il nostro gruppo formato da me, Osvaldo Piccolo, Franco , Rita, Marco, Mauro A. Mauro M., Daniela, Luigi, Giorgio, Paolo e Carlo ritorniamo a Chiareggio per salire nuovamente al Rifugio Porro diretti alla Ferrata del Torrione Porro.
Arrivati al rifugio risaliamo verso il colle su sentiero un po' impervio praticamente sulla colata detritica del torrione, i passi sono tra un masso e l’altro raggiungiamo l’attacco, ci prepariamo con le longe e le imbragature e si parte.
La ferrata pur essendo abbastanza aerea sullo sperone è ben attrezzata , non presenta grandi difficoltà quindi diventa divertente arrampicare. Daniela e Luigi sono alla loro seconda ferrata, sono entusiasti, grazie anche alla bellissima giornata e al bel panorama sottostante.
Salendo alla destra la visuale spazia sulla Vedretta del Ventina del Monte Disgrazia in basso l’intera valle del Ventina con i due rifugi, Porro e Ventina.
Arrivati in cima solito spuntino, la classica foto di gruppo, un occhio ancora al bellissimo panorama e discesa per un altro itinerario sul versante sud.
Scendiamo al Lago Pirola (2283), una macchia turchese incastonata tra le rocce, proseguiamo verso l’Alpe Pirola ormai abbandonato con le poche baite rimaste diroccate, la discesa continua molto ripida nel bosco di Larici ci porta all’Alpe Zocche(1773 m) alpe ancora attivo, ultimo tratto del sentiero sempre molto ripido nel bosco ci fa raggiungere il ponte di Chiareggio e le nostre auto. Al Ritorno raccogliamo il gruppo che è salito al rifugio Longoni per portarli alle loro auto a San Giuseppe visto che hanno fatto l’anello San Giuseppe- rifugio Longoni – Chiareggio.
Ci ritroviamo Tutti al Bar di San Giuseppe per una gradita birra e ritorniamo all’Hotel.
Osvaldo Plano
Mercoledì 24 agosto 2022 – Rifugio Longoni.
Mercoledì 24 agosto un piccolo gruppo si é recato al Rifugio Longoni posizionato nel versante sud del gruppo Bernina a quota 2.450 mt.
La giornata é splendida, partiamo in 5 da Chiareggio, altri 4 partiranno dalla borgata San Giuseppe, con l’intesa di trovarci al rifugio e incrociare ipercorsi di discesa. Oltrepassate le ultime case il sentiero si inerpica subito nel bosco ben segnalato dai cartelli, dopo circa un’ora di salita il bosco dirada ed il panorama si apre, ai 2.000 mt ecco l’Alpe Fora. Saliamo ancora rapidamente percorrendo un sentierino nei prati fino a raggiungere un ampio pianoro Piana di Fora delimitato a nord da enormi blocchi rocciosi con belle cascate. Si riprende a salire, il prato lascia via via il posto alla roccia, intravediamo una bandiera italiana che sventola segno che il Rifugio non è lontano, infatti ancora un pianoro ed ecco il Rifugio Longoni, la nostra meta. La vista é veramente emozionante, in basso si vede tutta la vallata e fanno da sfondo le cime delle catene montuose che ci circondano.
Aspettiamo i nostri amici escursionista saliti da San Giuseppe e dopo esserci rifocillati scendiamo invertendo i percorsi, noi raggiungeremo l’abitato di San Giuseppe, anche questo sentiero é ben segnalato, ma piuttosto ripido, con un fondo di pietre scivolose e dobbiamo prestare molta attenzione. Il sentiero si addentra in una pineta fino all’Alpe Entrova dove si ammirano alcune baite molto ben ristrutturate, infine raggiungiamo un ultimo tratto nei prati e percorrendo una strada sterrata raggiungiamo Bracciasca nei pressi di San Giuseppe, qui incontriamo finalmente i nostri autisti che hanno affrontato la ferrata al Torrione Porro. Bellissima gita soprattutto la salita da Chiareggio migliore della discesa su San Giuseppe.
Laura Favro
Giovedì 25 agosto 2022 - Rifugio Del Grande Camerini
Oggi ci siamo quasi tutti. Con le auto raggiungiamo Chiareggio, dove ormai siamo quasi di casa. Dal parcheggio ci portiamo a Pian del Lupo.
Qui inizia il nostro percorso; una bella tavola in legno ci informa “Rifugio M. Del Grande R. Camerini mt. 2600 APERTO”. Partiamo da una quota di circa 1650 metri. Il tempo di percorrenza previsto è 3 ore e 10 minuti.
Si inizia su pianeggiante strada bianca che costeggia il ruscello. La corona di monti che abbiamo davanti è bellissima. Dopo poche centinaia di metri si attraversa un ponte e inizia la salita. Il sentiero sale ripido nel bosco fino a un ponticello dove giungiamo dopo circa 40 minuti. Fin qui ho tenuto il passo dei primi, ma ora decido di attendere il gruppo che ci segue, più adeguato alle mie capacità.
Per un breve tratto la pendenza è meno severa, ma dura poco. Il sentiero continua, di nuovo ripido, con regolare salita nel bosco, poi su prateria, poi su pietraia e roccette. Incontriamo un gruppo di asini al pascolo, che si dimostrano assai domestici e cercano le nostre coccole. All’orizzonte, dove la montagna incontra il cielo, si intravede il tetto del Rifugio, ma la strada è ancora lunga.
Siamo ormai molto scaglionati, ognuno sale con il suo passo. Qualche brevissimo tratto in piano consente di riprendere fiato, ma la salita è costante. Finalmente il Rifugio ci appare nella sua interezza, siamo circa 50 metri sotto e in poco tempo lo raggiungiamo. Di fronte lo spettacolo della nord del Monte Disgrazia con l’inpervia cima e il suo ghiacciaio. Sono passate due ore e 54 minuti dalla partenza, un quarto d’ora meno del previsto. I primi arrivati credo che abbiano impiegato meno di due ore e mezza: complimenti!
Vanni
Venerdì 26 agosto 2022 – Barchi - Lago Palù – Colle Bocchette del Torno.
Ultima escursione della settimana, il gruppo a parte qualche piccola defezione si trova compatto alle 8.30 nel parcheggio dell’hotel Roseg. In auto si raggiunge la località I Barchi dove pagando la modica cifra, si fa per dire, di 5 euro si può parcheggiare. Salendo un po’ su strada sterrata e un po’ su sentiero si raggiunge il rifugio Palù a quota 1947 mt., di fronte la conca con l’omonimo lago. Una breve sosta sia per ricompattare il gruppo sia per godere di una buona tazza di caffè e poi ripartenza verso l’Alpe Roggione. Il sentiero con una dolce pendenza ed un buon fondo e con un lungo traverso ci conduce all’Alpe Roggione, ormai ruderizzato. Ora il sentiero si fa molto ripido con un fondo sempre più pietroso e scalinato spesso anche sdrucciolevole. Si arriva al colle Bocchette del Torno a quota 2171 mt ansanti e sudati.
Dilemma: ritornare al lago per lo stesso sentiero o fare un percorso ad anello più lungo? Sentito il parere del gruppo e consultata la cartina si opta per la seconda opzione che si rivela poi la scelta più azzeccata. Il sentiero scende in modo dolce sino alle case dell’Alpe Campolungo, da qui si gode una splendida vista del bacino di Campomoro e le montagne della vallata antistante. Con una facile e breve, se pur ripida salita, si raggiunge il colle dove scendendo inizialmente su piste da sci e poi su sentiero si raggiunge la bellissima conca dell’Alpe Palù. Qui si trova un bell’agriturismo con alle finestre una bella e copiosa fioritura di petunie dai vari colori. Il gruppo “Assaggiatori” si fa avanti per gustare le specialità culinarie del luogo. Questa sera ci sarà la classifica per la miglior polenta.
La maggior parte del gruppo si accontenta di un modesto panino, di un caffè e di una birra pregustando le prelibatezze serali preparate dal cuoco dell’hotel. Si riparte e attraversando un bel lariceto si ritorna nuovamente al lago Palù. Se ne seguono le sponde e poi ancora con un percorso diverso dall’andata, si raggiunge la località Zocca, poco dopo si ritorna sul sentiero fatto in mattinata che ci riconduce al parcheggio. Il tempo anche oggi ci ha accompagnato con una bella giornata serena al mattino e con l’addensarsi di nuvole nel pomeriggio.
Enrica Croletto