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pic14 settembre 2022

Pic de Rochebrune

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Il Pic de Rochebrune è quella montagna che in Val di Susa non puoi non aver visto almeno una volta. Da moltissime cime della nostra valle spicca il Pic e scusate il gioco di parole.

Pic2Viene naturale quindi andare a dare un occhiata e, perché no, salirci almeno una volta.

La curiosità ci ha spinto ad organizzare questa gita. Lo stesso possiamo immaginare che abbiano pensato i quattordici partecipanti che entusiasticamente hanno deciso di condividere l’esperienza.

Ma non solo quello. Qualcuno ha pensato di condividere questa esperienza nonostante ci sia già stato almeno 7 volte, e questo ha rafforzato il nostro pensiero che ne deve valere la pena!

Partiamo all’alba delle 6:30 da Bussoleno, e verso le 8 lasciamo le macchine al col dell’Isoard. Compatti arriviamo al vicino Col Perdu dal quale godiamo già dello spettacolo delle splendide montagne del Queyras. Di fronte a noi in direzione del sole vediamo il nostro Pic da una prospettiva diversa da quella a cui siamo abituati dalle montagne di casa. L’imponenza della sagoma però ci fa capire che non possiamo sbagliarci, è proprio lui.

Vediamo già gran parte della via di avvicinamento almeno fino al Col des Portes. Scendiamo dal col Perdu perdendo quota di 100 metri circa e già pensando a quando dovremo poi risalirli (sigh).

Ancora compatti con passo costante arriviamo in poco più di un ora al colle che vedevamo in lontananza.

Il gruppo prosegue la salita su tracce di sentiero sempre più ripide fra gli sfasciumi del versante sud. Fra rocce, roccette, ghiaioni, cenge, seguiamo una presunta traccia segnata solamente da qualche ometto ogni tanto. Giungiamo infine alla spaccatura fra la cima nord e la cima sud. Facendo molta attenzione la superiamo ed in breve arriviamo ad un colletto dove vediamo la corda fissa che ci aspettavamo.

Mentre un socio decide di proseguire sul sentiero escursionistico, gli altri si preparano per la salita della cresta est. Dopo il primo tratto con il cordone già piazzato a cui aggiungiamo una nostra corda per assicurarci, troviamo la cresta individuando i primi spit. Il primo che sale prepara una corda che permette agli altri di salire assicurati con l’autobloccante. Una salita di II+ grado facile sulla carta ma che comunque impegna tutti perché piuttosto verticale e dove troviamo grossi blocchi che si muovono (!). Nel frattempo qualche nuvolone fa calare la temperatura, proprio ora che siamo in parete.

pic3Siamo in tanti e sgranati arriviamo finalmente sulla cima nord per poi salire su facile sentiero a quella Sud, la più alta. Come previsto le cime sono occupate da strutture con pannelli solari e antenne su base di cemento armato, non proprio un bel vedere. Il panorama invece è grandioso, e iniziamo ad individuare le più vicine e lontane montagne. Thabor, Bernauda, Melchiorre, Chaberton, Dent Parachee, Rognosa d’Etiache, Sommelier, Charbonnel, Ramiere, Monviso, Pelvoux, Barre des Ecrins, Pic de la Meije, sono alcune delle innumerevoli vette che ci circondano.

Non ci fermiamo molto in cima e decidiamo di scendere per la stessa via, dopo aver sentito diversi rumori allarmanti di smottamenti e scarichi provenire dal canale della via normale.

Assicuriamo un paio di corde doppie, e uno per volta, ci caliamo sul colletto sottostante. Oramai si sta facendo tardi e iniziamo la discesa scaglionati per la ripida e franosa pietraia per limitare possibili effetti di pietre che possono franare a causa del nostro passaggio.

Superiamo il Col dee Portes dopo un breve spuntino e ci incamminiamo per il lungo attraversamento che ci riporta alle macchine. Con una bellissima luce del pomeriggio ci guardiamo ogni tanto indietro ad ammirare ancora l’imponente massiccio. Al contrario del mattino che trasmetteva rispetto e anche un po’ di incertezza, ora ci riempie di grande soddisfazione. Scambiandoci strette di mano possiamo finalmente dire: bella gita!

Francesco Marras

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